Questa storia non solo insegna, ma traccia una strada per il vino di domani. Certo, la strada è in salita, come i vigneti che si inerpicano attorno al Lago di Caldaro. Ma per la Schiava sembra la direzione giusta. Lo si legge soprattutto nello sguardo di Gerhard Sanin, enologo della cantina Erste+Neue di Caldaro: c’è entusiasmo per un progetto che ha radici profonde nella storia, in quelle piante di età compresa tra gli 80 e i 100 anni che vogliono riportare ad avere un Kalterersee alle origini, ma rivisto in chiave attuale. «Un vino facile, ma non semplice – spiega Sanin – Facile da bere, ma non banale, che può diventare anche complesso, con più sostanza e con prospettive di affinamento».

La splendida cantina di Erste+Neue
Proprio quelle antiche piante sono servite alla selezione di 70 ceppi riprodotti in un vigneto sperimentale con 4000 viti. Le piante, al momento, hanno giusto due anni di vita e solo in un secondo momento si potrà capire quali siano quelle con le caratteristiche migliori. «Un tempo – spiega ancora
Sanin – i contadini cercavano le piante che rendevano di più, a livello di quantità. E le altre venivano scartate. Si faceva una viticoltura da frutta, non da vino. A partire dal prossimo anno, con le uve provenienti da questo vigneto sperimentale, verranno realizzate le microvinificazioni per comparare la resa di queste vecchie piante con quelle degli impianti moderni e valutare una selezione massale per la loro riproduzione».
Un progetto che non vuole rimanere “chiuso” tra le mura della cantina
Erste+Neue, ma che ha l’ambizione di coinvolgere altri soggetti dell’Alto Adige. «La Vernatsch, che è il nome che preferiamo utilizzare per la Schiava – spiega il direttore della cantina
Andrea Carpi – era un vitigno che si stava andando a perdere, in Alto Adige, per preferire le uve a bacca bianca. Noi, invece, vogliamo preservare la storia e puntare su questo vino».

Da sinistra, Andrea Carpi e Gerhard Sanin
Se da una parte, infatti, c’è il vigneto sperimentale, curato assieme all’agronomo
Federico Curtaz, dall’altra c’è la produzione del
Kalterersee (Lago di Caldaro): “Preferiamo il nome tedesco – sottolinea
Carpi – per evidenziare che le uve provengono dai territori più adiacenti proprio al lago, in Alto Adige». L’idea, quindi, è di non fare un
Kalterersee da poco conto, ma di fare quel “passo in avanti” verso la qualità. E i risultati sono apprezzati, visto che la guida del
Gambero Rosso ha assegnato al
Kalterersee (Lago di Caldaro DOC) Leuchtenburg 2014 il riconoscimento dei tre bicchieri.
Ma il Vernatsch, la Schiava, può invecchiare? La risposta arriva sempre da
Erste+Neue che ha organizzato una verticale di 7 annata, dal 2007 al 2014 (saltando solo il 2008) di
Kalterersee Leuchtenburg. Il risultato è stato sicuramente sorprendente, per un vino per il quale ci si attende una scarsa longevità. Proprio il 2007 è il più sorprendente, perché non ci si attende una “tenuta” così alta di questo vino, che risulta ancora più che apprezzabile e senza difetti. Ottimo il 2010, il migliore delle ultime annate, e da tenere sott’occhio sono anche il 2012 e il 2014. Allora, che Vernatsch sia. Oltre ogni pregiudizio.