Luca De Santi
Foie gras d’anatra spadellato su una choucroute immaginaria, condito con sale di lardo alsazianodi Jacques Décoret
Dolcezze Lingot 19: vi raccontiamo il dolce di Gianni Zaghetto. Delizia "fusion" che è un best seller
Passateci il paragone: Bagno di Romagna come Senigallia. O Licata. O Telese Terme, dai. Luoghi del gusto un po’ fuori mano ma che diventano vere e proprie mete gourmet quando gli indirizzi per buongustai raddoppiano, e così il viaggio diventa più sensato, stimolante, persino lieto e veloce. Ora a Bagno di Romagna è arrivato quel Gianluca Gorini che chiama a sé i palati raffinati di mezza Italia (leggi anche: Gianluca Gorini, grande cucina italiana); quindi capta nuova luce anche chi presidia questo territorio – facile e difficile nel medesimo tempo – da anni.
La piscina di acqua calda termale all'ultimo piano dell'hotel Tosco Romagnolo. Per fortuna in questa stagione è coperta...
Siamo franchi: ci si aspetterebbe, da un indirizzo come questo, una cucina corretta, golosa, ma magari un po’ vintage. I nostri assaggi in realtà rivelano tutta la voglia di osare - e di stare al passo coi tempi – dello chef, come nella sorprendente Tartare di agnello aromatizzata al ginepro, more di bosco all’aceto di lamponi, piatto che ci ha fatto sussultare prima ancora di scoprire, ce l’ha detto Teverini, che era quasi all’esordio, concepito e realizzato da pochi giorni. Delizioso.
E l’Italia che cucina, Teverini? Sempre la sorellastra sfortunata? «Penso alla Spagna, al Nord Europa… Hanno avuto successo perché hanno valorizzato le loro materie prime. Ma chi ne ha di migliori, di noi italiani? Ero presente alla festa per gli 80 anni di Paul Bocuse, quando disse la famosa frase: ““L’egemonia della cucina francese durerà sino al momento in cui gli chef italiani si renderanno conto dell’enorme patrimonio che hanno a disposizione, sia dal punto di vista delle materie prime, sia dal punto di vista delle innumerevoli sfaccettature delle tradizioni”. Io dico: non c’è bisogno di andare a cercare limoni in Thailandia o cavoli in Cina. Dobbiamo pensare di più all’Italia, perché siamo portatori di eleganza nel mondo. Credo a piatti puliti, con pochi ingredienti, che puntino sull’italianità».
Un’altra chicca, di un grande ristorante italiano.
«Sono nato a pochi metri dal ristorante di Gianluca (Gorini, ndr), come anche mio fratello (Marco Cavallucci) e Giuliana Saragoni. Un luogo, insomma, del gusto. Da piccolo in casa non avevamo il frigorifero. Mangiavo quello che mi preparava la mia mamma, erano materie prime che venivano dalla caccia, dal bosco. Quando aprii il ristorante, andavo a comprare il pesce dell’Adriatico: allora erano oltre 3 ore di strada, con la mia 127, per arrivare fino a Rimini».
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera