06-10-2016
Lo Sherbeth di Palermo, Festival Internazionale del Gelato Artigianale, è stata l'occasione per degustare decine di bontà, ma anche di riflettere sulle prospettive di una grande eccellenza italiana. Ecco quello che è successo, con le nostre considerazioni
Alcune considerazioni a margine dello Sherbeth, il Festival Internazionale del Gelato Artigianale la cui ottava edizione (la seconda a Palermo, dopo quelle di Cefalù) si è chiusa nei giorni scorsi.
1) Il mondo del gelato ha bisogno di essere rinnovato e valorizzato, non a caso noi di Identità Golose lo scorso anno abbiamo organizzato (anzi, abbiamo organizzato di nuovo, perché non era una novità assoluta) la sezione Identità di Gelato all’interno del congresso milanese. Manca un chiaro discrimine fra troppi tipi diversi di prodotto, ci s’imbatte nella dicitura “gelato artigianale” e si ignora se si ha a che fare con chi è dedito alla tradizione di qualità, con un innovatore che cerca la strada per il gelato gastronomico perfetto o con un cialtrone che spaccia per “artigianale” quello che non lo è affatto, tutto basi industriali. Basterebbe rendere la dicitura “gelato artigianale” appannaggio dei gelatieri che lavorano bene davvero; ma dato che ci si scontra coi mulini a vento, allora è buona cosa se emerge una serie di professionisti che divengono la stella polare del settore, e di eventi che raccolgono le loro esperienze, fanno conoscere i loro allievi e mettono in luce quanto si muove in questa galassia dolce. Ben venga dunque Sherbeth.
Foto di gruppo di vincitori, giuria e organizzatori
3) Il gelato è come, appunto, la pizza, o la pasta secca: una semplice eccellenza italiana. Sottolineava Eleonora Cozzella allo Sherbeth, presentando il proprio nuovo libro Pasta Revolution, quanto fosse impensabile fino a pochi anni fa servire un piatto di pasta secca in un ristorante di fine dining. E Identità Golose da tempo segue con attenzione il rapporto tra alta cucina e pizza. Col gelato, siamo ancora all’inizio di un percorso per la sua piena affermazione non solo come conclamata bontà, ma anche come fiore all’occhiello italiano, la cui qualità deve essere controllata, garantita e valorizzata. Non bisognerà deflettere, fino a quando il gelato gastronomico potrà essere inserito a pieno titolo nelle carte degli indirizzi più prestigiosi.
Al centro, il direttore tecnico dello Sherbeth, Antonio Cappadonia
5) Si diceva prima della difficoltà di sintesi: arduo valutare con lo stesso parametro e all’interno dello stesso contesto un gelato tradizionale alla crema, un sorbetto alla frutta e un gelato gastronomico. L’ottimo e infaticabile Antonio Cappadonia, direttore tecnico dello Sherbeth, ha colto la questione, già annunciando per il prossimo anno più categorie in concorso, ossia una distinzione perlomeno tra prodotto a base crema e quello a base frutta. E’ già un passo in avanti. In prospettiva, potrebbe essere una buona idea quella di trovare uno spazio autonomo per il gelato gastronomico, ossia quello che non è adatto al consumo “da passeggio”, ma che dialoga con l’alta cucina (può essere un contrappunto dolce-salato a un piatto salato, un sorbetto aromatico per pulire la bocca prima del lato D del pasto, oppure una componente stessa del dessert...). E’ un prodotto che risponde a logiche sue proprie: ma, oltre a essere eccellente, è anche un perfetto biglietto da visita per il settore, perché lo mette in contatto con quella “serie A” cui il mondo del gelato ha tutte le potenzialità per aspirare.
All'interno dello Sherbeth, anche momenti di approfondimento culturale, come quello che ha visto come protagonista Roberto Lobrano, presidente dei Gelatieri per il Gelato, coi suoi ospiti
7) Sherbeth è stato un successo, almeno 300mila presenze, e già è stata annunciata la nona edizione prevista, di nuovo a Palermo, l’ultima settimana di settembre 2017. Bene così, giusto che la Sicilia tenga stretta questa sua creatura. Eppure bisogna pensare a una sempre maggiore internazionalizzazione; come Identità ha ben salde le proprie radici in Italia, ma poi porta la nostra qualità e i nostri chef nel mondo, così deve avvenire anche per i gelatieri. Già oggi il Festival richiama maestri gelatieri da tutto il mondo, e abbiamo assistito a interpretazioni del gelato strutturalmente molto diverse dalla nostra tradizione, penso all’ottimo Artemisia di Hiroaki Isobe, da Yokohama, particolarissima bontà a base di fagioli e semi… Avanti così, senza steccati mentali: il confronto è ricchezza.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale