Fino a un ventennio fa, a Muhu si poteva accedere solo col visto rilasciato da sbuffanti funzionari del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Ma era molto raro che agli stessi estoni venisse concesso di sbarcare sulla prima isola a ovest del Paese, un giardino baltico su cui giacevano ben tre testate atomiche. Erano i confini dell’impero e oggi riesce difficile conciliare quelle matasse attorcigliate di filo spinato con le distese di orchidee, i mulini a vento, i ginepri secolari attraversati a zig zag da alci, cervi e volpi, con usignoli e aquile a sorvegliare più in alto.
Dopo la dichiarazione d’indipendenza del Paese, 20 agosto 1991, i traghetti di collegamento sono tornati accessibili a tutti. In appena 15 minuti, si passa dall’entroterra sonnolento di Virtsu alla stessa Muhu, che per i più è solo un punto di transito in direzione della più estesa Sareema, isola collegata alla nostra da un ponte e in estate meta prediletta dei cugini finlandesi. Su uno di questi battelli salì nel 1995 un impresario olandese, Martin Breuer, chiamato dall’amico di Muhu Imre Sooäär a dare un’occhiata a quel rudere in contea Pädaste, sulla sponda meridionale dell’isola. Eretta nel Cinquecento a un passo dal mare, originariamente in mano a Federico II re di Danimarca, la casa padronale conobbe nei secoli grandi fasti e tintinii coronati fino al mezzo secolo di blackout sovietico, quando venne prima ridotta a ospizio e poi inghiottita dall’incuria e dall’oblio. Fino a che, tornata la luce dell'autonomia, i due soci non se ne innamorarono e decisero di farne uno dei resort di maggior prestigio di tutta l’area baltica. Riuscendovi (vedi qui).

La facciata ristrutturata della casa padronale cinquecentesca del Pädaste Manor
Il
Pädaste Manor è sede del ristorante
Alexander, nome comune dell'ex proprietario, il signor
Von Buxhoerveden da San Pietroburgo, nobile di fine Ottocento, consulente al servizio degli zar. Ma soprattutto è l’insegna nucleo di un fenomeno gastronomico ancora in embrione che si chiama
Nordic Islands’ Cuisine, che potremmo liberamente tradurre con «Nuova cucina della isole baltiche». Non si parla di
Nuova cucina estone perché, storicamente e commercialmente, i pescatori di Muhu, oggi in tutto 6mila, sono molto più legati alle altre isole del Baltico che non a Tallinn, la capitale. Lo testimoniano secoli di traffico col
Gotland svedese, con l’isola di
Bornholm in Danimarca, la tedesca
Rügen o con le finlandesi
Åland. Un circuito di materie prime che lo chef 31enne dell’
Alexander,
Peeter Pihel, originario di Sareema, da qualche anno percorre come un matto.
L’approccio di Pihel segue ligio il decalogo della New Nordic Cuisine di René Redzepi e Claus Meyer: valorizzazione di prodotti esclusivamente del circondario, rispetto sacrale della stagionalità, sostenibilità portata all'estremo e un rapporto simbiotico coi vari produttori organic delle isole. Allevatori, pescatori e contadini: anelli base di una catena chiusa nel piatto dal cuoco secondo tipiche frantumazioni ed esercizi mimetici redzepiani. Trasfigurazioni di carni di angus aberdeen, cervi, alci e agnelli liberi di brucare sereni praterie di dimensioni che pensavamo estinte (ma la frollatura è da migliorare). Platesse, anguille e aringhe che svicolano in acque più dolci che salate. Formaggi, birra e senape ricavate dalle piante di ginepro, tartufi del Gotland (ce li aveva già fatti assaggiare Magnus Ek), il fragrante pane di segale.
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E i fantastici pomodori (yes, pomodori) con un ciclo commestibile di nemmeno due mesi, molto più ridotto dei consimili mediterranei ma con un sapore, potenziato da giorni di luce estiva di 17 ore filate, che quelli di serra della nostra grande distribuzione se li scordano. Materie prime che nel buio inverno, causa temperature più basse di quelle di un freezer, vengono messe sotto sale, disidratate, affumicate, marinate. Tecniche perfettibili che lasciano a Pihel orizzonti sconfinati su cui lavorare, come risulta evidente dagli scatti della nostra fotogallery sotto, autore
Federico De Cesare Viola. Un menu degustazione che dilata i confini liquidi della cucina d’autore su longitudini impensate fino a un decennio fa.
Alexander del
Pädaste Manor
Pädaste Mõis
Isola di Muhu
Estonia
t. +372.45.48800
info@padaste.ee
Menu degustazione: 3, 5 e 7 portate a 42, 52 e 63 euro
Chiuso dal 1 novembre all’1 marzo
Come arrivare:
1 da Milano o Roma a Tallinn con
Air Baltic. Da Tallinn, due possibilità:
2a in aereo fino a Kuressaare (isola di Sareema) con
Estonian Air e poi in auto fino a Muhu
2b oppure, più facile, in auto fino a Virtsu e da qui 20 minuti di traghetto fino a Muhu.