Arriva al decimo anno la manifestazione ViniVeri – Vini secondo Natura, organizzata dal Consorzio Viniveri dal 6 all'8 aprile a Cerea (Verona), e a rappresentare la nuova edizione è stata scelta un'illustrazione di Martina Peluso che raffigura l'avvicendarsi delle stagioni che determina la maturazione dell'uva, di cui l'uomo si limita a raccogliere i frutti sotto forma di vino.
Pressappoco negli stessi giorni (7-10 aprile), nella vicina Verona ci sarà Vinitaly – che ai vini “artigianali” dedica lo spazio Vivit-Vigne Vignaioli Terroir - mentre Villa Favorita a Sarego (Vicenza) ospiterà la rassegna di VinNatur, Associazione viticoltori naturali. Un proliferare di eventi e organizzazione che testimonia l'inarrestabile vitalità di un settore in crescita (anche economicamente) ma che sconta una condizione di indeterminatezza giuridica e terminologica, tanto che – polemiche a parte - non si sa come definire questi vini frutto sostanziale di un intervento umano ridotto al minimo, nel rispetto di ritmi e processi della natura.

Un vero e proprio paradosso, per cui i vini che più di tutti si prefiggono di rappresentare il territorio su cui nascono nella sua più intima identità, si ritrovano a non averne una. «Per noi è fondamentale rappresentare l'identità di un territorio e il rispetto della natura – ha detto
Giampiero Bea, presidente del
Consorzio Viniveri e vignaiolo di
Montefalco, durante la presentazione della manifestazione svoltasi al
Caffè Propaganda di Roma a febbraio – e vorremmo avere la possibilità di continuare a fare questo lavoro nella legalità e in armonia con gli altri».
«Il nostro obiettivo – gli fa eco il friulano
Paolo Vodopivec, vicepresidente del Consorzio, che a
Sgonico produce vini davvero interessanti tra cui una affascinante
Vitovska in anfora – è quello di dare visibilità a piccole aziende e al loro lavoro.
Viniveri è un evento con una precisa identità, molto vicina alla nostra filosofia produttiva legata alla terra e a un'etica professionale». «Noi sosteniamo il diritto a informare il consumatore su quello che realmente beve – prosegue
Bea - il vino è l'unico prodotto alimentare per cui non è obbligatorio riportare gli ingredienti in etichetta. Che dovrebbero essere 80% acqua, 12% alcol e, per il resto, sapori del territorio, senza niente altro aggiungere».

Giampiero Bea, presidente del Consorzio Viniveri
Qualcosa però si muove: la manifestazione di Cerea – che ospiterà 120 produttori da tutto il mondo - sarà l'occasione di un incontro tra le diverse associazioni europee di vignaioli “naturali”, che intanto hanno firmato insieme una lettera aperta al
Gambero Rosso in risposta a un editoriale e un articolo apparsi sulla rivista, apertamente critici nei confronti di questi prodotti. Ma, soprattutto, si è aperto un tavolo di confronto con il Ministero delle Politiche Agricole, chiamato a colmare la mancanza di un quadro legislativo chiaro. Dall'attenzione delle istituzioni (in questo caso l'
Inea,
Istituto nazionale di economia agraria) è nato anche un libro, "Custodi di Identità – storie di contadini e delle loro vigne", che racconta i 17 vignaioli aderenti al
Consorzio Viniveri attraverso la loro terra e i loro vini.