11-06-2021
Lo chef belga Alois Vanlangenaeker e il general manager bresciano Andrea Zana, al lavoro al San Pietro di Positano, rispettivamente da 20 e 10 anni. Nel 1996, la rivista americana Travel & Leisure, lo definì la struttura “il miglior piccolo albergo del mondo”
Quanti superlativi si sono sprecati sulla bellezza del San Pietro, “il miglior piccolo albergo del mondo” cesellato in quel sontuoso promontorio terrazzato della Costiera Amalfitana, tra Positano e Praiano. «Sono triste a essere qui», dichiarò l’attore Harvey Keitel, «perché poi me ne devo andare». Lo stesso sospiro esalato da generazioni di ospiti. Un’estasi progressiva di mezzo secolo, prolungata fino alla pre-pandemia: nel 2019 i ristoranti dell’hotel avevano totalizzato 45mila coperti in 7 mesi, stagione record. Il 2021 non è come due stagioni fa ma la rotta conduce lentamente lì: ora, nel weekend è sempre tutto esaurito e nell’infra-settimanale è occupato l’80% delle 56 camere. Sono le conseguenze di una certa lungimiranza della proprietà, che potremmo incorniciare con le parole di un altro cliente illustre, il poeta salernitano Alfonso Gatto: «Il San Pietro è una casa mai finita». È un fatto che, ogni anno, gli epigoni del fondatore Carlino Cinque si sforzano di investire una buona percentuale degli utili per migliorare tecnologia e servizi della struttura e le condizioni di chi ci lavora. Due strategie inevitabili per chi vuole stare al passo della contemporaneità.
Carlino: il ristorante easy fronte-mare del San Pietro. Prende il nome dal fondatore dell'hotel Carlo Cinque, che aprì agli ospiti il 29 giugno 1970, festa dei santi Pietro e Paolo
Carlino: mise-en-place
Spaghetti al limone e peperoncino, un classico del Carlino
Bee Chic, l'Ape Piaggio di Alfonso Ferrara, calata nel San Pietro con l'elicottero. Assaggi street-eleganti nella celebre terrazza
La terrazza di Zass, il ristorante con una stella Michelin, vista mare e Praiano
A quale scopo tutte queste attenzioni? Ce ne sono almeno tre: velocizzare le procedure di produzione, ridurre drasticamente sprechi ed emissioni e migliorare le condizioni del personale. Fattori che oggi siamo soliti riassumere con un vocabolo unico, “sostenibilità”, parola che qui non proferiscono perché consapevoli di quanto sia utilizzata a sproposito. «Siamo molto orgogliosi», spiega chef Alois, «perché abbiamo realizzato contenuti che saranno considerati d’avanguardia anche tra un decennio». Se siamo solo oggi a scriverne, è anche per la proverbiale riservatezza della proprietà, da mezzo secolo piuttosto refrattaria a sbandierare le progressive conquiste.
Zass: Triglia croccante con tagliatelle di seppia e melone
Zass: Tonno tonnato, misticanza e fregoline di bosco
Alois Vanlangenaeker illustra i contenuti della cucina hi-tech
Una porzione dei magnifici orti di proprietà
Il campo da tennis e, in fondo a sinistra, il Solarium
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Insegne, cuochi e ghiotti orientamenti: a narrarceli è Gabriele Zanatta, laureato in Filosofia, nonché coordinatore della Guida ai Ristoranti di Identità Golose. Il suo punto di vista va ben oltre la superficie, per esplorare profondità e ampiezza della tavola, di tutto quello che è Zanattamente Buono.