22-02-2016

Viaggio a Kobe

Un foto-dossier sui gioielli della prefettura di Hyogo, dalla celebre carne al sakè più prezioso

Lo chef del ristorante Kobe Plaisir di Kobe regge

Lo chef del ristorante Kobe Plaisir di Kobe regge sul vassoio due magnifiche entrecôte di manzo. La carne di Kobe è tra i simboli gastronomici più noti al mondo della capitale della prefettura di Hyogo, 560 chilometri a sud-ovest di Tokyo. Una terra di grandi prodotti, dal sakè ai fagioli neri di soia, dal pepe di Asakuro alle cipolle di Awaji. Li abbiamo scoperti in un viaggio di cinque giorni, organizzato da Jetro Kobe e Jetro Italia (foto e fotogallery Zanatta)

Galleria fotografica

Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza

La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)

La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 

Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi

Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo

I macaron, molto popolari nella Kobe bene

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene

Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati

Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan

Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma

Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post

La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare

Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto

I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo

Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping

Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»

La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku

La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo

Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir

Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca

Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate

Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape

Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione

A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert

Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap

Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto

Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore

Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu

Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero

Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….

…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…

…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal

Intermezzo serale: verdura…

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…

… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente

Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa

I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare

La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta

I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti

Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)

Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 

Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi

La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica

La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)

Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto

Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen

I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate

Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce

Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)

Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato

Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune

Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino

Le pittoresche taniche di sakè

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino









Le pittoresche taniche di sakè

Il sakè più pregiato? Il Junmai Dai Ginjo della foto. Ottenuto da riso Yamada Nishiki (la formula uno dei risi da sakè), poi sbiancato (a mano) fino a ridursi a una percentuale record del 38%, è messo a fermentare a una temperatura inferiore. Se ne producono non più di 300 esemplari all’anno. Costa 80 euro in Giappone, fino a 400 euro all’estero

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino









Le pittoresche taniche di sakè









Il sakè più pregiato? Il Junmai Dai Ginjo della foto. Ottenuto da riso Yamada Nishiki (la formula uno dei risi da sakè), poi sbiancato (a mano) fino a ridursi a una percentuale record del 38%, è messo a fermentare a una temperatura inferiore. Se ne producono non più di 300 esemplari all’anno. Costa 80 euro in Giappone, fino a 400 euro all’estero

Kobe by night

Se tutte le guide di settore del mondo venerano i ristoranti giapponesi, è perché alla base della loro tradizione c’è innanzitutto una storia assai profonda di prodotti eccellenti. Un paniere tutto sommato trascurato di gioielli figli di tradizioni plurisecolari. Un patrimonio di saperi senza i quali la leggendaria chirurgia dei maestri di sushi, sashimi, kaiseki e teppanyiaki - la cucina dei gesti ripetuti allo sfinimento perché solo così si accede alla perfezione – rimarrebbe un esercizio a vuoto.

È per questo che abbiamo accettato con entusiasmo l’invito di Jetro a visitare i prodotti alimentari simbolo della prefettura di Hyogo, una tra le 47 prefetture del Paese, capoluogo Kobe. Una regione di 5 milioni e mezzo di abitanti chiusa tra due mari. Una piccola porzione del più vasto distretto di Kansai, che però somma l’80% della produzione nazionale di sakè, con la sua fabbrica di punta fondata ben 273 anni fa.

In rosso, la prefettura di Hyogo, capitale Kobe

In rosso, la prefettura di Hyogo, capitale Kobe

Una terra che produce da 4 secoli eccellenti miso – ancora un punto di domanda per l’Occidente - e pasta somen da 600 anni. Fabbriche in cui gli operai separano chini tutti i giorni, da oltre 180 primavere, i fagioli neri di soia buoni da quelli cattivi. Una regione in cui il ristorante di punta è pronto a spegnere 100 candeline (e parliamo di una città tutto sommato minore, non della capitale Tokyo o di Kyoto, culla del kaiseki).

A Kobe e dintorni, gli alimenti sono certificati da oltre 10 anni da uno speciale sistema di certificazione che premia le produzioni a basso impatto ambientale, i cibi sani e sicuri. Sugli scaffali sono quasi 2mila le tipologie che soddisfano i requisiti, con tanto di bollino. Tanti ve li raccontiamo in un dossier di oltre 50 foto (clicca le foto in alto).

Leggi anche
Matsunoya, gioie kaiseki
Dossier Corea

Galleria fotografica

Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza

La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)

La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 

Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi

Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo

I macaron, molto popolari nella Kobe bene

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene

Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati

Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan

Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma

Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post

La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare

Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto

I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo

Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping

Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»

La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku

La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo

Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir

Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca

Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate

Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape

Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione

A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert

Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap

Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto

Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore

Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu

Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero

Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….

…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…

…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal

Intermezzo serale: verdura…

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…

… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente

Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa

I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare

La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta

I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti

Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)

Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 

Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi

La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica

La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)

Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto

Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen

I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate

Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce

Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)

Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato

Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune

Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino

Le pittoresche taniche di sakè

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino









Le pittoresche taniche di sakè

Il sakè più pregiato? Il Junmai Dai Ginjo della foto. Ottenuto da riso Yamada Nishiki (la formula uno dei risi da sakè), poi sbiancato (a mano) fino a ridursi a una percentuale record del 38%, è messo a fermentare a una temperatura inferiore. Se ne producono non più di 300 esemplari all’anno. Costa 80 euro in Giappone, fino a 400 euro all’estero

Galleria fotografica






Kobe, un milione e mezzo di abitanti, è la capitale tranquilla della prefettura giapponese di Hyogo, a sua volta inserita nella macro-regione di Kansai, raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Osaka. Kobe dista da Osaka un’oretta di macchina e 23 minuti di Shinkansen, i treni ad alta velocità del Giappone. La tratta Kobe-Tokyo, circa 550 chilometri, si percorre in appena 2 ore e mezza









La prefettura di Hyogo - divisa nelle 4 province di Settsu (Kobe), Harima, Tamba e Tajima - unisce due coste: il mare del Giappone e il mare di Seto nel Pacifico a sud. Il suo simbolo è il castello di Himeji, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, eretto nel 1601. Tra poche settimane, tutt’attorno, cominceranno a fiorire i ciliegi, uno spettacolo molto atteso (foto dronestagr.am)









La fama di Kobe accrebbe nel 1868 quando venne aperto il porto, che oggi dialoga con 500 altri porti di 130 paesi nel mondo. È una tappa popolare per le navi da crociera. Kobe è un centro importante per le industrie pesanti e l’acciaio: tra le altre, Kawasaki, Mitsubishi e Toshiba (foto seanews)

 









Uno dei poli gastronomici più vivaci di Kobe è sotterraneo, nel centro commerciale di Sogo. Decine di isole curatissime, con prodotti gastronomici di ogni genere. In primis, esercizi di patisserie e chocolaterie, una replica perfetta dei modelli francesi









Il pane è un simbolo importante per la gastronomia di Kobe, per i locali e per gli expat, circa 40mila residenti da tutto il mondo









I macaron, molto popolari nella Kobe bene









Passiamo alle meraviglie della gastronomia giapponese autentica: sempre sotto al centro commerciale Sogo, drappi di tessuto tinti con ideogrammi nascondono gli ingressi di piccole tavole a conduzione familiare, come questo teppanyiaki. Quattro tavoli in tutto, ognuno con piastra, per arroventarsi qualsiasi cosa. Nel nostro caso, soba meshi (noodle fritti con carne) e okonomiyaki, sorta di frittata. Vietato indossare maglioni pregiati









Nel centro di Kobe spunta anche una vivace Chinatown. Sono forti i legami commerciali tra la città giapponese e l’isola cinese (con ambizioni irredentiste) di Taiwan









Le relazioni tra Kobe e Taiwan si sono rafforzate anche per un tragico destino comune: le calamità naturali. Il terremoto di Kobe del 17 gennaio 1995 provocò 6.400 vittime e 40mila feriti, danneggiando oltre 240mila palazzi. Nella foto, la prima sede del ristorante di cucina tradizionale Matsunoya dopo il sisma









Il ristorante Matsunoya è rinato in una nuova sede. Gli abbiamo dedicato un post









La chiusura del menu kaiseki del Matsunoya: tè matcha frullato per qualche secondo con canne di bambù, una preparazione molto popolare









Siamo accolti nel quartier generale della prefettura di Hyogo dal governatore in persona, il signor Toshizo Ido (nella foto, a destra). «Volevamo ringraziarvi anche per la nostra formidabile esperienza all’Expo», ci ha detto









I vasi di tulipani nel giardino della residenza del governatore di Hyogo









Dove comprare coltelli da cucina a Kobe? Coltelleria Kireaji-no-le, sulla Moto manchi dori, strada popolare per lo shopping









Con la pluri-premiata macelleria Moriya, passiamo al simbolo per cui la città portuale è famosa nel mondo: la carne di Kobe. Ottenuta da vitelli purosangue Tajima, vengono cresciuti per due anni negli allevamenti di Hyogo. Sulle sue caratteristiche di marmorizzazione abbiamo parlato diverse volte nei giorni di Expo. La curiosità che non sapevamo è che fino al 1868, l’anno in cui fu aperto il porto di Kobe, nessuno in città mangiava carne. Furono gli inglesi a insegnare loro l’arte della macelleria. Purtroppo non riusciremo a visitare alcun allevamento. La motivazione ufficiale? «Dovreste stare qui a Kobe per almeno 80 giorni», ci hanno spiegato gli interlocutori di Jetro Kobe, «solo da allora la vostra composizione batterica non risulterà più nociva per i nostri bovini»









La carne di Kobe è servita in 37 insegne della città (e 300 in tutto il Giappone). Dove andare? Da Kobe Plaisir, al 2-11-5 della Shimoyamate, quartiere Chuo-ku









La lavagna del menu del ristorante Kobe Plaisir, un inno alla carne più ambita del mondo









Lo chef del teppanyiaki, la spettacolare griglia di Kobe Plaisir









Sul suo vassoio, due meravigliose entrecôte di carne di Kobe. Rosolate ai lati, rosse dentro, si squaglieranno in bocca









Impossibile chiedere una tartare di Kobe: vietate









Sulla griglia il ragazzo abbrustolirà anche cipolle, funghi, melanzane e rape









Comincia il tour lontano da Kobe, a caccia delle altre bontà della prefettura di Hyogo. Iniziamo dal miso dell’azienda centenaria Rokko di Ashya. Se in Italia dici miso, pensi a un prodotto unico. Ma, così come non esiste “la birra” o il “vino”, così dobbiamo abituarci a pluralizzare un genere che l’Occidente ingenuamente interpreta spesso come singolare. Esistono infinite varietà di miso, a seconda delle tecniche di lavorazione (bollitura in acqua o a vapore del riso), del tipo di ingredienti utilizzati (riso, ma anche segale o grano, che poi vengono uniti a fagioli neri di soia cotti) e dell’arco temporale di fermentazione









A tavola, l’impiego del miso non è limitato, come crediamo in Italia, alla sola zuppa in apertura del pasto (o alla fine delle maratone: gli atleti la bevono subito per sciogliere i muscoli induriti dai chilometri): la letteratura gastronomica giapponese abbonda di marinature di carne e pesce e dessert









Il futuro miso è messo a fermentare per due anni pressato da massi rocciosi, sotto al pavimento dell’azienda Rokko. Questi miso sono pregiati perché la loro salinità è molto inferiore rispetto agli stessi simili più cheap









Asakuro sansho (pepe), messo sotto alcol. È uno dei prodotti più interessanti che abbiamo trovato nella prefettura di Hyogo: lo abbiamo trovato nell’entroterra di Yabu, nelle vicinanze di una frequentata pista di sci. Detto anche “diamante verde”, il suo frutto crudo esprime una marcata nota citrica che anestetizza piacevolmente la lingua per qualche minuto









Il pepe Asakuro si raccoglie nell’ultima settimana di maggio, quando tutte le famiglie di Yabu e dintorni – anziani inclusi – scuotono 5.500 alberelli, percorsi da una frenetica energia. Longino & Cardenal sta per importarlo in Italia. Scommettiamo fin da ora sul dilagare del prodotto nei menu d’autore









Carne di manzo di Tajima al pepe Asakuro con salsa di soia al vino rosso. Sul retro, verdure croccanti. Ci è stato servito al ristorante La Riviere di Yabu









Un formidabile tris di crème brûlée, ancora al ristorante La Riviere. L’ortodossia del dessert è solo apparente perché ogni tazzina è spinta da un’aromatizzazione speciale: nell’ordine da sinistra a destra, tè matcha, pepe Asakuro e zenzero









Media scatenati con gli ospiti italiani al ristorante La Riviere….









…ci accoglie anche il sindaco di Yabu…









…e i risultati arrivano il giorno dopo: con l’autore di questo dossier c’erano Felice Lo Basso, chef del ristorante Unico di Milano e Riccardo Uleri, ceo di Longino & Cardenal









Intermezzo serale: verdura…









… e carne, da piastrare sul teppanyiaki, naturalmente









Tappa successiva: andiamo alla scoperta dei pregiati fagioli neri di soia (tambaguro) nella provincia di Tamba (guro=fagioli). Nella foto, l’ingresso dell’azienza Odagakishouten di Sasayama, fondata 180 anni fa









I fagioli neri di soia si coltivano da oltre 400 anni. A giugno ha inizio la semina; cento giorni dopo, da metà novembre a marzo, si estraggono dai baccelli: a novembre, una piccola parte verrà usata come edamame (i fagioli che troviamo spesso a inizio pasto in un ristorante giapponese), una gran parte finirà nella fabbrica che cominciamo a visitare









La parte più interessante del processo avviene al piano superiore: su 5 tavoli tondi, squadre da 6 operai osservano i fagioli raccolti ed essiccati uno a uno. Devono scartare quelli non sferici o bucati dagli insetti. «I fagioli neri buoni emettono un suono dolce quando rimbalzano sul tavolo», spiegano. Sono quelli che finiranno nelle lavorazioni finali. Qualità assoluta









I fagioli neri di soia sono venduti al naturale, cotti al vapore, caramellati o arrostiti









Dai fagioli neri di soia si ricava anche del te e farina per dolci come il gelato di soia nera (a sinistra)









Ad Harima, nel museo di Ibonoito, passiamo a un grande prodotto della tradizione di Hyogo: la pasta somen. Composti da farina bianca, acqua cristallina del fiume Ibo e sale di Ako, hanno alle spalle una storia di 600 anni. I somen premium sono venduti in fasci e sono avvolti da una fascetta centrale, che cambia colore a seconda del diametro
 









Per lungo tempo, i somen sono stati tirati a mano attraverso articolati telai, alla maniera dei tessuti. Oggi la tecnica è aggiornata con sofisticati automatismi









La magia dei somen, pasta ad alta tenuta elastica









La famiglia delle paste giapponesi (kanmen) è piuttosto ricca: con i somen (foto) ci sono i popolari ramen (farina di frumento, acqua, sale e kansui, cioè acqua minerale alcalina), udon (farina bianca, acqua e sale ma spessore più ampio dei somen e consistenza decisa), soba (farina di grano saraceno e farina bianca intrecciate ad acqua calda o fredda e diametro medio) e chasoba (nella foto, stessa tecnica dei soba e aggiunta di tè verde nell’impasto)









Chasoba: soba con tè matcha nell'impasto









Felice Lo Basso si cimenta nell’arte dei somen









I somen cuociono in acqua bollente per due minuti (ma anche meno se il diametro è più sottile) e daranno origine a tutta una varietà di piatti, dalle insalate ai dessert. Il migliore assaggiato? Somen intinti nel brodo d’anatra caldo. Ma funzionano alla grande anche con le zuppe fredde d’estate









Di tutti i prodotti del paniere di Hyogo, abbiamo trovato buonissime le cipolle di Awaji, isola a sud di Kobe. Raccolte, essiccate, appese e raffreddate, hanno un sapore insolitamente molto dolce









Con l’ultima tappa, approfondiamo i processi di produzione del simbolo giapponese più celebre: il sakè. Torniamo a Kobe, nel quartiere generale di Hakutsuru, il marchio più venduto nel mondo, azienda fondata nel 1743, con 34 miliardi di yen di fatturato (276 milioni di euro)









Un bel museo su più piani riproduce la storia del sakè e tutti i passaggi di produzione. Il primo passaggio è il lavaggio (senmai): il riso raccolto viene lavato









Il riso lavato viene poi diviso a seconda degli utilizzi, e messo a raffreddare nelle botte, sollevate da una fune









Il museo esibisce tutte le fasi e gli attrezzi utilizzati nei processi di distillazione, filtraggio, scrematura, pastorizzazione fino all’inserimento finale nelle botti di cedro di Yoshino









Le pittoresche taniche di sakè









Il sakè più pregiato? Il Junmai Dai Ginjo della foto. Ottenuto da riso Yamada Nishiki (la formula uno dei risi da sakè), poi sbiancato (a mano) fino a ridursi a una percentuale record del 38%, è messo a fermentare a una temperatura inferiore. Se ne producono non più di 300 esemplari all’anno. Costa 80 euro in Giappone, fino a 400 euro all’estero

Kobe by night


Zanattamente buono

Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo

a cura di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt

Consulta tutti gli articoli dell'autore