25-01-2016

Professione fruttivendolo

Un giorno con Abe, mercante ambulante a Milano. Un mestiere prezioso ma sempre più impopolare

Da sinistra a destra, Mizanur, Stefania e Alberto

Da sinistra a destra, Mizanur, Stefania e Alberto Cafagna, operatori ambulanti dei mercati rionali di Milano da oltre 30 anni. Abbiamo seguito Alberto, detto Abe, dall'acquisto della merce all'Ortomercato prima dell'alba alla bancarella di via Cesariano a Milano, fino all'ora di pranzo. Una giornata illuminante per capire le dinamiche di un mestiere fondamentale ma sempre più snaturato

«Come faccio a individuare le migliori cipolle? Le più belle sono quelle lavorate da mani di donne anziane, ci mettono molta cura. Dopo tutti questi anni, le riconosci alla prima occhiata». Milano, giovedì 21 gennaio, ore 3.25, -3°C. Dopo un cappuccino al caldo, Alberto Cafagna ci conduce tra i bancali di frutta e verdura dell’Ortomercato di Milano. È qui per selezionare la merce che 4 ore dopo venderà alla bancarella del mercato rionale di via Cesariano, dall’altra parte della città. Lo fa ogni giorno dall’ottobre del 1984. E prima di lui ci pensavano papà Franco e nonno Michele, venuto a Milano da Barletta, nel 1949. «Mia mamma Maria vendeva i limoni porta a porta, è un mestiere che ho nel sangue», racconta Alberto, detto Abe.

Esperienza che in questi giorni conta più che mai perché l’autunno caldissimo e il gelo improvviso hanno decimato la merce in arrivo: «I bancali», indica la superficie esterna ai padiglioni, solcata da un composto via vai di carrelli elettrici «sono molto meno gremiti del solito. Occorre tenere gli occhi bene aperti in fase di acquisto». E intanto si avventa su una cassa di asparagi: «Questi non vanno bene perché l’idratazione del gambo è importante: un prodotto fresco ha le punte integre e tese. E quei pomodori? Bisogna verificare sempre la brillantezza del ramo e l’uniformità del colore della buccia». Però ci sono i peperoni lucani: «Sono belli carnosi. La Basilicata sta spendendo parecchio in agricoltura», spiega tastandoli, «Oggi dà anche fragole di gusto e tenuta così eccellenti che a maggio te le scordi».

Ore 4 del mattino, Abe seleziona i fagiolini all'Ortomercato: «Costano 7 euro al chilo, bisogna controllarli bene...»

Ore 4 del mattino, Abe seleziona i fagiolini all'Ortomercato: «Costano 7 euro al chilo, bisogna controllarli bene...»

Si muove da una grossista all’altro tra pacche sulle spalle e sfottò: «Vuoi gli spinaci?», gli fanno, «Seee, per te arrivano solo domani». Di ognuno conosce i punti di forza: «Vedi», s’illumina, «è arrivato il primo bergamotto: ha proprietà nutrienti straordinarie. Se la gente lo sapesse, eviterebbe di fare la coda in farmacia per comprarlo in capsule. Lo stesso il tarassaco, un bel purificante e diuretico. O questa cicoria, che aiuta il fegato e l’apparato cardiovascolare a girare meglio. Mio nonno diceva sempre: ‘amaro alla bocca, dolce al cuore’». Saggezze popolari che valgono più di un annuncio del Cern di Ginevra.

Gli ambulanti sono gli aedi dei nostri giorni, traghettatori orali di saperi intergenerazionali che vanno perdendosi. Bussole fondamentali per cittadini sempre più distanti dalle dinamiche agricole. E dalla capacità di saper distinguere una zucchina buona da una cattiva. Un mestiere sempre più impopolare per le fatiche che comporta: «Conosci ventenni che si alzerebbero alle 2 di notte per 5 giorni alla settimana?», chiede Abe, «I ragazzi oggi preferiscono mordere il presente senza pensare troppo alle tradizioni o alle prospettive. Mio figlio ha scelto il jazz e di certo non lo biasimo. Se vorrà, passerò il mestiere a Mizanur, il ragazzo bengalese che lavora con me da 7 anni».

Appena dopo ci raggiunge proprio lui, un ragazzo gentile e tuttofare. Ogni giorno apprende la grammatica del buono. E intanto ha pure caricato il furgone di cassette da trasferire 7 chilometri più in là. «Dopo 13 anni, il mezzo mi sta salutando», abbozza Abe, «Ma ne ho comprato uno molto più funzionale. Arriva la prossima settimana». Con 31 primavere di sollevamento pesi alle spalle, come sta la schiena? «Benissimo per fortuna. Il mercoledì faccio yoga e questo aiuta. Non posso permettermi di ammalarmi ma sono abituato a soffrire. Il dolore nobilita l’uomo». Con queste parole nella testa e il gelo nelle ossa, ci trasferiamo tutti al mercato di via Cesariano, a due passi dall’Arco della Pace.

La bancarella di Stefania e Alberto Cafagna si trova lunedì al mercato di via San Marco a Milano, martedì in via Fauché, giovedì in via Cesariano, venerdì a Biringhello di Rho e sabato a Mazzo di Rho. Telefono +39.334.3329280

La bancarella di Stefania e Alberto Cafagna si trova lunedì al mercato di via San Marco a Milano, martedì in via Fauché, giovedì in via Cesariano, venerdì a Biringhello di Rho e sabato a Mazzo di Rho. Telefono +39.334.3329280

Come spesso accade, la superficie su cui dovrebbe stare la bancarella è parzialmente occupata da un’automobile, «e non sempre la polizia municipale interviene in tempo col carro attrezzi». Il banco slitta un po’ più in là perché c’è un piccolo spazio vuoto supplementare. Si unisce al team Stefania, la moglie di Abe. Tanta frutta l’ha portata lei dal magazzino di casa a Rho: «D’inverno in questo senso è meglio perché gli agrumi li puoi comprare anche qualche giorno prima», spiega lei, raggiante come fosse esposta a tepori primaverili. E intanto si comincia a scaricare assieme le cassette dell’Ortomercato. Un particolare colpisce: ognuna di queste non è poggiata sull’asfalto sporco ma su altre cassette vuote rovesciate: «La verdura merita rispetto», reclama Abe. Non troviamo la stessa accortezza nella bancarella accanto, che appena dopo inizia a esporre la paletta dei prezzi: segnano tutti “0,99 euro al chilo”, che si tratti di mele o “zuccine”, peperoni  o “melnzne”, refusi che accentuano l’incuria.

Ogni etichetta dei Cafagna ha la sua storia: omette il genere mele o arance – quello è evidente appena sotto - e si concentra sulla specie: “Fuji € 3 kg, Ita Cat. 1”, “Tarocco € 3,50 kg, Ita Cat. 1”, “Prugne € 7,90 kg Sud Africa”. Prezzi più alti della media, naturalmente perché «Così come all’Ortomercato scelgo la merce e poi chiedo il prezzo, così mi aspetto che faccia la clientela che acquista da me». Sulle provenienze, invece: «Compro Italia e se non c’è compro fuori», taglia corto, «comunque frutta e verdura di Spagna o Belgio ricadono sempre sotto le leggi Ue. Sulla frutta esotica extra-continentale sono molto attento: l’avocado è solo di varietà Hass da Israele o Perù. È maturato in pianta. È dolce e cremoso». Chi scrive è un fan esagerato dell’articolo, che compra a mazzi solo al giovedì: al lunedì, l’altro giorno di turno del mercato di via Cesariano, la bancarella di Stefania, Alberto e Mizanur trasloca al rionale di via San Marco. E l’impressione è che la maggioranza dei superstiti di Cesariano vendano frutta e verdura per tirare a campare: potrebbero fare lo stesso con scarpe o chiodi. Articoli ammaccati, scontrini col contagocce, una distribuzione sgangherata della merce e l’antipatico vizio di servirti dalle segrete del furgone e non dalla frutta esposta, quella che volevi.

Abe non strilla «perché è la merce che deve urlare», con un’esposizione dettata dalla gradazione cromatica e dall’ordine crescente delle varie pezzature. «Anche se, con le temperature rigide, certe insalate come la Rosa di Gorizia occorre coprirle con fogli di carta trasparente». Ma questo gli affezionati lo sanno. E le massaie che ne sanno sempre una più di te? «Ho poca clientela di passaggio, quasi solo gente che mi conosce. Comunque cerco di essere sempre cordiale con tutti: se leggo curiosità mi apro; se vieni con diffidenza faccio il servizio e stop. Tanto il bello del mercato è che non devi nemmeno invitare alla porta».

Mai pensato di aprirti il tuo negozio? «No. Lavorare in una superficie chiusa dalle mura mi avrebbe soffocato e avrei conosciuto molta meno gente. Per me non esiste mestiere diverso da quello di ambulante. Mi piace pensare che, alla fine di tutto, i mercanti sono il motore della storia».


Zanattamente buono

Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo

a cura di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt

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