12-08-2014

Coltivare condividendo

Dai Farmers’ Market agli orti sinergici, la Nuova Zelanda è una fucina di idee interessanti

Membri del Dunedin Veges Growers’ Club di Otago

Membri del Dunedin Veges Growers’ Club di Otago in Nuova Zelanda, alle prese con la coltivazione di un orto "sinergico": si scambiano consigli sui metodi di coltivazione, tempi, tecniche e spesso anche il raccolto stesso

Uno dei casi più in voga nell’emisfero sud è Vimby, acronimo di Vegetable In My BackYard o, nel caso di Otago, di Dunedin Veges Growers’ Club; si tratta di gruppi di appassionati, spesso dediti alla coltivazione di orti sinergici. Abbiamo parlato di un esempio di orti sinergico quando abbiamo parlato di Jim O’Gorman, lui stesso grande fan di “One Straw Revolution” di Masanobu Fukuoka, quest’ultimo autore di un vademecum su diverse pratiche agricole basate su osservazione e minore intervento possibile.

Nell'emisfero sud dilaga la permacultura, lo studio di come ottenere risorse dal suolo senza per questo destabilizzare gli ecosistemi

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La peculiarità di questi gruppi però è che si scambiano consigli sui metodi di coltivazione, tempi, tecniche e spesso anche il raccolto stesso. Ci sono persone di ogni tipo, che hanno consacrato un pezzetto del loro giardino all’hobby del giardinaggio utilitaristico o che hanno la fortuna di avere proprietà più estese e producono, zappano, rivoltano la terra, seminano e poi raccolgono e condividono. L’orgoglio di aver prodotto in proprio sembra essere una caratteristica che li accomuna: si scambiano foto, ricette o semi, si riuniscono una volta al mese a parlare e aiutarsi a vicenda, si fanno vanto di uscire dal supermercato con il carrello orfano di ortaggi.

Effettivamente, riuscire a coltivare da sè del cibo che sia anche più gustoso di quello acquistato ha il suo fascino, perché il risultato non è così scontato, e azzeccare la pianta più adatta per un terreno o un clima non è solo questione di fortuna. E poi ci sono gruppi di permacoltura che stanno prendendo molto piede: si tratta di organizzare il proprio ecosistema, più o meno grande che sia e spesso con il minor intervento di preparazione possibile, in modo che sia altamente produttivo sia come sistema agricolo che come modello di sostenibilitá (minor uso di risorse, soprattutto esterne).

Ci sono anche gruppi di volontari che insegnano alle persone più disagiate come preparare un terreno, come lavorare, condividendo piccoli trucchi su come assicurarsi il raccolto; è il caso di Grow South, il cui progetto principale riguada le scuole per insegnare ai bambini come crescere un orto ma anche a lavorare insieme, e che include anche i Community Gardens, che sono diventati molto famosi negli ultimi cinque anni; dagli Usa al Regno Unito all’Australia e Nuova Zelanda, questi orti coltivati in comune sono diventati un vero caso di studio; rappresentano un modo per dedicarsi alla terra e farlo insieme agli altri.

Spesso sono terreni incolti, in altri casi sono appezzamenti messi a disposizione dai comuni, i cui vari lotti vengono assegnati a chi ne fa richiesta. L’emblematico caso di Detroit, città americana simbolo dell’industrializzazione e poi di degrado quando le stesse industrie hanno abbandonato la città, ha attirato l’attenzione sul valore che questi orti possono avere per le comunitá.


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Cinzia Piatti

classe 1975, lombarda, laureata in Scienze della Comunicazione, vive in Nuova Zelanda, dove lavora come ricercatrice nell'ambito sociologico e delle politiche globali alimentari

 

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