13-07-2013

Sauvignon Blanc dell'altro mondo

La neozelandese Cloudy Bay e un vino assurto a simbolo della viticoltura del nuovo mondo

La tenuta vitivinicola di Cloudy Bay a Marlborough

La tenuta vitivinicola di Cloudy Bay a Marlborough, regione localizzata nell'area nord-est dell'isola più meridionale della Nuova Zelanda. Il loro Sauvignon Blanc è una delle massime espressioni vitivinicole del paese, simbolo dell'adattabilità ad altri terreni di un vitigno non autoctono (foto tripadvisor)

Il mio primo vino neozelandese è stato uno dei capisaldi della viticoltura kiwi: Cloudy Bay. Il loro vino di punta, quello con cui hanno iniziato a far parlare di sè, è il sauvignon blanc, e il mio primo assaggio è relativo all’annata 2000. All’epoca era più la novità a farla da padrone, e l’idea che quella bottiglia venisse non solo dall’estero ma addirittura da un Paese di cui non ero sicura dell’ubicazione, era più importante del contenuto stesso.

Quella di Marlborough, in questo senso, è una storia legata all’appeal della NZ e al sauvignon blanc, l’uva che ha fatto da traino per la nascita della denominazione rappresentando l’esotico a portata di tutti. Di quella degustazione ricordo soprattutto i commenti degli assaggiatori più esperti di me, un paio a demolire il mito e gli altri a dirsi abbastanza contenti di come il legno non la facesse da padrone, a differenza di altre annate. Quello che Cloudy Bay ha rappresentato è la possibilitá di fare vini che non fossero destinati solo alla categoria dei bulk wine, diciamo "all’ingrosso", ma che potessero rappresentare qualcosa, forse un territorio o forse una storia. Rimango abbastanza vaga nel definirne l’oggetto perché una differenza con i produttori europei, francesi e italiani in primis, sta particolarmente nell’identificazione (mancata) con il proprio territorio di appartenenza.

Ora, che un vitigno si esprima diversamente a latitudini diverse è fatto ancora non totalmente accettato (vedasi molti panel di assaggiatori che ricercano le caratteristiche di un vitigno a loro note, apprese da frequentazioni più o meno strette con un solo territorio), ma quello che ha fatto del Sauvignon Blanc un po’ l’uva d’elezione del nuovo mondo vitivinicolo dev'essere il carattere non scorbutico che si ritrova, sia in vigna che in bottiglia, e la capacità di tollerare il legno un po’ meglio di altri vitigni.

Cinzia Piatti, una bergamasca in Nuova Zelanda

Cinzia Piatti, una bergamasca in Nuova Zelanda

Sicuramente in molti sono passati attraverso la fase del legno eccessivo (chi è senza peccato scagli la prima pietra...) ma in linea di massima non è il legno la prima cosa che salta all’occhio nei Sauvignon neozelandesi. Il Sauvignon Blanc primeggia a Marlborough, che si trova a nord dell’Isola Sud, ma è coltivato anche in quel di Hawke’s Bay, Gisborne e Martinborough, che viceversa si trovano a sud dell’Isola Nord; sono vini che nella maggioranza dei casi stanno sullo scaffale intorno ai 10 dollari e sono facilmente “identificabili”. Volendo fare una distinzione per maglie larghe, infatti, il bianco di Marlborough presenta più spina acida rispetto a quelli prodotti più a nord, che sono genericamente più rotondi e fruttati.

Per un europeo che conosca già il proprio gusto quasi certamente questi vini rimangono ancora troppo dolci, soprattutto se si è abituati alle lame di certi vini del nord della Borgogna; ma ci sono moltissimi sauvignon che sono molto più che piacevoli, e i migliori addirittura cominciano a presentare anche un leggero invecchiamento, cosa che fa sorridere gli esperti ma che qui non è contemplata come possibilità.


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Cinzia Piatti

classe 1975, lombarda, laureata in Scienze della Comunicazione, vive in Nuova Zelanda, dove lavora come ricercatrice nell'ambito sociologico e delle politiche globali alimentari

 

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