31 ottobre e 1 novembre 2011. Sono i giorni della seconda edizione di Identità New York, un programma che illustreremo presto nei dettagli (ma i più curiosi possono già sbirciare sulla homepage del sito di Eataly, location dell'evento). Nel frattempo, iniziamo a riempire il trolley per la trasvolata atlantica. Vestiti? No, guide gastronomiche. Questo per sfruttare ogni ora libera del giorno a caccia di insegne interessanti, che nella Grande Mela spuntano al ritmo dei funghi nei giorni di pioggia.

Cucina asiatico-francese alllo Sho di Shaun Hergatt, appena promosso a due stelle
Naturalmente infileremo la nostra
Guida di IG, in vendita nelle librerie e
online a 19 euro. I contorni golosi della Grande Mela sono disegnati dal racconto di
Dino Borri, giramondo di Bra da due anni di stanza a New York: ci spiega dove mangiare il
miglior bagel, quali sono i più mirabolanti foodshop (per esempio
Zabar's e
Citarella), il superbarbecue di Williamsbourg, il pastrami fatto meglio, la superpizza… Al racconto seguono le
one-page-reviews classiche della nostra guida, dedicate a 8 ristoranti di Gotham City:
Corton (il "perché fermarsi" scelto da
Federico De Cesare Viola?
Flavours of Autumn, perfetto!);
Del Posto (il cuoco
Marc Ladner duetterà a
Eataly con
Davide Scabin); i «sofisticati coup de théâtre» di
Daniel Humm, artefice del nuovo tre stelle M (
vedi anche più sotto)
Eleven Madison Park, nella scheda firmata da
Emily Bell di
Starchefs Usa; la cucina vegetariana
Shojin del
Kajitsu vista da
Roberto Bentivegna; quella italiana del
Lincoln secondo
Paolo Marchi (e il cuoco
Jonathan Benno avrà la sua
cooking demonstrations il 31 ottobre spalleggiato da
Moreno Cedroni),
Momofuku Ssäm bar e
Wd-50 firmati ancora dai ragazzi di
Starchefs. E infine
Soto, uno dei migliori giapponesi fuori dal Giappone, siglato
Paolo Scarpellini («un’apoteosi di ricci di mare»).
Ma è appena uscita anche l’ottava edizione della
Michelin New York, bella perché, a differenza di tante altre edizioni rosse del mondo, contiene recensioni ampie e non ridotte a 3-righe-3, di 805 ristoranti divisi in 58 stili di cucina. Il livello
vibrant della città è testimoniato dalla promozione di due nuovi tre stelle: con
Chef’s Table at Brooklyn Fare e lo stesso
Eleven Madison Park vicino al Flatiron i massimi riconoscimenti della Grande Mela diventano in tutto 7 (93 nel mondo, con l’Italia intera ferma a 6…). Se l'
Eleven non è una sorpresa (già l’ultima
50Best lo dava in irresistibile ascesa sulla classifica del 2010: su di 26 posti), il primo lo è di sicuro: l’insegna di
César Ramirez ha aperto appena due anni e mezzo fa e, nelle parole del
New York Times, è una sorta di «incrocio tra una scuola di cucina, il laboratorio di un artista e un bar dello sport in cui si discute d’alta cucina». Chissà come avrà reagito il cuoco, che già l'anno scorso davanti alla doppia stella ebbe a dire: «
I can' believe this! Siamo solo una parte di un negozio di verdure di Brooklyn».

L'ottava edizione della Michelin New York
La Rossa della Grande Mela 2012 (in vendita su
Amazon a metà prezzo) promuove a due stelle il classicone
Atelier de Joël Robuchon e lo
SHO di
Shaun Hergatt giù nei pressi di Wall street, cucina contemporanea francese di accenti asiatici. E fa lievitare il numero degli una-stella a 44. Senza precedenti, la cifra di locali
Bib Gourmand, insegne in cui ce la si cava con meno di 40 dollari per due piatti e un bicchiere di vino: sono in tutto 114.
Un ultimo confronto tra New York e Londra, quest’ultima meta di
Identità London martedì 18 ottobre prossimo: la
Guida Michelin UK e Irlanda 2012, uscita ieri, non promuove nessun nuovo tre stelle, né nella City né su tutto il suolo britannico (
qui il pdf con tutti i riconoscimenti). E il match di tri-stellati comincia a essere impari: 7 a New York contro i 2 soli di Londra (
Gordon Ramsey a
Chelsea e
Alain Ducasse al
Dorchester; 4 se contiamo anche
Blumenthal e
Alain Roux nella vicina contea di Bray). Uno specchio dei tempi?