«Prima della cerimonia sentivo un’energia pazzesca, magica ma questo spesso non basta. Dio sa il mazzo che ci siamo fatti in questi anni. Abbiamo fatto tutto da soli. Ma ora sono fuori da tutto, fluttuo sospeso. Sono felice. Perché abbiamo vinto? Semplice, perché l’Osteria Francescana è straordinaria e non si è mai cucinato bene come oggi».
A mezzora dal titolo di miglior ristorante del mondo, il secondo in 3 anni, Massimo Bottura è un fiume in piena. «Poco prima della premiazione, mi hanno scritto i ragazzi del Refettorio di Parigi, reggevano un cartello "Bon courage". Capite? Gente che non ha nemmeno un tetto sopra la testa. Se penso che abbiamo aperto un soup kitchen a Rio de Janeiro…». Fatica a muoversi, nel nugolo di giornalisti e fan adoranti.

L'mms a Bottura dei ragazzi del Refettorio di Parigi, prima della cerimonia
Stasera il modenese regge sulle spalle un intero paese: «Poco fa mi ha scritto un sms
Carlo Cracco: "Tu stai aiutando tutti noi". Mi ha fatto un piacere incredibile». Poco prima, gli aveva espresso un concetto identico
Enrico Crippa, confermatosi al 16mo posto della
50Best,
sponsorizzata da S.Pellegrino e Acqua Panna, il secondo migliore italiano al mondo: «Abbiamo appena vissuto una serata fantastica», aveva dichiarato il cuoco del
Piazza Duomo, «Io ho sempre pregato perché tu tornassi numero uno. È fondamentale per noi, ci guadagniamo tutti».
La lezione della serata è chiara: la cucina italiana deve imparare a camminare più compatta di quanto non abbia mai fatto. «Solo così si può affrontare il cambiamento che stiamo vivendo», spiegava accanto a
Bottura la moglie
Lara Gilmore, colonna del successo della
Francescana. «Siamo tutti vincitori. E se riusciamo a trascinare gli altri siamo felici».
Le premesse di quest’edizione avevano messo in allerta
Massimiliano Alajmo, chef delle
Le Calandre, ristorante balzato in 23ma posizione, +6 rispetto all’anno prima: «Ero preoccupato a vedere che non c’era nessun italiano dalla 51ma alla 100ma posizione: meriterebbero di entrarci legioni di nostri cuochi, non uno o due. Ma stasera è solo gioia. Però dobbiamo lavorare perché le vittorie non siano il prodotto di iniziative isolate ma di strategie corali. Le nostre istituzioni devono impegnarsi a raccontare la nostra storia e la nostra grandezza».
Chiude il quadro
Niko Romito, 36mo, anche lui sempre più in alto: «È stata una serata magnifica. Sono felicissimo. Come abbiamo fatto? Semplice, cucinando e facendo stare bene la gente. E' la cosa che sappiamo fare meglio».