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La Sicilia è di una bellezza che ogni volta non t’immagini. “Una gran goduria”, per citare Freud. Prima della sua “epoca moderna” ha vissuto almeno dieci vite, i suoi sono i figli di almeno cinque civiltà: quella greca, romana, araba, normanna, spagnola. Ognuna ha depositato un seme nella cultura, nelle architetture, nella purezza dei contorni e la morbidezza dei colori. Un lascito prezioso e una simbiosi millenaria con un sole accecante, un mare e una costa armoniosi, una terra che ribolle tra pietre e polvere, su una vegetazione di straordinaria biodiversità.
Pensi alla Sicilia e pensi agrumi. Sul limone per esempio si sono scritte pagine antichissime della storia di interi territori, che attorno a questo frutto hanno intrecciato le sorti e lo sviluppo delle loro economie. E mentre sull’isola si susseguivano dominazioni, quelli che qui chiamano “giardini” (più che “agrumeti”) esistevano già. Una vocazione passata di padre in figlio per generazioni, diventata patrimonio da tutelare e identità.
Siracusa ne può essere considerata la capitale europea: qui viene prodotto il 32% dell’intero raccolto italiano, su circa 6.000 ettari. Il limone ha trovato climi temperati e umidi, aria salmastra, acqua abbondante e terreni fertili. Chi gravita attorno alla sua coltivazione e commercializzazione ha capito l’importanza di tenerne alti valore e qualità, difendendone le peculiarità e le proprietà organolettiche, tali da renderlo unico.
Il Limone di Siracusa IGP appartiene alla varietà “Femminiello” e ai suoi cloni, prodotti con metodo convenzionale, integrato o biologico su un territorio che abbraccia dieci comuni (Siracusa, Noto, Avola, Augusta, Priolo, Melilli, Sortino, Floridia, Solarino e Rosolini). Produce frutti tutto l’anno, e a seconda del periodo di raccolto distingue il Primo Fiore (da ottobre ad aprile), il Bianchetto o Maiolino (aprile-maggio) e il Verdello, cioè il limone estivo.
Ogni stagione dona al frutto le proprie peculiarità, forma e sapore, ma la qualità è la stessa: i limoni hanno tutti una pezzatura superiore l’etto, contengono almeno il 34% di succo e un alto livello di vitamina C e acido citrico, anche se l’asprezza è davvero molto bilanciata e mai sgradevole. La buccia può essere consumata: edibile, spessa, aromatica, dalla grana fine (in alcuni casi somiglia davvero tanto a un lime), inoltre fornisce oli essenziali di altissima qualità.
Il raccolto avviene secondo tradizione: a mano, con un’apposita forbice utilizzata per tagliare il peduncolo. Difendere la manualità dei gesti e le attenzioni sul campo è molto importante: la principale minaccia per questa pianta è il Mal Secco, malattia dovuta a funghi e spore che può attaccarla sia dalle radici che dal fogliame, condannandola a morte molto rapidamente.
Se venti anni fa si lavorò per rilanciare questo prodotto e il suo indotto, colpito da una grave crisi economica, concentrandosi sul mercato del fresco, oggi le sfide per dare nuovo impulso al comparto sono ancora tante e questi tempi recenti hanno aperto nuovi scenari da colmare. Preservare l’artigianalità in ogni passaggio di filiera, allargare ancor più la base associativa (le superfici coltivate sono in crescita, con un progressivo ritorno alla terra e al recupero di giardini abbandonati da tempo), ambire all’eccellenza di tutti i coltivatori e gli operatori coinvolti.
Ma anche ridurre scarti e impatto ambientale, caratterizzare ancor più i luoghi con il prodotto (presto Siracusa verrà nominata “Città del Limone”), arrivare a una corretta attribuzione di valore innescando un circolo contemporaneo e virtuoso di collaborazioni con un più vasto insieme di realtà agroalimentari artigianali e industriali, che utilizzino il limone di Siracusa IGP per gli usi più diversi: succhi, bevande analcoliche gassate, marmellate igp.
Includendo prodotti da forno e coinvolgendo maestri pasticceri, produttori di liquori e amari (è il caso di Stock e il limoncello "Syramusa", realizzato al 100 per cento con il femminello Igp siracusano: una base di 900 grammi di scorza per litro), il mondo della ristorazione a ogni livello (per esaltare ricette e ingredienti), oltre che gli ambiti medico scientifico, cosmetico o profumiero.
Sono questi gli ambiti attraverso i quali questo frutto può esprimere davvero il meglio di sé. Perché il limone diventi definitivamente simbolo e parte dell’eternità che circonda questi terra meravigliosa, della sua memoria e anche, saldamente, del suo futuro.
abruzzese, classe 1979, nel mondo della comunicazione dal 2001. Negli ultimi anni ha maturato una specie di ossessione per la ricerca continua di cuochi emergenti. Mangia, beve, scrive: di territori e ingredienti, di produttori e cuochi. E scatta tante foto, per non dimenticare nessun particolare
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose