Uovo simbolo della perfezione, dell'unico, del divenire, di un pensiero in essere non ancora realizzato, di una promessa da mantenere, nella cremosità goduriosa di una cucchiaiata: l'immortalità in un piatto che mai passerà di moda. Due anime legate dall'uovo, quella di un padre e di un figlio, di uno chef e della sua prospettiva futura: è nato prima l'uovo o la gallina, prima il bistrot The Egg o Il Birichin? L'alta cucina o la semplicità viene per prima? L'uovo rotola in altri mondi, da Torino a Venezia a Londra.
Un passo indietro: siamo a Torino e lui, Nicola Batavia è un arzillo discolo che fa impazzire mamma Maria. Qualche anno dopo lui, ribelle nel cuore ma costretto alla disciplina nei grandi stellati internazionali, impara qualcosa che renderà suo: cucchiai di colore per il futuro se stesso, il Birichin. È proprio lui, quel ragazzo dagli indomiti riccioli biondi, ha messo tutta la sua irrequietezza in una cucina ricca di metafore, spunti, suggestioni, viaggi nel gastronomico in via Vincenzo Monti al 16 nella bella Torino. Unico filo conduttore: la bellezza e la totalità dell'uovo. Si trova nei Tajarin della tradizione (30 uova per chilo), nell'Uovo, fonduta, patata, nocciole e cacao, tra i primi piatti creati dallo chef e ancora nel Cubo di uovo assoluto.

Galleria d'arte dal calore familiare, questo è il regno dello chef
Nicola Batavia, la sua versione adulta. Un altro passo indietro, o forse uno in avanti, si torna bambini, ma con la consapevolezza della maturità: siamo al bistrot
The Egg, la porta accanto, due mondi uniti dalla stessa storia, due visioni diverse della vita, speculari eppure create dalla stessa mano. Cos'è
The Egg?
Nicola racconta così: “E' un’idea: che l’alta cucina possa nascere dalla semplicità, che le faccia da 'incubatore'. E che questo insieme di semplice e perfetto sia simboleggiato dall’uovo, dal suo concetto, dalla sua forma e dal suo gusto".
Quest’idea 'rotola' da un luogo all’altro del mondo – da Torino, a Venezia, a Londra, all’Ucraina - si schiude, dà vita ogni volta a qualcosa di diverso, ma fedele a sé stesso: 'semplice come un uovo'. Primordiale come un uovo, il logo prende le sembianze di un feto, il bistrot dedicato al figlio
Vittorio e inaugurato, non a caso, il 19 marzo 2014, il giorno della festa del papà. Qui è il luogo della scoperta, della curiosità, dell'easy design, in contrapposizione alla rilassata e matura eleganza del
Birichin. Qui bianco e rosso, là tinte tenui.
Qui i clienti si possono servire da soli, aprendo i frigo disegnati con linee accattivanti, là il servizio è sicuramente più impostato, come si confà a un ristorante. Qui si percepisce nell'aria la voglia di creare, di sperimentare, di sollecitare il palato e anche provocarlo. Là la formalità vince: il mondo adulto non è noioso, ma è certo più prevedibile, schedulato, pieno di sovrastrutture. Qui il menu non esiste, a fantasia dello chef, là varia stagionalmente. Qualche “cicchetto” è scritto anche al
The Egg: da spizzicare insieme agli amici la
Farinata, burro d’arachidi e cime di rapa, perchè non provare l'
Uovo di quaglia al palet con gli spinaci e liquirizia o una semplice quanto saporita
Strapazzata con formaggio di pecora di fossa e miele.
Qui da
The Egg il menu è democratico con una degustazione da 5 cicchetti e un primo di pasta a 25 euro, là al
Birichin i menu in degustazione sono in crescendo: 4 portate di “Ricordando il Mare” a 50 euro; 4 portate di “Ricordando la nostra terra e la tradizione” a 50 euro; il “Menu Gourmet. Passione. Fantasia” per 7 portate a 65 euro, ma il tocco dello chef “birichin” è evidente, rinomina il menu “Collezione Primavera 2017”.
The Egg e
Il Birichin: specchio di se stessi, due realtà allo stesso indirizzo: non si è mai completamente uguali a sé, ma in continuo cambiamento, nella Torino dei reali due anime che si contemperano senza temersi, tanto da lasciare spazio a una terza, quell'influenza internazionale dei viaggi dello chef
Batavia.