Milano Food&Wine Festival: anno terzo, giorno uno. Il format comincia a consolidarsi e infatti l’afflusso di ieri era superiore a sempre (le cifre le daremo alla fine dell’ultimo giorno del Festival, lunedì sera). Gente accorsa per bere e mangiare bene in contemporanea, con gli 250 vini selezionati da Helmut Koecher e i tanti piatti preparati da supercuochi a ondate dall’ora di pranzo fino quasi alla fine del giorno. Protagonisti assoluti, i Cerea di Da Vittorio: Bobo ha prima messo prima nel piatto dei Paccheri al pomodoro mantecati con Grana Padano ormai famosi dalle Alpi agli Iblei e dal Monginevro al Carso. Spazzolati. E a metà pomeriggio è arrivato il fratello Chicco a inscenare un bancale di bendiddio dolci, con una fontanella che sgorgava cioccolato, il sogno perverso di milioni di donne (e uomini) italiani.
A pranzo, accanto a
Bobo c’era
Domenico Della Salandra di
Taglio con la sua leccorniosa
Guancetta di manzo arrosto con purè. 200 porzioni, finite in un’ora. Ancora più in là, l’
Uovo con crema di latte al tartufo senz’acqua di
Fulvio Siccardi. Risucchiata dalla pellicola trasparente che lo conteneva. Tutto questo mentre
Tommaso dell’
Antica Corte Pallavicina affettava culatelli e salumi che era un piacere. E prima che la sera scendesse con altrettante bontà: il
Risotto allo zafferano di
Matteo Fronduti del
Manna di Milano, lo spettacolare
Baccalà mantecato alla veneziana da
Daniele Zennaro e
Irina Freguia del
Vecio Fritolin a Venezia e i
Trapizzini ripieni di
Stefano Callegari,
00100 Pizza a Roma. Un summa del meglio d’Italia, arrivata solo a un terzo del suo cammino, se si considera che oggi si prepara per il pranzo l’esercito dei
rubitt e tanto tanto altro ancora fino a notte fonda. E che lunedì si richuderà in bellezza con tante altre ghiottonerie, chiuse ancora una volta dall’atavico carrello dei dolci dei
Cerea, un inno alla gioia.

Helmut Koecher, Alessandra Rotondi e Paolo Marchi, loro le spiegazioni su tutti i vini e i piatti
Gioia che rimane mozza senza gli abbinamenti pensati da
Helmut Kodcher per riempire i calici col migliore dei nettari. Microfono in mano, il patron del
Merano Wine Festival dimostrava intelligenza nel dare più di un consiglio per ogni piatto (e non arrestarsi a uno solo, cesura che avrebbe accontetato non tutti i palati). E quindi, per dire, con la
Guancetta di
Della Salandra uno avrebbe potuto scegliere la struttura dell’inusuale
Gibelè Zibibbo Secco Terre Siciliane 2012 di
Carlo Pellegrino; oppure il
Fiorduva Furore Bianco Casa d’Amalfi di
Marisa Cuomo 2011. O ancora, il
Citra Vini Laus Vitae Montepulciano d’Abruzzo 2006. Se non ancora il
Rosso di Montalcino Paradisone di
Colle degli Angeli, «perfetto con cacciagione e arrosto», si affrettava a spiegare il produttore, chiamato sul palco a elencare in breve le proprietà. Gola e conoscenza. E per oggi è atteso il pienone.