L'evento di cui non si dovrebbe perdere nemmeno una goccia sta per cominciare. Per rendere l'attesa ancora più corposa, lasciamo decantare i 100 produttori nostrani che saranno presenti e concentriamoci sugli ospiti internazionali. Per una volta l'invasore straniero riceverà un caldo benvenuto. Seguendo la filosofia del pochi ma buoni il Milano Food&Wine Festival riserva un posto di primo piano anche a una decina di cantine straniere.
Tra queste, quella che spicca di più è senza dubbio la Cantina georgiana Khareba. La Georgia è storicamente considerata la culla del vino, il paese in cui è stato fatto per la prima volta. Sarà l'occasione per immergersi in veri e proprio sorsi di archeologia vinicola e di mandare giù, oltre che al vino in degustazione, anche la storia che ha a che fare con la sua origine. Khareba produce vino nelle zone storiche di Kaheti e Imereti, ereditando metodi antichi di vinificazione della tradizione georgiana.

La fermentazione di tutti i vini fermi Khareba che degusteremo al MFWF, avviene in recipienti di terracotta interrati (qvevri) per una durata di almeno 8 mesi. Assaggeremo il più diffuso dei vitigni autoctoni georgiani, l'
Otskanuri Sapere, che dà origine a un rosso diretto e piacevole. Non mancherà il
Krakhuna, vitigno responsabile di bianchi dalle spalle larghe e molto longevi. Ci sarà anche un bianco più elegante e fruttato, il
Mitsvane.
La seconda cantina da non perdere è slovena e sorge proprio al confine con il Friuli, a Dobrovo.
Movia è un'azienda con più di 200 anni di storia e 22 ettari vitati tra la Slovenia e il Collio. Di proprietà della famiglia
Kristančič, anche questa cantina deve buona parte del successo alla sua storia. Sembra paradossale, ma se assaggeremo vini che sanno esprimere veramente il loro terroir di appartenenza lo dobbiamo un po' anche al dittatore
Tito. Volete sapere perché? Chiedetelo a chi vi farà provare il
Puro Rosè - pinot nero in purezza - spumante metodo classico che non subisce la sboccatura in cantina, ma al momento del consumo tramite un procedimento speciale. Spettacolo assicurato.
Grandi aspettative anche per il
Lunar, 100% chardonnay vendemmia tardiva, e per i due
Veliko, rosso e bianco vendemmia tardiva dal lungo invecchiamento (6,5 anni per il rosso, 4,5 per il bianco). Aspettiamo di averne la conferma dai calici, ma la cantina
Movia ben rappresenta il tema del rispetto, fil rouge di
Identità Milano, in quella declinazione del rispetto del terroir e del consumatore che si manifesta nell'adesione al credo biodinamico, all'uso di soli lieviti indigeni e alla presenza più che esigua di anidride solforosa.
Gli altri posti disponibili sono stati conquistati dai francesi, che invaderanno i nostri sensi con l'eleganza dei loro champagne
Chassenay D'Arce,
Alexandre Penet,
Christian Bourmault,
Breton Fils e con una cantina della Linguadoca,
Chateau Valflaunès, nata nel 1998 e il cui proprietario
Fabian Reboul è riuscito a creare grandi vini dopo esperienze in Oregon e Nuova Zelanda. L'Erasmus in Italia è a rischio? Il
Milano Food&Wine Festival ve ne offre uno memorabile sul vino dal 9 al 11 febbraio. Per chi ha voglia di scambi e brindisi culturali le iscrizioni sono aperte.
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