A Parigi, con il caldo o al gelo, su una riva del romantico Canal du Midi o davanti al cinema, la fila davanti a Le Camion qui Fume è sempre presente: da ormai 3 anni, il primo food truck della Francia – lanciato da una chef californiana di formazione francese, Kristin Frederick – prende per il naso e per la gola con i suoi irresistibili hamburger accompagnati da patatine fritte, coleslaw e cheesecake.
A Londra, adesso che Pitt Cue ha abbandonato South Bank per trasferirsi con carni barbeque e bourbon tra quattro mura a Soho, la gara è aperta per aggiudicarsi il titolo di "miglior food truck gourmet della città". Negli Usa, dove il fenomeno è nato e impazzano siti dedicati come www.foodtrucktalk.com, ce n'è davvero per tutti i gusti: dal junk food all'etnico di qualità, senza tralasciare il truck newyorkese tutto dedicato ai dessert o l'imponente Del Popolo, che con un forno artigianale made in Napoli a bordo propone nell'area di San Francisco richiestissime "napoletane".
E in Italia, a che punto siamo? Dopo l'exploit del
food truck di Mauro Uliassi, ideato dallo chef insieme al designer
Mirko Gabellini e inaugurato col botto al Salone del Mobile per poi andare in giro tra eventi e manifestazioni in tutta Italia, qualcosa – è il caso di dirlo – sembra muoversi anche da noi. Protagonista del "food truck italian way" è quasi sempre l'
Ape Piaggio, o meglio il suo restyling in chiave
food da parte dell'architetto spezzino
Andrea Carletti. È questo, in originale o sotto forma di emuli, il format – personalizzato nel design e nell'attrezzatura – alla base dei
food truck nostrani che stanno nascendo un po' in tutta la penisola: dall'
Ape Bistrot milanese che con il suo stile un po' retrò vuole evocare l'atmosfera dei vecchi bistrot francesi, al tutto bianco dell'
Aperitivo Napoli, lanciato dal giovane cuoco
Vincenzo Russo – altrimenti ai fornelli del ristorante partenopeo
Casa Alfonso – per proporre inusuali aperitivi subito dopo il rito nuziale, che si tratti di sushi o il tipico
o’ per' e o’ muss (piedini e testina di maiale) a seconda dei gusti.
Per le strade di Roma scorrazza da qualche tempo l'apetta rosa a pois bianchi (una seconda è in arrivo) di
Pizza & Mortazza, versione mobile di uno dei più popolari street food capitolini a base appunto di pizza bianca (sfornata da uno dei 4 forni di fiducia a seconda della zona) e Mortadella di Bologna IGP o – appena più snob – prosciutto crudo. A bordo, un'affettatrice e poco altro, per riportare tra le strade romane un prodotto storico ma ormai difficile da trovare se non componendolo da soli al super. Questa l'idea alla base della mini-avventura impreditoriale di
Adriano Antonioli e soci, che ha subito riscosso un grande successo anche grazie a una comunicazione efficace su social e internet.

Aperitivo Napoli, da un'idea di Vincenzo Russo
Eppure, proprio l'altro giorno i vigili hanno fatto sloggiare l'ape-mortadella dalla postazione davanti alla Sapienza, lasciando a bocca asciutta i tanti studenti in attesa di un pasto appetitoso a portata di mano e di tasca. «Noi abbiamo la licenza per la vendita ambulante itinerante – spiega
Antonioli – e non possiamo sostare in aree pubbliche. Ma siamo caparbi e andiamo avanti. Adesso abbiamo lanciato il servizio a domicilio: chi ci vuole ci chiama, e se siamo in zona andiamo all'indirizzo stabilito». Pare che siano infatti soprattutto di natura burocratica e logistica gli ostacoli al diffondersi dei food truck in Italia, visto che fantasia e materie prime certo non ci mancano. Ne parleremo domani con
Stefano Callegari, compagno di bordo prediletto di
Mauro Uliassi con i suoi geniali trapizzini.
1. continua