Ancora un mese, e sabato 21 gennaio Enrico Buonocore inaugurerà la settima Langosteria, la seconda all’estero dopo Parigi, la prima in alta quota, dopo averla declinata per ben quattro volte a Milano e una quinta a Paraggi, tre curve o quattro prima di Portofino nel Golfo del Tigullio, riviera ligure di Levante. Appuntamento a St.Moritz, tra Engadina e Grigioni, attorno ai duemila metri, alle spalle del paese e del lago in direzione Corviglia. In pratica sulle piste da sci di una località unica; sport invernali a parte, celebre per bellezza e ricchezza, una esclusività che nel tempo le ha creato un problema importante: St.Moritz è “vecchia”. Piace soprattutto agli over 50, che possono permettersela, meno ai trentenni. Da qui un grande

Langosteria St.Moritz: Baked potato e caviale
lavoro degli amministratori per ringiovanirne l’immagine.
La Langosteria prende posto di una baita storica come la Chesa Chantarella dove hanno brillato due celebrità come i Mathis, padre e figlio, Hartly e Reto, primo locale nel 1967, famosi per avere deliziato generazioni di ricchi con piatti a base di aragosta, caviale e tartufi. Non che Buonocore non li offra, ma lo fa in chiave contemporanea, non per ostentazione ma come tasselli, tessere di proposte che uniscono due ingredienti all’opposto tra loro, uno ricco e uno povero, figli di ragionamenti gastronomici molto attuali al punto che di povero c’è ben poco perché ogni singolo prodotto è nella sua miglior espressione.

Polenta bianca e frutti di mare alla Langosteria di St.Moritz
In un pranzo informale nella casa madre meneghina, aperta in via Savona nel marzo 2007, primo passo con una golosa Baked potato e caviale Oscietra. Il patron l'ha definita peccaminosa e ci ha preso. Quindi Polenta bianca e frutti di mare, una minestra da applausi. Al terzo momento ha fatto irruzione la bandiera di
Buonocore: l’Alaska King Crab, con fregola sarda tirata a mano. Dolce e allegra chiusura con cannoncini alla crema.

Fregola e King Krab dell'Alaska
La cosa più bella della
Langosteria è la sua unicità declinata in maniere diverse tra loro. Pensata per chi ama il pesce, non ce ne sono due uguali tra loro. Nulla a che vedere con più versioni bistrot di un posto alla sua massima espressione. Nei social come in rete il nome, la pagina sono unici, Langosteria, l’osteria che ha per simbolo lo scampo, langoustine in francese. Facilissimo da memorizzare. Ha detto
Enrico: «Noi ci adattiamo al posto dove ci insediamo, senza snaturarci. Non serviamo carne e nemmeno formaggio, ovunque. Noi siamo mare e studiamo piatti che siano memorabili nel senso di riconoscibili, di desiderabili».

Una porzione di fregola nella versione della Langosteria
St.Moritz impersonifica un passo diverso da quelli che l’hanno preceduta. Non è in riva al mare e nemmeno è una metropoli dove può trovare di ogni. «Lì la logistica è molto importante perché in pratica devi portare tutto: il broccolo fiolaro e un certo tipo di patata, diversi tipi di pomodoro come corbarino, poliziano e san marzano. E visto che il freddo si farà sentire, pensare a minestre calde, da condividere tra due persone».
Dal via sono trascorsi quindici anni e anche se Milano ama il pesce, gli inizi non furono immediati, facili: «A pranzo eravamo in pratica vuoti, si lavorava solo la sera e in pratrica nei media non si parlava di noi. Poi a febbraio 2008 si presentò
Mauro Remondino che scriveva su
Style, un inserto del
Corriere della Sera. Se ne uscì entusiasta tanto che titolò il suo servizio
Ostrica che cena. Fu un successo enorme, tanto che decollò anche il pranzo». Era nata una stella di mare che adeso vira verso la versione stella alpina.