24-03-2019
Corrado Assenza sul palco dell'auditorium (tutte le foto sono di Brambilla-Serrani)
Agli ultimi trentacinque anni della storia del Caffè Sicilia di Noto, mancavano quarantotto minuti.
Mancavano i quarantotto minuti con cui Chef’s Table ha reso possibile che questa fiaba - la fiaba di un uomo e di una terra, di una visione e di un metodo, incantevole ed esemplare come tutte le fiabe - potesse finalmente essere narrata di casa in casa, di famiglia in famiglia, in tutto il mondo.
Assenza con Maddalena Fossati, presentatrice del pomeriggio dedicato al dessert
«Continuiamo solo a fare quel che facciamo da quindici anni su questo palco, che è proprio: costruire nuove memorie», ha raccontato lui stesso, ospite fisso al congresso dalla prima edizione, ora che si ritrova a gestire un’improvvisa sovraesposizione mediatica dal "basso" del suo connaturato understatement: «Quello che ha reso possibile Netflix è stato solo farci esistere per un pubblico più vasto, mutarne la percezione, far cambiare a diverse migliaia di persone la destinazione del loro biglietto aereo per le vacanze e portarle in Sicilia, a Noto. E anche, tra le altre cose, costringermi a riorganizzare tutti i tempi del mio lavoro, per non abbandonare mai il laboratorio ma allo stesso tempo non deludere le persone che sono arrivate sin lì per cercarmi, per scambiare una parola». C’è gente - questo Corrado lo racconta a bassa voce - che a Noto c’è rimasta, cercando casa, per potergli girare intorno, per poter attingere alla sua ispirazione: «Perché anche se faccio un altro lavoro - gli dicono tutti - voglio essere capace di farlo come tu fai il tuo».
Se lo immagini, per esempio, puoi costruire un dessert al piatto come un albero dai grandi rami su cui far arrampicare un bambino, su cui costruire nuovi «giochi per il palato», per usare le sue stesse parole, attorno alla struttura possente e benevola di una semplice pasta frolla.
«Abbiamo preferito partire da un foglio bianco, ma alto due spanne, tirate su da millenni di storia siciliana»: la frolla, infatti, è fatta con la farina Petra Evolutiva, il condensato contemporaneo delle memorie agricole del Mediterraneo, la metafora di un consapevole ritorno alla sapienza della natura. «Abbiamo scoperto - racconta Assenza - che, quando diventa biscotto, l’Evolutiva rivela una leggerezza che nessun’altra farina ha, quando incontra la saliva cresce come crema, col suo forte gusto di grano, addolcito dalle scorze dei limoni femminelli siracusani con cui l’abbiamo fatta incontrare affinché ne trattenesse tutti gli oli essenziali e se ne facesse megafono».
«Quel che importa - è il mantra di Assenza - è che la pera abbia un gusto di vera pera, il limone di vero limone, l’arancia di vera arancia, il cioccolato di vero cacao. Il resto succeda liberamente nel palato di ognuno e liberamente si rigeneri in una nuova forma, assaggio dopo assaggio».
«Ecco che col tempo ritornano: cambiate, cresciute, maturate, ma sempre idee». Perché se lo immagini, parola di Corrado, puoi.
di
classe 1987, giornalista professionista testardamente modicana, sommelier in formazione permanente. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie, persone e imprese legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo