17-04-2019
Il sorriso di Cristiana e Niko Romito, sul palco di Identità di Sala 2019, realizzato in collaborazione con Cantine Ferrari (tutte le foto Brambilla / Serrani)
«Una modifica su un piatto, su una ceramica, su un servizio spesso ce la passiamo dal Reale al Bulgari, dal Bulgari a Spazio: il dialogo che c’è tra i nostri reparti ha quasi dell’incredibile». È il corollario sulla declinazione dell’ospitalità dell’efficace intervento dal palco di Identità di sala di Niko Romito, titolare e chef del tristellato Reale di Castel di Sangro, e della sorella Cristiana, general manager della struttura Casadonna e indispensabile figura di raccordo tra sala, cucina e accoglienza.
«Credo di aver fondato la prima scuola italiana di cucina che si trasforma in impresa». Il ragionamento del cuoco-imprenditore abruzzese, artefice di format ristorativi diversi e di successo, comincia da un concept: «Ho fatto in modo che la scuola investisse sulla propria formazione aprendo il primo Spazio a Rivisondoli, dove prima c’era il Reale. Dal bisogno di confronto con città dai grandi numeri ho inaugurato a Milano e Roma, dove poi è nato anche il progetto Pane».
Cristiana e Niko Romito con il moderatore di Identità di Sala Federico De Cesare Viola
L’ultimo nato si trova sulla Strada Statale 17 a Castel di Sangro: «Alt è un programma popolare al massimo, dove lo scontrino medio è di 6 o 7 euro. Una stazione dove in 25-30 minuti si deve erogare un servizio servendo un prodotto di qualità in modo quasi espresso».
Romanticismo e rivoluzione per arrivare all’eccellenza: «Il proposito è di interscambiare il personale all’interno di tutti i nostri locali; portare i ragazzi di Alt al Reale e poi riportarli da Alt per mostrargli realtà difformi, facendogli però capire che la filosofia e la finalità dell’accoglienza sono le stesse: soddisfare la richiesta del cliente in base al luogo dove ci troviamo».
La chiusura è sul sodalizio con l’importante firma gioielliera: «La partnership con Bulgari è un grande progetto culturale italiano: al centro c’è una cucina che vuole rapportarsi a culture diverse, a territori diversi, a gusti gastronomici diversi». E racconta: «Il nostro pane è presente al Reale, da Spazio, da Alt e nei ristoranti Bulgari perché per noi è un simbolo di italianità, di storia e di territorio; in Cina il pane è fatto con farine bianche, cotto a vapore e quindi morbido. Quando ho portato in tavola per la prima volta il pane italiano a Pechino, i clienti ne mangiavano solo la mollica credendo che la crosta fosse un difetto».
Un trionfo internazionale che parte da lontano, da una piccola città abruzzese di nemmeno settemila abitanti: le dinamiche dell’ospitalità Romitiana nascono e crescono a Casadonna, dove Cristiana dirige e coordina i collaboratori con passione e bravura: «Prima di iniziare a lavorare, da noi è fondamentale il training del personale. Chi pernotta a Casadonna deve vivere un’esperienza a 360° ed è quindi necessario che tutte le nuove figure vengano formate per oltre un mese fino a imparare ogni cosa nel dettaglio, dal nome del designer delle sedie ai materiali utilizzati nel locale, dai prezzi delle stanze alle offerte del momento, all’imprescindibile conoscenza della cucina».
E poi prosegue con appropriate considerazioni: «La formazione serve a dare le basi, ma è sempre indispensabile che venga fuori l’individualità, il carattere e l’istinto di ognuno. È sostanziale parlare con il cliente, capirne le aspettative instaurando un dialogo ed essendo presenti ma non invadenti. Ogni individuo è differente, alcuni gradiscono l’approccio o il colloquio, altri restano più riservati; la bravura di chi opera è capire che tipo di persona si ha davanti e regolarsi di conseguenza».
Ovviamente alla base c’è la cucina: «Chi lavora in sala conosce nel dettaglio i piatti perché ha studiato le schede tecniche, li ha assaggiati, ha ascoltato le spiegazioni. L’obiettivo è far arrivare al cliente il messaggio che vuol trasmettere lo chef». Less is more: «Casadonna è un convento del 500, essenziale e lineare, così è la nostra proposta gastronomica e così è anche il servizio: cerchiamo di sottarrre anziché aggiungere. E dietro la semplicità c’è un impegno immenso».
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classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016