11-04-2019
Da sinistra: Maurizio Trezzi, che ha condotto la lezione di Federico Della Vecchia e Domenico Costantini, chef e barman di Bioesserì
Si fa presto a dire biologico. Un termine, suo malgrado, spesso abusato o utilizzato con estrema disinvoltura quando si parla di ortaggi, frutta, olio, vino. La responsabilità è da ascrivere a chi bada più al marketing che alla sostanza. A quelli che cavalcano le mode invece di crearle o a sfrontati avventurieri di pentole e fornelli capaci di cucinare specchietti buoni solo per le allodole.
C’è qualcuno che, invece, prende il tema decisamente più sul serio. Verifica, seleziona, sceglie. E poi assembla, prepara e propone. Da Bioesserì, concept restaurant certificati bio a Palermo e Milano, fanno esattamente così. I fratelli Borgia sono siciliani, di Palermo. E da una terra dove il biologico è modus operandi dalla notte dei tempi, sono partiti alla conquista di Milano dove, a Brera e fra poco in una seconda location in zona Gae Aulenti, hanno dato vita al loro progetto di ristorazione.
«Da Bioesserì cerchiamo di costruire esperienze complete dove gli elementi presenti nel piatto trovano esaltazione e si amplificano grazie al cocktail – spiega Della Vecchia – dove il cliente li può facilmente ritrovare. Insieme a Domenico vogliamo elaborare pairing per accentuare le caratteristiche di gusto e di selezione delle materie prime proposte nei nostri piatti».
E nel bellissimo locale milanese, con tanti tavoli ben distanziati, soffitto a cassettoni e pareti con mattoni a vista, la selezioni di piatti usciti dalla cucina di Della Vecchia e le pizze preparate con farine integrali convincono i tanti avventori.
«Il cosiddetto “Leche de Tigre” - spiega Federico Della Vecchia – normalmente preparato per la marinatura del pesce con succo di agrumi, peperoncino e coriandolo, viene sostituito da un drink su base Mescal, usato al posto della Tequila, messo in infusione a 40 gradi, sotto vuoto, per 50 minuti con tutti gli aromi e le spezie utilizzati per la classica marinatura del Ceviche. In questo caso sono stati usati coriandolo, cipolla marinata, lime, peperone e pepe. Poi abbiamo aggiunto l’alga Kombu per dare una nota salina più spinta. Con questo si compone il piatto direttamente nel bicchiere per consentire la marinatura della ricciola. Il risultato è una sorta di mangia e bevi di grande freschezza e gusto».
«In abbinamento a questo piatto – dice Domenico Cosentino – ho pensato di proporre una rivisitazione dell’Old Fashioned. Lo preparo con un Bourbon infuso a 70° gradi sottovuoto per 50 minuti con delle mandorle fritte e salata di Barrafranca. Alla fine del processo il liquido viene abbattuto per separare la base grassa dell’olio di mandorla e ottenere un bourbon profumato che fa da base al drink. Invece della classica zolletta di zucchero bianco utilizzo il Moscovado, con sentori di melissa e liquirizia, e sostituisco l’angostura con una goccia di China».
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Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica