20-04-2021
"Ti sveglierai sull’indaco del mattino / quando la luce ha un piede in terra e l’altro in mare": inizia così, tradotto dal dialetto genovese, il testo di una famosa canzone di Fabrizio De Andrè, scritta insieme a Ivano Fossati, per il monumentale disco Le Nuvole. La canzone è "‘A çimma" e la protagonista del testo scritto dai due cantautori genovesi è una delle più deliziose specialità della cucina ligure: la Cima. Che nel brano viene raccontata con vera passione, dall'inizio della sua preparazione da parte del cuoco, all'alba, fino al momento in cui "vegnan a pigiàtela i câmé", vengono a prenderla i camerieri.
La Cima alla genovese è, come moltissime ricette della tradizione regionale italiana, un piatto di recupero: una tasca di carne di vitello che viene riempita di avanzi, di frattaglie, di verdure, di piselli e poi ancora uova, formaggio... E poi le erbe aromatiche, l'immancabile prebuggiun, ma anche e soprattutto la maggiorana, "ondú de mâ miscióu de pèrsa légia", odore di mare mescolato a maggiorana leggera, tornando alle parole di De Andrè. Un'antica ricetta che oggi vi proponiamo nella versione di Edoardo Traverso, resident chef dell'Hub di Identità Golose Milano e ligure doc.
Il ricettario di nonna Fulvia
INGREDIENTI
Per il ripieno
400 g di trita di vitello 200 g di testina di vitello 250 g di bietoline fresche 100 g di piselli 100 g di carote 70 g di parmigiano 2 mazzetti di maggiorana noce moscata q. b. sale q.b pepe q. b. 5 uova
Per la cima
1 kg tasca di vitello 1 cipolla 2 coste di sedano 2 carote
Partiamo preparando il ripieno, mettiamo a rosolare la carne in padella con un filo d’olio, nel mentre laviamo e puliamo la testina di vitello e la bolliamo, prendiamo le bietole lavate e le tagliamo a julienne, le mettiamo in una bowl insieme ai piselli freschi, le carote tagliate a brunoise, la trita di vitello, la cervella e la maggiorana tritata. Una volta messi tutti gli ingredienti insieme aggiungiamo le uova all’interno, mescoliamo il tutto, aggiustiamo di sale, pepe e noce moscata. A questo punto prendiamo la nostra tasca di vitello e controlliamo che non sia bucata, riempiendola semplicemente con acqua corrente; qualora fosse bucata, prediamo ago e spago e la cuciamo. Prendiamo il ripieno e lo introduciamo nella sacca di vitello: a metà farcitura, se vogliamo, aggiungiamo un uovo sodo e completiamo con la farcitura. Importantissimo è non riempirla troppo, perché durante la cottura si gonfierà, rischiando che scoppi, quindi è importante che il ripieno abbia il giusto spazio per gonfiarsi. Una volta riempita, la cuciamo in maniera serrata e la cuociamo per due ore e mezza circa in un classico brodo vegetale. Importantissimo introdurla in acqua in maniera delicata in modo che non abbia un sock violento: una volta immersa vedrete che si gonfierà, e a questo punto con un ago la buchiamo, per fare fuoriuscire l’aria che si è formata. Terminiamo la cottura, facciamo raffreddare e tagliamo a fette per servirla.
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A cura della redazione di Identità Golose
Una foto di gruppo particolarmente affollata, con le brigate di Identità Golose Milano, del Miramonti l'Altro e del ristorante Georges Blanc in via Romagnosi