16-10-2018
Vincenzo Donatiello, maitre e sommelier del ristorante Piazza Duomo, guida la degustazione di vini lucani in occasione della Fiera del tartufo Bianco d’Alba
La Fiera del tartufo Bianco d’Alba ha preso il via con un messaggio di forte legame con la Basilicata, regione che già l’anno scorso aveva partecipato alla Fiera con un confronto di tartufi e una delegazione di chef lucani attivi sul territorio piemontese. Nel primo week end (6 e 7 ottobre), le eccellenze umane ed enogastronomiche della regione del Sud sono state ben rappresentate da due importanti momenti di promozione: il cooking show, organizzato in collaborazione con Accademia Bocuse d’Or Italia dello chef Massimo Carleo dell’Home Restaurant di Potenza e la degustazione guidata da Vincenzo Donatiello di origini lucane, affermato manager e capo sommelier del ristorante Piazza Duomo di Alba, la casa da 3 stelle Michelin di Cantine Ceretto, con Enrico Crippa ai fornelli.
Abbiamo seguito con entusiasmo la degustazione di Donatiello, dal 2013 sommelier ad Alba e cresciuto a tal punto da passare, dopo appena due anni, a dirigerne la sala, ottenendo numerosi riconoscimenti di critica e pubblico. Un racconto dei vini della sua terra d'origine, cui è legato da un affetto sincero ma tenue, forse perché l’ha lasciata giovanissimo, a 13 anni, per seguire i suoi studi alberghieri a Vieste, in Puglia, e intraprendere subito la carriera di cameriere. «Ero deciso a fare il cuoco. Ma dopo il primo giorno della prima stagione in albergo, mi sono reso conto che quello che volevo veramente era lavorare in sala. E da lì è iniziato il tutto», ha spiegato.
Nei suoi racconti Donatiello coinvolge, affascina, dirige la degustazione e il pubblico, così come riesce a fare nella sala del suo regno. Ed è bello osservarlo, ed è inevitabile poi fermarsi a fare due chiacchiere, per scoprire qualcosa di più del professionista. Esperienze importanti in ristoranti stellati italiani - La Frasca di Milano Marittima, Pascucci al Porticciolo a Fiumicino, Il Piastrino a Pennabili -, è convinto che l’accoglienza sia italiana al 100%, e che come italiani in questo ambito abbiamo solo da insegnare. «Già 50 o 60 anni fa», ricorda, «i migliori maitre sono sempre stati i nostri. La nostra capacità di accoglienza va oltre ogni altro paese, e il futuro della sala è ancora ampio, tutto da sfruttare».
E qui detta una regola che ogni futuro esperto di sala dovrebbe appuntarsi: «Il servizio va creato tailor made sul cliente, che tu sia un tristellato o un’osteria di paese. Il ristorante lo fa il cliente. Prendiamo il grande senso di ospitalità della trattoria italiana e portiamolo ai livelli più alti».
E’ quello che continua a fare lui, che adora imparare dagli altri, osservare i colleghi, confrontarsi e conoscere vini e produttori. Ogni anno visita almeno 50 nuovi ristoranti, e degusta 10mila vini. Come avviene l’abbinamento perfetto dei vini con i piatti di Crippa? «Io subentro sempre dopo la creazione del cuoco. Una volta che lui ritiene che il piatto sia vicino alla definizione, arrivo io con le idee di abbinamento, anche per capire dove si può giocare con diverse proposte». Un esempio? “L’insalata 21-31-41-51 è abbinata a vini da vigne tardive che permettono di mantenere l’equilibrio del piatto e soprattutto di avere quel gioco tra acidità e zucchero che riesce a mettere in equilibrio le note amaricanti di alcune foglie. Un vino secco non potrebbe aiutarci». Il desiderio per il futuro è uno: «Se dovessi scegliere un ospite che non abbiamo ancora avuto al ristorante, mi piacerebbe avere il Pontefice». Chissà che la Fiera del Tartufo non porti ad Alba anche Sua Santità.
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
di
classe 1975, ingegnere creativo, in ricordo di un docente che la definiva troppo creativa per fare l’ingegnere. L’ha avuta vinta lui: così dopo anni spesi nel settore energetico, scrivendo di cibo e viaggi nel tempo perso, oggi scrive a tempo pieno di storie di cibo, di mani che lavorano il cibo, di teste che lo creano. Co-autrice de Storie di cibo dietro nelle Terre di Expo, ideatrice del progetto Storie di cibo dietro le sbarre, che sarà un prossimo libro. Adora il buon cibo e il buon vino
Retroscena e curiosità di un mestiere affascinante, storie di grandi donne e uomini che hanno scritto la storia della ristorazione italiana e internazionale, visioni e consigli per alimentare nel tempo un ritorno al vero polmone dell’ospitalità: dritti In sala