30-12-2014

Frizzare nel 2015

Cinque etichette per far saltare tappi non convenzionali alla mezzanotte di San Silvestro

Fra pochi giorni, volenti o nolenti, l’atmosfera sarà frizzante. A qualcuno salteranno i nervi, a molti salteranno i tappi. Quelli realizzati apposta per resistere fino a 10 atmosfere di pressione generata dall’anidride carbonica prodotta dai Metodo Classico durante la seconda fermentazione in bottiglia. In molti faranno il botto.

I più bravi non stringeranno la bottiglia al collo per evitare di perdere 1/3 del vino e di battezzare gli ospiti. I bambini, non potendo ancora brindare, si contenderanno i funghi di sughero finiti sotto il tavolo o dietro le tende. La coda lunga dei festeggiamenti natalizi sfocerà nella notte di San Silvestro e nei calici, ancor prima di mezzanotte, andranno in scena fuochi d’artificio di perlage. Senza dimenticare i grandi classici della spumantistica italiana e internazionale ci permettiamo di proporvi alcune hit suonate da vitigni poco cononosciuti, almeno nella loro veste brut o più o meno dosata.

Xenium Brut, Domini Dauni
La spumantistica non è da lei. Stiamo parlando della Puglia, da sempre vocata a vini rossi setosi e piacioni. Eppure c’è un vitigno, il bombino, che da alcuni anni dà il meglio di sé quando fermenta. Il Brut Xenium dell’azienda Domini Dauni, distribuito da Lungo la via Francigena, è vinificato in acciaio, imbottigliato dopo 6 mesi e affinato per 36 mesi sui lieviti. Per essere un vino che ha ancora pochi occhi, nasi e bocche addosso si presenta come un veterano dei metodi classici. Colore paglierino brillante, naso croccante di crosta di pane e agrumi e bocca di gherigli di noce con una lunghissima persistenza.

Chiaror sul Masso 2010, Cascina Carpini
The Timorasso Experiment. Paolo Carlo Ghislandi, patron di Cascina Carpini, è – crediamo – l’unico a produrre un timorasso in versione spumantizzata. Mentre assaggiava dalla vasche il suo Timorasso fermo Brezza d’estate è stato colpito dal fulmine dell’avanguardia e ha deciso di usare il metodo Martinotti lungo per questa bollicina poco usuale. Cosa ne è uscito? Un Timorasso che ti avvolge in sentori di fiori di campo appena colti e di grafite, dotato di una spuma che ti riempie la bocca per poi svanire in note vegetali e amaricanti. Per noi perfetto con il vitello tonnato e il risotto ai porcini.

Profilo, Picchioni
Ognuno di noi ha un profilo facebook, tenuto in vita da aggiornamenti serrati e frammenti di esistenza degna di essere resa pubblica, a torto o a ragione. Anche Andrea Picchioni ha il suo Profilo, qualcosa che è stato avviato 11 anni fa e che non si adatta ai voyeuristi dei giorni nostri. Uno spumante simile è anacronismo puro, inadatto per il mondo che vuole tutto e subito e che quando dici pazienza…ah sì la canzone dei Guns.
Oro nel calice, materia in bocca. Un blend di Pinot Nero e Chardonnay che al primo assaggio investe con la sua grassezza da caramella mou e miele di castagno, poi si rivela con una bollicina fitta e persistente e, nonostante l’età, fresco e pieno di energia. È uno spumante di grande struttura da tutto pasto escluso l’antipasto.

Brut Vintage 2005, Charles Heidsieck
A completare la “manita” chiamiamo uno champagne. Il millesimato Vintage 2005 ha colpito innanzitutto per la sua carta di identità, quella di un’annata che non passerà alla storia come una della migliori per lo champagne. Tuttavia la Maison CH tiene più allo stile che al senso comune: rotondità e cremosità devono essere il marchio di fabbrica. Questo assemblaggio di 60% Pinot Noir e 40% Chardonnay provenienti dai migliori villaggi della Coté des Blanc, rispetta questi canoni e stupisce con effluvi di nocciola tostata e crosta di pane e con un assaggio che sa di dattero, che diventa vinoso per finire agrumato e fresco.

Franciacorta Pas Dosé Riserva “QdE” 2007, Il Mosnel
Il Mosnel è una celebre cantina franciacortina. Ma è anche una delle poche che utilizza il Pinot Bianco nelle sue cuvee. Per il Riserva “QdE”, almeno 60 mesi sui lieviti, la presenza di questa uva a bacca bianca è addirittura al 40%. Questo le dà pieno diritto di stare nella nostra shortlist festaiola alternativa. Bollicine fini e persistenti, note agrumate che inebriano l’olfatto. In bocca è squillante e il pinot bianco fa riverberare la sua acidità naturale donando a questo vino una beva incredibile e una prospettiva di invecchiamento di molti altri anni.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Martino Lapini

Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini

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