18-03-2013

Frappato superstar

Due donne e l'irresistibile ascesa di un vino che
fa impazzire gli Americani. E non solo loro

Arianna Occhipinti dell'omonima azienda agricola d

Arianna Occhipinti dell'omonima azienda agricola di Vittoria (Ragusa), +39.339.7383580, al lavoro tra le sue botti di frappato. Il vitigno/vino siciliano vive una fase molto interessante, anche grazie al lavoro di altre produttrici come Gaetana Jacono Gola dell'azienda Valle dell'Acate di Acate (Rg) +39.0932.874166 (foto Giuseppe Portuesi)

Sul New York Times del 31 gennaio è addirittura citato come la perfetta rappresentazione di un mondo radicalmente cambiato negli ultimi 25 anni. "Negli Ottanta, pochi conoscevano il Frappato e molti dei vini prodotti in Sicilia erano considerati pesanti, ossidati o più semplicemente mal fatti. Oggi invece la Sicilia è fonte di vini eccitanti". Evidentemente gli americani si emozionano più facilmente di noi e non hanno paura a comunicarlo, anche un po' sopra le righe. Oppure, più semplicemente, il loro approccio "infantile" gli permette di essere più genuini e open minded. Sta di fatto che la maggior parte del frappato prodotto in Sicilia, sia nella versione in purezza e sia quando compone - assieme al nero d'avola - la docg del Cerasuolo di Vittoria, oggi viene esportato.

Gaetana Jacono Gola

Gaetana Jacono Gola

Frappato deriva dal termine dialettale rappato, che si riferisce agli acini dei grappoli molto ravvicinati e al fatto che la foglia della vite, quando fa molto caldo, si arrappa, cioè chiude i lembi su se stessa. Per parlare di questo antico vitigno autoctono siciliano abbiamo scomodato le due quote rosa che più di ogni altro produttore hanno creduto in questo vino, vinificandolo in purezza e cercando di lanciarlo oltre il più celebre e muscoloso nero d'avola di cui ha sempre fatto da spalla.

Gaetana Jacono Gola
, fresca di nomina come brand ambassador del Cerasuolo di Vittoria, e Arianna Occhipinti sono due donne che non si sono mai "rappate", così come testimoniano le loro storie. Gaetana poteva fare la farmacista ma ha preferito prendere in mano l'azienda vinicola di famiglia che produce vino da 6 generazioni. Arianna ancora minorenne è stata folgorata sulla via del Vinitaly quando ci andò assieme alla zio, anche lui noto produttore siciliano. Due donne che l'America l'hanno trovata in Sicilia, tra gli acini di questo vitigno con caratteristiche simili ai più blasonati pinot nero e nebbiolo. "Nelle degustazioni alla cieca - racconta Arianna - il mio frappato viene quasi sempre confuso con un vino piemontese".

Sua maestà il frappato

Sua maestà il frappato

È merito di entrambe se il frappato ha iniziato a esprimere una personalità propria. Nell'azienda Valle dell'Acate, +39.0932.874166) di Gaetana Jacono Gola e della famiglia Ferreri, trovando il perfetto terroir fatto di terra nera e ciottoli bianchi. E negli attuali 18 ettari dell'Agricola Occhipinti, +39.339.7383580, che ormai da anni tratta il frappato come un figlio non imbrigliato, ma accompagnato a mostrare i suoi talenti, attraverso lunghe macerazioni e la drastica riduzione della resa di quintali di uva per ettaro.

Assaggiando i frappato Valle dell'Acate e Occhipinti si viene a conoscenza dell'anima di questo vitigno. Nel primo, prodotto nella contrada Bidini di Acate, la sostanza emerge sotto forma di lampone, fragola e mora che inebriano il naso e di una spiccata acidità che lascia la bocca fresca e pulita. Nel secondo, coltivato nella contrada Fossa di lupo di Vittoria, ne leggiamo la tensione ideale che si svela in note più speziate e complesse, dischiuse in un retrogusto di liquirizia. Lasciando agli americani il piacere di abbinarlo ai loro bbq e al tacchino del thanksgiving, noi non ci nascondiamo e lo mettiamo al centro di una tavola in cui si serve tonno rosso o sushi oppure carni delicate come il coniglio o la quaglia.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Martino Lapini

Milanese incastrato dalla Romagna. Copywriter. Vorrebbe invecchiare in una botte di rovere. Twitter @martinolapini

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