11-04-2024

Tredici idee per Vinitaly 2024

Dal 14 al 17 aprile torna la popolare rassegna scaligera. Produttori piccoli e grandi, etichette celebri e al debutto, nei consigli della redazione di Identità

Come a Milano esiste la settimana della moda, subito dopo Pasqua arriva la settimana del vino, con epicentro Verona. Come ogni anno è tempo di Vinitaly, che si terrà dal 14 al 17 aprile nei consueti spazi espositivi di VeronaFiere. La manifestazione è arrivata alla sua 56esima edizione, con un target sempre più rivolto ai buyer e alla stampa: negli anni si è infatti ridotta la “caccia al biglietto gratuito”, o addirittura il bagarinaggio fuori dalla fiera. Il biglietto di accesso è arrivato a 120 euro per una giornata, riuscendo a fare un discreto filtro sugli ingressi. Sono previsti oltre quattromila espositori. Ma non c’è solo Vinitaly. Da anni, infatti, nella tenuta altoatesina della famiglia Lageder a Magrè, si svolge Summa, una manifestazione sicuramente più di nicchia, dove sono ospitate varie aziende (molte anche dall’estero) che puntano su un’agricoltura biologica o biodinamica. Biglietto a 110 euro, aperto il 13 e il 14 aprile.

È arrivato alla 19esima edizione il VinNatur tasting, la manifestazione organizzata proprio da VinNatur, che raccoglie circa 200 vignaioli che sposano la filosofia dell’associazione. Appuntamento allo Showroom Magraf a Gambellara dal 13 al 15 aprile compresi. Biglietto a 30 euro. Il consorzio Vini Veri si presenta ancora una volta a Cerea, dal 12 al 14 aprile. Nell’area Exp La Fabbrica si potranno assaggiare i “vini secondo natura”, festeggiando anche i 20 anni dello stesso consorzio. Biglietto a 35 euro. RF 

LUNAE. Se andate su Spotify, cercate la playlist “Viaggio nei Colli di Luni”. E ascoltate. Sono queste le canzoni scelte da Diego Bosoni per accompagnare i viaggiatori non solo in questo splendido angolo di Liguria al confine con la Toscana, ma anche in un percorso di degustazione con i vini della Cantina Lunae. Passare al loro stand di Vinitaly non sarà certo come un viaggio nei Colli di Luni, anche solo per dare un’occhiata alla cantina di recente realizzazione, ma incontrare Diego Bosoni o le altre persone della azienda (che per molti è quasi una grande famiglia allargata), può portarci un pochino in Liguria, assaggiano di sicuro i Vermentini, che sono il vero cavallo di battaglia della cantina, ma anche per provare qualche rosso interessante, tra i quali il Ciliegiolo e il Vermentino nero, ma anche un rosato molto particolare, il Mearosa, il rosé, realizzato proprio con Vermentino nero: frutto, freschezza, un leggerissimo tannino, ma anche tanta bevibilità per un rosato che apre alla primavera. Al Vinitaly sono al Padiglione 7, Stand F4-F5. E se non andate al Vinitaly, almeno ascoltate la musica... RF

TERLANO. La storia del territorio di Terlano inizia lontano nel tempo, con la viticoltura sul territorio presente già in epoca romana, ma fu alla fine del XVI secolo che troviamo il suo nome inserito nel registro delle cantine della Corte Imperiale di Vienna. Nella sua struttura attuale, la cantina esiste dal 1893 e si è caratterizzata sin dall’inizio per aver subito imbottigliato i prodotti ottenuti dalle uve storiche presenti come il Sauvignon, il Pinot Bianco e lo Chardonnay, individuate in loco sin dal 1850. Era una scelta controcorrente, considerando che all’epoca in Alto Adige la produzione era concentrata sui vini rossi, ma i 24 fondatori videro lungo sulle potenzialità delle proprie uve, capaci di esprimere vini bianchi caratterizzati da profondità di gusto e longevità incredibile. Oggi i soci sono diventati 143, che coltivano 190 ettari di vigneti, il che porta la produzione a stabilizzarsi sul milione e mezzo di bottiglie. Una delle particolarità della Cantina di Terlano è quello di avere un archivio enologico di oltre 100.000 bottiglie delle annate che vanno dal 1955 ai tempi attuali: rappresenta uno strumento utilissimo per l’azienda, per approfondire la conoscenza dei propri vini, la loro trasformazione nel corso della maturazione, le scelte da adottare con le nuove annate. Tappa fissa al Padiglione 6 Stand C3.
Leonardo Romanelli

ROTTENSTEINER. Fondata da Hans Rottensteiner nel 1956, la tenuta si trova nel fondovalle alpino di Bolzano, circondata da un affascinante panorama di filari vitati e antichi masi. Dal 2001 Hannes Rottensteiner ha assunto il ruolo di enologo, affiancando il padre Anton, focalizzato sul lavoro in vigna. Tra i filari, che attualmente si estendono su una superficie di circa dieci ettari, è massimo il rispetto di ambiente, natura ed ecosistema, e anche le uve che arrivano dai 70 conferitori storicamente legati alla famiglia. La gamma produttiva contempla sia vini piacevoli e immediati, che etichette di grande spessore, da attendere e conservare, accomunate dalla stessa filosofia produttiva basata sul rispetto della tradizione, del territorio e della natura, sia che si tratti di vitigni autoctoni che di varietà internazionali. Da non perdere il Pinot Nero Riserva Select, che nasce dalle vigne di Appiano, a 500 metri di altitudine. Un vino che si apre al naso con note di prugna e petali di rosa e lascia emergere richiami di scorza d’arancia, noce moscata e tabacco, che anticipano un sorso agile e carnoso dal finale salino. Al Padiglione 6, Stand D2.
Adele Granieri

COSTARIPA. Quanta personalità si può estrarre da un territorio, se si lavora con precisione e passione. Costaripa è un’azienda familiare che rende omaggio al piccolo fazzoletto di terra posto al sorgere del sole sulla sponda Dannunziana del lago di Garda. Siamo a Moniga, in provincia di Brescia, e qui l’audacia del rosé fa rima con un nome: Mattia Vezzola. Ha saputo rompere i pregiudizi interpretando il rosé in modo innovativo e contemporaneo: dalla sua visione non convenzionale nasce RosaMara, un Valtènesi che racconta un’altra anima del Groppello gentile, dal colore leggerissimo di rosa appena fiorita, profumo delicato di pesca, spezie e pepe nero. A sorpresa, il sapore è succoso, ma secco, e non lascia in bocca residuo zuccherino. I suoi vini, inoltre, hanno una longevità inaspettata. La cantina - che merita una visita - si integra perfettamente al territorio, seguendone i lineamenti e armonizzandosi grazie ai materiali naturali. E, mentre programmate una vista in azienda, potete andare a scoprire i suoi vini (rosé, rossi, bianchi e metodo classico che compie 50 anni) a Vinitaly nel Padiglione 7 Stand F3.
Annalisa Cavaleri

MARILISA ALLEGRINI. Uno spazio che vedrà presenti le realtà enoiche della Valpolicella, Lugana, Bolgheri e Montalcino, esattamente con tre aziende diverse: Villa Della TorrePoggio Al TesoroSan PoloMarilisa Allegrini con le figlie Caterina e Carlotta saranno presenti a questa edizione del Vinitaly con l’obiettivo di far degustare i propri vini che sintetizzano un progetto di famiglia che vede un percorso importante tra la Valpolicella e la Toscana con novità, nuove annate in degustazione e faccia trasparire le caratteristiche individuali di ogni realtà vitivinicola con un legame sinergico vocato alla ricerca continua della qualità assoluta. I nostri vini del cuore restano il SondraiaViogner in purezza di Poggio al Tesoro, esercizio di stile e tecnica in perfetto equilibrio gusto olfattivo, il Brunello di Montalcino Podernovi, un calice che esprime la singolarità del terroir di San Polo esaltandone la parcellizzazione, e il Lugana Villa della Torre con l’interpretazione del Turbiana che mette in equilibrio freschezza e complessità. Tappa imperdibile al Padiglione 9 Stand C10.
Cinzia Benzi

FIBBIANO. Azienda agricola ed agrituristica che si trova in un luogo magico: siamo nel cuore della campagna toscana, nella zona di Terricciola, sulle colline tra Pisa e Volterra. Qui su un poggio soleggiato, delimitato da due ruscelli a fondo valle, nasce Fattoria Fibbiano che si estende su una superficie di 90 ettari, coltivati a vigneto (20 ettari), oliveto e bosco. Una bella storia quella della famiglia Cantoni che ha acquistato la tenuta alla fine degli anni ’90 e oggi, Matteo e Nicola, si dedicano all’accoglienza e all’agricoltura con particolare attenzione ai vitigni autoctoni (SangioveseSangiovese ForteSangiovese PolverosoCanaioloCiliegioloColorino per i rossi, Vermentino e Colombana per i bianchi). Al Vinitaly saranno presenti al Padiglione 9 - B13​, non perdetevi l’assaggio del Colombana e della nuova annata di Sanforte. Infine, una piccola sorpresa, dallo scorso anno Fattoria Fibbiano produce e commercializza anche tre vini Etna Doc con il nuovo progetto sul vulcano attivo più alto d’Europa.
Salvo Ognibene

SUVERETO.  Un consorzio per tre denominazioni. Ma soprattutto per valorizzare una parte della Toscana meno conosciuta, ma sorprendente. Al Vinitaly il consiglio è di passare allo stand del Consorzio Suvereto e Val di Cornia (Padiglione 9 – Stand B2), per assaggiare qualcosa di particolare, con i vini delle denominazioni Suvereto DocgRosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc. Parliamo di 816 ettari, dove il vitigno principale non è (anche se di poco) il Sangiovese con 148 ettari, bensì il Cabernet Sauvignon con 156 ettari, e poi c’è il Merlot a 147 ettari. La Val di Cornia è il lembo meridionale della provincia di Livorno e prende il nome dall’omonimo fiume. È il punto di congiunzione tra la Maremma pisana e quella grossetana, con numerosi parchi naturali, dove le colline riescono a dare degli ottimi risultati per quanto riguarda i vini. Come detto, il difetto di questi prodotti è che sono poco conosciuti: parliamo di una trentina di aziende attualmente iscritte al Consorzio e che porteranno al Vinitaly una selezione dei loro vini. Da scoprire e far scoprire.
RF

COLLEMATTONI. La piena espressione del Sangiovese nelle mani della famiglia Bucci, che da generazioni gestisce l’azienda Collemattoni, situata a Montalcino, poco distante dal borgo medievale di Sant’Angelo. Un podere risalente al 1600 che negli anni è stato curato e riadattato alle moderne produzioni vinicole, con un particolare e constante attenzione per l’ambiente. I vigneti, che in totale coprono 11 ettari, sono distribuiti in cinque zone che differiscono per altitudine, composizione del terreno e vicinanza o meno all’acqua e che conferiscono quindi caratteristiche uniche ad ogni singola produzione. Sono cinque le etichette sulle quali si concentra l’azienda per regalare al degustatore le diverse sfaccettature del Sangiovese, protagonista indiscusso della produzione in Montalcino. Il Brunello di Montalcino Riserva, derivante dalle vigne di Fontelontano, viene prodotto solo nelle annate migliori; l’invecchiamento di 36 mesi in botti di rovere e gli ulteriori 18 mesi in bottiglia, regalano a questo vino un carattere austero che riesce al contempo dare percezioni vellutate e avvolgenti. Un vino da meditazione. Il Brunello di Montalcino mantiene la struttura e l’eleganza del Sangiovese, con un bouquet fruttato e una lunga persistenza. Il Rosso di Montalcino ha invece un passo più leggero ed è caratterizzato da note principalmente floreali, tipiche di un Sangiovese giovane, ma con ancora un potenziale di invecchiamento. L’unico blend lo troviamo nell’Adone Rosso IGT Toscano, dove una piccola parte di Merlot si mescola al Sangiovese, in un piacevole e leggiadro equilibrio. Mentre la sfida di Collemattoni si esprime nel Rosato Igt Toscana: fresco e floreale, in pieno contrasto ai classici vini da invecchiamento prodotti nella zona. L’azienda Collemattoni - presente al Vinitaly al Padiglione 9, Stand B8/ Tavolo 54 – racchiude quindi il racconto di un territorio, dell’evoluzione di una storia di produzione e dell’importanza di un vitigno tipico come il Sangiovese.
Stefania Oggioni

POMARIO. La storia della famiglia Spalletti Trivelli si intreccia a doppio filo con quella del vino. Cesare, figlio del capostipite Venceslao, senatore del Regno di Italia, produceva, fino agli anni 70, un rinomato Chianti, il Poggio Reale. Ceduta quella tenuta, il testimone è passato a Giangiacomo, nipote di Cesare, che dal 2004, insieme alla moglie Susanna d’Inzeo, ha dato vita alla Cantina Pomario, nei pressi di Monteleone d’Orvieto, in Umbria. I 10 ettari di vigne sono racchiusi in un’enorme proprietà di 230 ettari che garantisce una reale, e non solo sbandierata, biodiversità. Le vigne vecchie di Pomario – SangioveseTrebbiano e Malvasia - furono preservate, clonate e rimesse in produzione grazie al sapiente e certosino lavoro di due donne: l’enologa Mery Ferrara e l’agronoma Federica De Santis. A quelle sono state poi aggiunte varietà di Riesling e Sauvignon Blanc, con l’idea di produrre un Muffato, grande passione della proprietaria. Fra i vini attualmente in gamma spiccano per finezza, unicità e distinzione l’Arale un mix di Trebbiano e Malvasia dal prezioso coloro dorato che conquista per freschezza, sapidità e garantisce lunghi invecchiamenti. E l’ultimo arrivato, il rosso Radura, blend di 5 vitigni – 50 % Sangiovese, il resto AlicanteFoglia TondaMalvasia Nera e Colorino - provenienti da un piccolo cru nascosto nel bosco di Pomario. Le note agrumate e i tannini spiccati ne fanno un puledro con ottime prospettive di evoluzione in bottiglia. Presenti a Vinitaly Padiglione 9 Stand C6.
Maurizio Trezzi

CIRELLI. Quella di Francesco Cirelli è una storia da ascoltare e assaporare, siamo nella fascia centrale dell’Abruzzo, nella suggestiva Riserva Nazionale WWF dei Calanchi di Atri, tra il Mar Adriatico e la catena montuosa del Gran Sasso d’Italia; un progetto agricolo nato nel 2003, una scelta di vita che Francesco desiderava già bambino e che vede realizzata in un sistema sostenibile che si estende per 22 ettari tra vigneti, oliveti, frutteti e orti sulle colline teramane. Non solo vegetazione, ma anche animali, importanti per contribuire alla vita e all'energia delle dell'azienda e due lodge per il Glamping. Un sistema agricolo incentrato sui concetti di biodiversità, di biodinamica e di biologico. La scelta di adottare un’agricoltura biodinamica non è stata ideologica, ma intesa come il ridare vita e fertilità ai terreni; un’idea di custodia e di sopravvivenza. Sette gli ettari di vigna, di TrebbianoMontepulcianoPecorino e qualche filare di Malvasia abruzzese; da subito Cirelli  la decisione di vinificare in anfore di terracotta, strumento affascinante e funzionale all’idea che Francesco ha dei suoi vini. «Lavoro affinché i miei vini rispecchino il più possibile il territorio, la stagione, il mio modo di essere e di sentire. Il vino, frutto dell’ambiente». Da non lasciarsi scappare i suoi Cerasuolo d'Abruzzo Anfora Doc 2022 e Pecorino d'Abruzzo Doc 2021. Al Vinitaly sarà presente al Padiglione 12 Stand B2.
Fosca Tortorelli

FEUDO ANTICO. Dov’eravamo rimasti? A Vinitaly siamo curiosi di tornare a visitare Feudo Antico, azienda vitinicola abruzzese, guidata dal presidente Vittorio Di Carlo. A Verona presenterà in anteprima InAnfora Pecorino Tullum Docg Biologico, con le prime 2.000 bottiglie dell’annata 2022 in vendita da aprile.  Un richiamo alle antiche radici del territorio. Sono trascorsi vent’anni dall’avvio di questo percorso, con un progetto sperimentale di archeoenologia nel territorio di Tollo, in provincia di Chieti.  Si respira l’attenzione alle coltivazioni autoctone e ai giovani, al passato e al futuro. Ora Feudo Antico rende il tributo proprio alle origini con la nuova creazione. Per l’azienda del Gruppo Cantina Tollo è il secondo vino prodotto utilizzando la vinificazione in anfora dopo InAnfora Rosso Tullum Docg. Cento per cento uve Pecorino, si usano anfore di terracotta da 750 litri. Il percorso prevede fermentazione spontanea e follature manuali, quindi tre mesi di macerazione sulle bucce. Infine, l’affinamento nelle medesime giare in terracotta per un periodo non inferiore ai 15 mesi e l’imbottigliamento senza chiarifica né filtrazioni. È la storia che chiama chiedendo di valorizzare i frutti della natura e del lavoro, rammenta il presidente Di Carlo: «I vigneti per il nettare di Bacco ci circondano da oltre duemila anni… ».
Li troverete al Padiglione 7 Stand B2.
Marilena Lualdi

SERAFICAPaulo Coelho scrive che gli uomini sognano più il ritorno che la partenza. Chissà che sogni aveva Andrea Serafica quando nel 1950 rientrò a Nicolosi, paese alle pendici dell’Etna, dal Massachusetts, dove lavorava nelle concerie, per dedicarsi alla coltivazione dei vigneti e fondare poi  la sezione locale dei Coltivatori diretti. Probabilmente un sogno che oggi si chiama Serafica - Terra di olio e vino, azienda agricola in pieno fermento creativo, tecnico e commerciale per opera e impegno di Andrea Serafica (nipote del fondatore) e del figlio Nino, rispettivamente direttore tecnico e responsabile agronomico, e di Giuseppe e Maria Ausilia Borzì, uno responsabile commerciale, l’altra responsabile dell’area didattica e dell’ospitalità. Settanta ettari di proprietà di cui 15 vitati e 40 di uliveto, i vigneti si trovano sul versante sud del vulcano, ad un’altitudine variabile tra i 700 e i 950 metri sul livello del mare. CatarrattoCarricanteNerello Cappuccio e Nerello Mascalese sono le uve della linea Mirantur e della linea Grotte. Da provare la complessità e la particolarità delle due etichette della linea Versante Sud, progetto dedicato al ventaglio della biodiversità etnea (CarricanteMinellaBianchettaCorinto Greco a bacca biancaInzoliaVisparolaCatarattoCatanese Bianco) da uve allevate nella vigna del nonno, cassaforte ampelografica dell’azienda, con vigne ad alberello su suoli con pendenza del 30 %. Presente al Vinitaly al Padiglione 2 – Area Etna Doc, corridoio B, Stand ET40.
Davide Visiello

VIKEVIKEVikeVike, “guarda guarda”. Così nel dialetto di Mamoiada - circa 200 cantine che producono e vendono vino sfuso e in bottiglia per 300 ettari di vigneto - si indica lo stupore, la meraviglia. Ed è grazie a VikeVike che dal 2015 Simone Sedilesu - che proviene una famiglia che produce vino da molte generazioni - porta avanti il suo personalissimo racconto.
Dopo gli studi di enologia, Sedilesu, cresciuto fra le vigne del nonno, decide di completare la sua formazione all’estero per poi tornare a casa, nel cuore della Barbagia e coltivare in biologico e con pratiche sostenibili e rispettose dell’ambiente circa 4 ettari da cui vengono vini artigianali, sinceri e di territorio. A Mamoiada – per chi non c’è stato raccomandiamo assolutamente una visita – si coltiva soprattutto Cannonau e Granatza, un’uva a bacca bianca diffusa in tutta la Sardegna ma che in quest’area dona il meglio di sé. E Simone Sedilesu, dalle sue vigne fra i 500 e i 900 metri di altitudine, produce un totale di 25mila bottiglie all’anno, di cui un Cannonau di beva assai piacevole, elegante e in sottrazione, e una sua versione di Granatza, un bianco da fermentazioni spontanee, vinificato in purezza e pensato per avere una lunga vita davanti. A Mamoiada, dietro i Mamuthones – le tradizionali machere del carnevale – la Sardegna selvaggia e autentica dell’entroterra, svela un suo volto riconoscibile. Che una volta conosciuto, non dimenticherete. Al Vinitaly saranno all'Organic Hall Stand 143MMW.
Amelia De Francesco


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose