17-07-2021

Ricordare Pio Boffa lavorando al futuro

La morte a giugno del titolare della Pio Cesare di Alba ha catapultato in prima fila Federica, la figlia 23enne. Lei e il cugino Cesare Benvenuto hanno presentato due Baroli a "tiratura limitata" per festeggiare i 140 anni della cantina

C’è modo e modo per ritrovarsi alla guida dell’azienda di famiglia. Quello che ad Alba ha catapultato Federica Boffa in prima fila alla Pio Cesare, accanto al cugino Cesare Benvenuto, non lo si augura a nessuno: la morte per Covid, il 17 aprile 2021, di suo padre Pio Boffa all’età di 66 anni, qui ricordato da Maurizio Trezzi. Già sono pochi 66, ma lo sono ancora meno i 23 di Federica, la metà del cugino 46enne. E tutto questo nell’anno che ha visto l’unica cantina ancora ospitata nel centro storico di Alba tagliare il traguardo dei 140 anni dalla fondazione nel 1881.

Federica Boffa e Cesare Benvenuto, i cugini alla guida della Pio Cesare di Alba

Federica Boffa e Cesare Benvenuto, i cugini alla guida della Pio Cesare di Alba

I due incarnano la quinta generazione, ragazzi che molto hanno ricevuto da un passato ricco di soddisfazioni, ma per certi versi anche di polvere, quella della storia però. L’azienda, a seconda dall’ala, del punto in cui ci si trova perché si sviluppa su quattro livelli, è un museo con tanto di mura romane e una vite secolare che sale dal buio alla luce del tetto o uno spazio radicato in un presente che guarda al futuro con ottime novità. E per evidenziare tutto questo, ecco una mattina di giugno aprirsi le porte della struttura in Alba e poi gli ospiti invitati a pranzo otto chilometri più a est, a Treiso, in una casa di famiglia arroccata sul Bricco di Treiso. Panorama che spazia su vigne che, a seconda di dove rivolgi lo sguardo, danno Barolo o Barbaresco, e molto altro ancora.

Una delle sezioni più antiche della Pio Cesare ad Alba nelle Langhe. Sotto, bottiglie di Barolo e Barbaresco che dormono tra le mura romane della stessa cantina

Una delle sezioni più antiche della Pio Cesare ad Alba nelle Langhe. Sotto, bottiglie di Barolo e Barbaresco che dormono tra le mura romane della stessa cantina

Si è così passati dal buio di una cantina straordinaria al sole splendente di un mercoledì da incorniciare. Fa impressione camminare in entrambi i luoghi. Scendi scalini in pietra stando attento a mettere bene i piedi a terra, così come rimani a pensare a quanti nei secoli sono passati accanto a muri costruiti dagli antichi romani. E i due padroni di casa, Federica e Cesare, a ricordare origini e significati di ogni cosa attorno, anche per ricordare i vari ampliamenti susseguiti nei decenni. Fino a un angolo che raccoglie bottiglie storiche, ognuna avvolta nella carta e adagiata per dormire bene.

Poi tutti dalla signora Nicoletta Gandini vedova Boffa che abbiamo visto e non visto nel senso che ha fatto gli onori di casa offrendo vermouth accompagnato da crostini burro, limone e acciughe (li avrei finiti tanto buoni e tanto li adoro), per poi in pratica dedicarsi al pranzo senza accomodarsi a tavola. Un menù intelligente perché i Baroli e i Barbareschi sono stati abbinati a ricette di famiglia. Libero ognuno di avere nella memoria altre versioni di classici come Fiori di zucchini impanati e fritti (ma non farciti), Tonno di coniglio, Raviolini fatti

a man in salsa rosa (ovvero un pomodoro sbiadito, non la salsa per cocktail), il Capunet (salsicciotti e involtini di verza), formaggi e gelato al Barolo Chinato.

E via via ecco nei bicchieri, dopo il Piodilei Chardonnay 2018, il Barbaresco Pio 2017 e il barbaresco Il Bricco 2017, il Barolo Pio 2017 e il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2017, il Barolo Ornato 2017 e il Barolo Mosconi 2017 fino al superbo Barolo Riserva  2000.

Il Tonno di coniglio con salvia fritta, ricetta di famiglia proposta da Nicoletta Gandini, vedova di Pio Boffa e madre di Federica che ne ha raccolto l'eredità in azienda

Il Tonno di coniglio con salvia fritta, ricetta di famiglia proposta da Nicoletta Gandini, vedova di Pio Boffa e madre di Federica che ne ha raccolto l'eredità in azienda

Ornato e Mosconi sono i due cru di Barolo della Pio Cesare, il primo lanciato nel 1985 e il secondo trent’anni dopo nel 2015. Ha detto Federica: «Le etichette, disegnate dal fondatore, che da sempre riportano con orgoglio lo stemma della città di Alba, sono immutabili ma a partire da quest’anno in calce avranno i nomi “Barolo Pio” e “Barbaresco Pio”, come li chiamano i nostri clienti ma anche noi in famiglia. E per sottolineare gli estremi dell’anniversario, la doppia cifra 1881-2021 verrà riportata sull’etichetta del Barolo Pio e sulle capsule di tutti i nostri vini».

Foto ricordo per le bottiglie degustate a pranzo il 9 giugno 2021 per festeggiare in casa Boffa a Treiso i 140 anni trascorsi dalla fondazione della Pio Cesare

Foto ricordo per le bottiglie degustate a pranzo il 9 giugno 2021 per festeggiare in casa Boffa a Treiso i 140 anni trascorsi dalla fondazione della Pio Cesare

Non solo. Per i 140 anni due omaggi, Barolo del Comune di Serralunga d’Alba dell’annata 2017 e il Barolo Riserva 2000. Con una differenza: del primo sono state prodotte 1881 bottiglie, numero che ci porta all’anno di costituzione della Pio Cesare, gioiello che rimarrà unico, a differenza della Riserva 2000, bottiglie 500, destinata a essere riproposta in altre occasioni e vendemmie. La volle Pio Boffa a cavallo dei due secoli, ora l’abbiamo gustata e applaudita in sua memoria.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
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