24-02-2020
Luca Cuzziol, 52 anni, presidente di Cuzziol Grandi Vini a Santa Lucia di Piave (Treviso)
Luca Cuzziol vanta un osservatorio privilegiato sul mondo del vino. Forte del 1,6 milioni di bottiglie vendute nel 2019, le sue opinioni su andamenti delle vendite, tendenze e criticità del settore sono attendibili e affidabili. Ed è per questo che l’appuntamento di inizio anno con la presentazione milanese di Cuzziol GrandiVini è un momento utile per fare un punto sull’anno appena chiuso e guardare ai prossimi 12 mesi con un occhio e un parere esperto.
Le sale dell'Excelsior Hotel Gallia di Milano brulicavano di agenti, top client e stampa di settore, tutti intervenuti per tasting e degustazioni, presentazioni e anteprime. Vini d’autore e vere chicche, come la possibilità di assaggiare il mitico Opus One, pluripremiato cabernet della Napa Valley. Tanti produttori italiani, 38 con 3 new entry ed esteri, 67 con 4 novità, oltre a molti commercianti e operatori del settore dell’enogastronomia. La giornata è anche l’occasione per scambiare due chiacchiere con Luca Cuzziol, per tastare il polso del mercato e tracciare i futuri andamenti.
Primo argomento da affrontare, la questione Brexit, una realtà con cui doversi confrontare. Il mercato interno UK sarà certamente influenzato dalla decisione di uscire dalla Ue – spiega – e ovviamente i nostri produttori con importanti quote di vendita nel Regno Unito subiranno dei cali di vendite. Devo dire che la decisione è stata però metabolizzata. Da 3 anni era chiaro che il punto di arrivo sarebbe stato questo e per altro le tasse sui vini italiani applicate in Uk sono già elevate. Basti pensare che su una bottiglia di Prosecco – Londra è il primo mercato di esportazione per le bollicine di Valdobbiadene - oggi il carico di accise è di circa 2,5 sterline. Il vero problema del mercato britannico è la percezione di qualità dei nostri prodotti. A Londra si beve principalmente francese e ancora oggi accade di trovare vino italiano relegato a bottigliette con il tappo a vite nei frigobar dei grandi alberghi mentre al ristorante si servono Bordeaux e Borgogna. Su questo occorre lavorare per fare squadra e far percepire una qualità italiana ormai diffusa e riconoscibile.
Momenti dall'evento Cuzziol GrandiVini, Milano
A proposito di qualità, quali sono le tendenze per il 2020 per i grandi vini italiani? Stiamo assistendo al ritorno di terroir e zone produttive rimaste un po’ sotto traccia. Mi riferisco ad esempio al Friuli Venezia Giulia, dimenticato negli ultimi anni e ora rientrato nelle zone alte della classifica delle preferenze dei consumatori. Il Friuli recupera, fra gli altri, sull’Alto Adige dove invece si sta un po’ incrinando il sistema della grandi cooperative sociali dove sono sempre più i conferitori che scelgono di produrre in proprio parcellizzando l’offerta. Allargando lo sguardo, si afferma ancora il predominio dei vini bianchi sui rossi nel mercato italiano. Cuzziol GrandiVini commercializza 1,6 milioni di bottiglie all’anno delle quali 700mila di solo Prosecco. Sulle restanti 3 bottiglie vendute su 4 sono di vino bianco, a testimoniare la tendenza a proporre bianchi maggiormente complessi e corposi perfetti per tutto il pasto o almeno dall’aperitivo al primo piatto. Fra i grandi rossi, il Nebbiolo piace sempre tanto cosi come il Pinot nero scelto per i suoi profumi e la sua facilità di accostamento anche su portate più estive.
Nell’ambito del progetto di sostegno alla promozione di alcuni dei propri partner italiani, Cuzziol GrandiVini sarà presente per la prima volta a Parigi a Vinexpo-Vin Paris dal 10-12 febbraio e tornerà al Prowein di Düsseldorf a metà marzo, prima del grande appuntamento di primavera con Vinitaly. Nel 2019 Cuzziol GrandiVini ha chiuso con un fatturato di poco superiore ai 17 mln di euro, in crescita del 13,2% sull’anno precedente contro i 7,2 mln di euro del 2014, anno precedente alla fondazione della divisione GrandiVini.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica