30-12-2019
La schermata iniziale del sito di Enrico Bartolini, lo chef italiano con otto stelle, tre al Mudec di Milano
«Il nostro modo di ragionare, che è innanzitutto il mio ma è condiviso con le persone che lavorano con me, è che ogni ristorante in cui operiamo deve poter possedere un talento e un territorio di riferimento. Altrimenti, se non creiamo questo mix, se non individuiamo questi due fattori fondamentali, non succede nulla, non si arriva al successo».
Al termine di una cena delle sue, di eleganza ovattata, Enrico Bartolini, lo chef più stellato d'Italia (otto: tre sotto la Madonnina, due a Venezia, una a Bergamo, una nel Monferrato, una a Castiglione della Pescaia) saluta i commensali che s'avviano all'uscita dell'Enrico Bartolini al Mudec di Milano; tipologie umane assai varie, l'habitué lombardo che abita poco distante e il turista goloso giunto dall'altra parte del mondo. Loro hanno il sorriso stampato sul volto; lui, la solita aria sorniona e pacata che lo contraddistingue.
Ma come ha potuto funzionare? «È andata molto meglio del previsto perché proprio la complessità della sfida ha finito col responsabilizzare le persone coinvolte. Nei primi tempi magari andavano un po' per conto loro, procedevano in ordine sparso... Non per trascuratezza o malanimo, al contrario: il meccanismo doveva ancora essere perfezionato, avevo difficoltà a star dietro a tutto, così ognuno faceva del suo meglio ma senza arrivare a una sintesi comune, che spettava a me. Così, vi erano troppe deviazioni».
Il "sistema Bartolini" in Italia e all'estero
Enrico Bartolini con Mario e Remo Capitaneo, i suoi due prioncipali collaboratori nella brigata al Mudec di Milano. Foto Paolo Chiodini
Cinque chef dei cinque ristoranti bartoliniani in Italia: da sinistra Marco Ortolani, Gabriele Boffa, Donato Ascani, Alex Manzoni, Juan Camilo Quintero
Bartolini a Identità Milano
Si citava prima il Poggio Rosso, new entry del gruppo: «Quintero per me cucina in modo tale da meritarsi già ora una stella abbondante. All'inizio anche lui ha dovuto un po' adattarsi a una realtà diversa, mi sembrava che mi ascoltasse ma facesse un po' fatica a comprendere alcune fragranze che gli chiedevo, parlo proprio a livello tecnico; poi però ha preso coraggio e, diciamo da luglio, ha iniziato a preparare piatti eccellenti, a ottobre ho assaggiato cose incredibili. La stessa cosa è accaduta qui al Mudec per la sala: inizio difficile, ma se si lavora compatti a un certo punto arriva il punto di svolta».
La sala dell'Enrico Bartolini al Mudec
«Dopo aver preso la terza stella - l'esito? Improvvisamente migliaia di mail di prenotazione - per alcuni giorni mia mamma non è stata più in grado nemmeno di parlare al telefono. Farfugliava». (Enrico Bartolini)
Progetti nuovi? «Stiamo lavorando a uno importante, lo stiamo mettendo a punto, è ancora presto per comunicarlo, perché oggi è ancora una scatola vuota, non partirà prima dell'estate 2020. Dove? In Italia, paese del quale sono innamorato. A Milano? Possibile, è una città dove potrei aprire altri dieci locali... oppure provare a migliorarne uno che già esiste e non sta andando bene, invece di costruirne un altro, nuovo, da zero...». Altre sorprese in arrivo, insomma.
E ora la nostra cena. Gli scatti sono di Tanio Liotta.
Melanzana arrosto, scampo siciliano, caviale Tradition, fagiolini, salsa affumicata al pompelmo, che regala una nota gustativa soave
Omaggio a Gualtiero Marchesi: fragranza di riso, oro e zafferano
Caramella croccante di foie gras, mango e cipolla
Crema di castagne e rosmarino con panino di zucca e zenzero cotto al vapore, su letto di menta
Guazzetto di gamberi rossi e funghi, spuma di patate, gel di basilico, gel di prezzemolo, capperi. Viene accompagnato con una focaccia al rosmarino e patate
Ci ha stupito la crescita vertiginosa della panificazione al Mudec, ora di livello eccelso, merito di Paolo Curzi, a capo anche della pasticceria. Qui tre tipi di pane (farina Primitiva, di segale, Novara), 48 ore di lievitazione con lievito naturale. Come da tradizione bartoliniana, i burri sono aromatizzati, qui due versioni salate, la prima con aceto e polvere di lamponi, il secondo con tè Matcha e alga nori, ovviamente buonissimi, Poi anche gli assaggi di olio: prima un extravergine Petra di Suvereto, quindi una piccola rarità, il Woo, acronimo per Wild Olive Oil, prodotto da Deka in aree sperdute in Laconia, nel Peloponneso, Grecia, da olivi selvatici secolari
Alici, ostriche e caviale 2019: è lo sviluppo di un signature di Bartolini, Alici di scoglio in incontro tra saor e carpione (qui la ricetta). Con ostrica, caviale Oscietra, salsa di rafano
Bignè di scampi reali, foie gras, erbe e finger lime
Spaghettone trafilato in bronzo all'anguilla affumicata, more, calamaretti spillo all'alloro e nero di seppia, polpette dorate di prezzemolo e anguilla
Due classici: Bottoni di olio e lime al sugo di cacciucco e polpo arrosto...
...e Ravioli di arachidi toscane con ricci di mare, limone arrostito e ristretto di pollo ruspante
Un piatto nuovo, molto intenso: Peperoni di grano farciti di ostrica cruda, salsa barbecue al peperone crusco, salicornia e maggiorana
Nuova declinazione del piatto signature per eccellenza di Bartolini: Risotto alle rape rosse e salsa al gorgonzola, versione "Evoluzione". L'aggiunta di una crema di noci e delle amarene lo rende persino più perfetto
Riso e latte, civet di lepre, rabarbaro, essenza di melograno
Carrè di agnello al profumo di santoreggia. L'agnello è quello lucano, favoloso, di Varvara. È il piatto che ci ha affascinato di più - nonostante qualche problema di temperatura - tra quelli che non avevamo ancora assaggiato, tolto il Risotto alle rape rosse e salsa al gorgonzola, che nella nuova versione è ancora più suberbo
Le sue declinazioni: il carrè
Brochette delle sue interiora: intestino, cuore, torcinello e fegato. Fa-vo-lo-so
Crostatina con spalla d'agnello e cavolo romano
Come contorno, un fagottino di cavolo nero con castagne, olive e fiore di cappero fritto
Azzardo: dado di cioccolato bianco ripieno di mandarino e lampone
Anche la pasticceria dell'Enrico Bartoilini al Mudec è enormemente cresciuta. Qui Soufflé al limone, gelato allo yogurt, lamponi, meringa e gel di rosa
Nuvola di bosco, olivello spinoso, meringa, funghi, amarene, tartufo bianco e gelato al tartufo bianco
Piccola pasticceria finale
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale