31-12-2015
Mangiare al ristorante come a casa (e viceversa, col social eating): un modello in crescita, cui rimanda anche la nuova Casa Perbellini (nella foto, un sorridente Giancarlo Perbellini) a Verona. Anna Zinola, docente di Psicologia del marketing all'Università di Pavia, in questo articolo per Identità Golose ci spiega i perché di un trend tutto da scoprire
Al ristorante come a casa. L’idea del ristorante come spazio “formale”, in cui tutto – dall’arredo al servizio - è diverso, altro rispetto allo spazio - informale per definizione - della casa sembra attraversare una fase di crisi. Il segnale arriva da più parti: non solo dai bistrot, che tradizionalmente hanno un’aria familiare, ma anche dai locali degli chef stellati. Un nome tra tanti: Davide Oldani. Il nuovo D’O, progettato da Piero Lissoni, è pensato un po’ come una casa, in cui lo chef “vive” a contatto degli ospiti: cucina per loro e con loro chiacchiera, scherza, trascorre del tempo.
Davide Oldani nella sua vecchia sede: «Siamo cuochi, mettiamocelo in testa. Il nostro compito è nutrire, nel modo migliore che possiamo e facendo sì che chi è seduto alla nostra tavola si senta benvenuto e accudito e torni a casa felice per come ha mangiato. E che, prima ancora di essere andato via, abbia voglia di tornare a trovarci. Insomma, che ancora prima di chiudersi alle spalle la nostra porta senta già un po’ di nostalgia».
Oldani è probabilmente uno dei più celebri fautori di questo approccio, ma non certo l’unico. Il concetto del restaurant-home è un fil rouge che lega molti locali: dal milanese A Casa Eatary, i cui arredi sono ispirati al decor domestico (con tanto di frigorifero e libreria), al veronese Casa Perbellini, cucina aperta su soli 24 coperti. Ma ci sono anche A casa del cuoco a Voghera e, ancora a Milano, il ben più noto Aromando.
La copertina dell'ultimo libro di Anna Zinola, Nuovi modelli di consumo alimentare. Dal social eating ai prodotti “senza”: come sta cambiando il nostro rapporto con il cibo (Tecniche Nuove, 2015, pp. 156, 13,90 euro, ma 11,82 euro se acquistato qui)
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Un fenomeno che è diventato (anche) un business, tanto che Confesercenti stima un giro di affari annuo pari a 7,2 milioni di euro (dati 2014). Certo, non mancano le polemiche che riguardano sia il rispetto delle normative (a partire da quelle igienico-sanitarie) sia la gestione della dimensione fiscale. Per il momento - nonostante i tentativi fatti, anche a livello istituzionale, per porre dei “paletti” - la situazione resta fluida. E il confine tra ristorante e casa diventa sempre più sfumato.
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Si occupa di consumi, come ricercatore e consulente, da oltre 20 anni. Dal 2003 insegna Psicologia del marketing all’Università di Pavia. Ha scritto alcuni libri sugli stili di consumo