Il Vicolo del Curato è nato da una chiacchierata in famiglia come tante. Quella, a differenza di altre, lasciò il segno. Il nostro ristorante di Fano è stato inaugurato nel marzo 2012 per alimentare un sogno, quello che consentisse a me e a mia sorella Beatrice di esprimere le nostre passioni, di trasmettere con entusiasmo, orgoglio e gioia il nostro pensiero, in cucina e in sala.
Un sogno però, così come il sogno di qualunque giovane collega che si avvicina per la prima volta a una realtà simile, non può non tenere conto di una serie di difficoltà che prima o poi, inevitabilmente, arrivano a manifestarsi. Intanto, abbiamo voluto imboccare un sentiero senza considerare le inclinazioni e le aspettative del luogo in cui eravamo inseriti, partendo unicamente da noi e dal nostro gusto. Nella precipitazione ed emozione di dare inizio alla nuova sfida, non abbiamo pensato di scendere ad alcun compromesso.

Gli Gnocchi di rape rosse di Delmonte
Inizialmente poi non abbiamo dato tanto peso al cassetto, al conto in banca, alle bollette che avremmo dovuto pagare, alla disposizione e alla metratura del ristorante. È poi importante avere ben chiaro il tipo di proposta che si intende offrire, valutando al tempo stesso il contesto sociale in cui si è inseriti. Se, insomma, il luogo è adatto o meno alla linea di cucina che si intende offrire.
Probabilmente, una delle difficoltà incontrate che meno ci saremmo aspettati è stata quella di far capire alla clientela la cosiddetta “fatica del gusto”: esprimere a una vasta platea quanto sforzo economico ci fosse dietro a una proposta di qualità a 360 gradi, per la quale occorresse spendere oltre le 30 euro a pasto (al
Vicolo, i 3 menu degustazione, di terra, mare e dello chef, costavano 38, 42 e 55 euro, vedi qui la recensione di
Paolo Marchi del
3 gennaio 2013). Perché, mi chiedo, occorre fronteggiare anche questo problema, con tutti quelli che già ci sono? Non dovrebbe bastare essere professionali - e magari simpatici - per vendere il proprio servizio a costi equi senza avere difficoltà?

La sala del Vicolo del Curato
Nonostante tutto questo non sono certo qui a comunicare un messaggio di resa. Sono fermamente convinto che chi come me ha creduto e crederà in un progetto di questo tipo, con la passione e l'impegno che tutto questo comporta, vedrà prima o poi maturare i frutti del proprio sforzo. Il punto è proprio questo: spesso non si ha il tempo e la pazienza di attendere che ciò accada (a meno che non si siano già messe in preventivo un paio di Porsche…).
Il suggerimento finale che allora ci sentiamo di dare è quello di partire per gradi, di non perdere mai l'ottimismo e di credere che, nonostante tutto, con la passione e l’impegno nulla è perduto: il futuro vi consentirà di esprimervi, di divertirvi e, con un pizzico di fortuna, anche di guadagnare.