16-10-2017

Il vino che nasce in mezzo alle nuvole

A 2.600 metri d'altitudine, sotto le vette dell’Himalaya, Ao Yun è una chicca da 24mila bottiglie. La nostra degustazione

Stare sopra le nuvole è una delle sensazioni più emozionanti per chi va in montagna. Salire e superare la coltre bianca, osservarla dall’alto è sicuramente il sogno di ogni alpinista. Ed è al di sopra delle nuvole, a 2.600 metri di altezza, nella remota provincia cinese dello Yunnan, sotto le pendici dell’Himalaya, che nasce Ao Yun cioè Volare sopra le Nuvole, ultima perla della collezione Estate & Wines di Moet-Hennessy. Dopo 4 anni di ricerche in ogni angolo del Paese, è qui che si è concluso il viaggio a caccia della nuova culla del Cabernet Sauvignon. Un luogo aspro, dove si sono sfidate l’altezza, la montagna, l’assenza di elettricità, per riscrivere la storia del vitigno più coltivato del mondo.

L’obiettivo era esaltarne le caratteristiche, elevarne la potenza e accarezzarne la morbidezza. E per farlo si è saliti in questo luogo, a due passi dal Tibet, dove secondo la leggenda si trova Shangri-la, il paradiso di pace, serenità e tranquillità descritto nel romanzo Orizzonte Perduto di James Hilton. Il Livingstone del terzo millennio, ora a capo della tenuta, è Maxence Dulou, winemaker di razza, trasferitosi dalla Francia nel 2013 con la famiglia, moglie e due figli di 8 e 6 anni, tutti innamorati di questo fazzoletto di terra incantata. Due le annate prodotte sino ad oggi: 2013 e 2014, quest’ultima assaggiata, in anteprima, qualche giorno fa, accompagnata dalle prelibate carni di Massimo Minutelli alla Griglia di Varrone di Milano.

Il progetto è iniziato ormai 8 anni fa nella contea di Degin, la regione dei Tre Fiumi Paralleli: Yangtze, Mekong e Salwen. Su terreni argillosi e calcarei, interamente terrazzati a mano, sono state impiantate 314 sezioni di vigne su una superficie di appena 28 ettari. Il clima è molto simile a quello di Bordeaux. Ma l’altezza, le grandi escursioni termiche fra il giorno e la notte, le scarse piogge estive, offrono le migliori condizioni per esaltare il Cabernet Sauvignon.

Le origini remote, quasi mistiche, di Ao Yun, creano - impossibile non ammetterlo - grande aspettativa alla degustazione. Bere un vino cinese, prodotto in sole 24mila bottiglie e di questa personalità, non capita tutti i giorni. L’uvaggio è, come detto, Cabernet Sauvignon a cui si aggiunge un 10% di Cabernet Franc. Questo è un vino unico, nettamente marcato dalle caratteristiche di un terroir incomparabile. Ciò che stupisce in degustazione sono la complessità, la personalità e l’eleganza. Il mix perfetto di potenza e classe, note minerali e dolcezza, conferita, c’è da scommetterci, anche dal lungo passaggio in anfore di ceramica e dalla lavorazione completamente manuale e totalmente bio.

La curiosità sarà riassaggiarlo fra qualche anno, a completa maturazione tannica. A impreziosire la serata un’altra chicca della stessa collezione: il Terrazas, Malbec argentino in purezza. Altro frutto di una montagna, questa volta andina, esalta un vitigno in declino nella sua Francia che trova le migliori condizioni per sviluppare le sue potenzialità in altura e nell’emisfero sud. Forte, intenso, complesso e aromatico, con chiare note di frutta rossa e fichi ma soprattutto, ed è questa la sorpresa, dei tannini estremamente equilibrati. Un grande vino per un grande progetto di sperimentazione e ricerca. Una bella novità per una storia, come quella del vino, che si perde nella notte dei tempi.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Maurizio Trezzi

giornalista, classe 1966 con una laurea in Fisica e oggi un lavoro da comunicatore. Ha raccontato due Olimpiadi e 5 Mondiali di atletica leggera su Eurosport. Super appassionato di buona cucina, rhum caraibici e golf

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