29-01-2023
Alberto Gipponi, Chicco Cerea e Annalisa Cavaleri (foto Serrani/Brambilla)
Sul palco dell’auditorium di Identità Milano 2023, è andato in scena una sorta di derby tra Brescia e Bergamo sulla “paternità” del casoncello. Da una parte Alberto Gipponi del Dina di Gussago, dall’altra Chicco Cerea e Da Vittorio a Brusaporto.
In realtà si è trattato di un derby scherzoso, fatto di qualche battuta campanilistica, perché Brescia e Bergamo giocano in una squadra sola, quella della Capitale italiana della cultura per il 2023. Lo ha ricordato, presentando i due chef, anche Annalisa Cavaleri, spiegando come sia “capitale” al singolare, proprio per sottolineare il senso di unione. Ma non solo: la parola cultura arriva dal latino “colere”, che significa insediarsi in un territorio, coltivarlo. Ma anche abbellire il corpo. E ancora rivolgere un culto agli dei.
E così il casoncello diventa una “scusa” per parlare, in cucina, la stessa lingua. Affinché Brescia e Bergamo possano proseguire sulla stessa strada.
Un momento della lezione sul palco dell'auditorium di Identità Milano 2023
Il piatto presentato da Chicco Cerea
E racconta anche un po’ la genesi di questa pasta ripiena: «C’è quello di montagna, fatto solo con pane, formaggio locale, erbe… Molto povero. Scendendo a valle, c’è l’introduzione del manzo e del maiale: a Bergamo si usa la carne, mentre nel bresciano utilizzano più i salumi. Infine in pianura, nella bassa, troviamo il casoncello più dolce, con amaretto, uvetta, pera, dove veniva messo in passato anche dello zucchero per renderlo più goloso».
E anche per la pasta c’è di tutto: «Si va da zero uova, cioè solo acqua e farina, fino alle dieci uova, per l’impasto. Ma l’importante era che il casoncello si cucinava per il giorno di festa».
Alberto Gipponi prepara il suo casoncello, sotto l'occhio vigile di Chicco Cerea
Cerea e Gipponi hanno poi tradotti i loro pensieri ai fornelli. Cerea con una versione classica, golosa, con la “fossetta” che serve a raccogliere quel burro nocciola con salvia dal profumo inebriante. Gipponi, invece, ha voluto fare un omaggio proprio alla famiglia Cerea, rivistando la ricetta del Baccalà alla Vittorio: «Lo avevo visto in televisione. Quando mi è stato chiesto di fare un casoncello innovativo, ho pensato a lui, anche se ho tramutato questa ricetta, con cipolla, panna acida e il gambero di fiume al posto del baccalà. Questo per il ripieno. Il casoncello viene cotto in acqua e poi piastrato. Viene servito con della polenta e a chiudere un estratto di tarassaco ossidato, visto che mi piace molto l’amaro.
E poi Cerea ha chiuso con una sorpresa, un gioco: una piccola oliva realizzata solo con il ripieno del casoncello. Una pasta ripiena che riesce a racchiudere il cuore di due città, di due province, come Brescia e Bergamo, unite nella Capitale della cultura.
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
A sinistra: la pizza Scarpetta "Da Vittorio", la pizzeria Authentica all'interno di Pepe in Grani a Caiazzo. A destra: Franco Pepe e Chicco Cerea - Tutte le foto Annalisa Cavaleri
Antonio Pappalardo, chef pizzaiolo nonché patron delle pizzerie Inedito a Brescia a La Cascina dei Sapori a Rezzato (Brescia). Foto aromi.group