Fortuna che la pensata di Identità Donna è venuta a Paolo Marchi, uomo, giornalista e ideatore di Identità Golose, che ha valorizzato nel tempo e continua a valorizzare gli esponenti di una cucina d’autore che ritiene meritevoli e degni d’attenzione.
Come ha precisato Paolo, la giornata del 6 febbraio dedicata alle cuoche non avrà un bis. Si trattava di lanciare un segnale, invitando sette personaggi a Milano, per mostrare che ci sono donne che realizzano se stesse in cucina, in modo consapevole e professionale, allontanandosi dal cliché dei cosiddetti ‘angeli del focolare’ ai fornelli forzati.
E le cuoche interpellate, tutte, se non vogliamo dire ‘emergenti’, certo in carriera, vedendo l’invito come un’opportunità, quella, come mi ha confermato Aurora Mazzucchelli, di calcare il palco milanese di questa importante manifestazione di cucina d’autore, accettando di mettersi in gioco pubblicamente, hanno detto sì.
Ognuna di loro con il proprio carattere, le proprie idee, la propria sensibilità, le proprie insicurezze, la propria determinazione. Ciascuna ha aderito al progetto, di sicuro non scevro da luoghi comuni, pregiudizi e perplessità, chi affrontando in modo più pacato il palco, chi con grinta, chi seguendo il filo di un discorso preparato con cura, chi lasciando più spazio ai gesti.
Una serie di punti di vista personali, che in quel giorno, hanno delineato una sorta di squadra di soliste che condividono la scelta consapevole di un mestiere duro e la volontà di affermarsi esprimendosi attraverso la cucina e assecondando la passione che per essa nutrono. Così ripensando ai sette fiori, qualcuno più vistoso e colorato, qualche altro più discreto e tenue, taluni a gambo liscio altri con qualche spina, vedo un bouquet variegato in cui ciascuno ha trovato una propria collocazione.
Un’Aurora Mazzucchelli, cuoca stellata e fresca di premio come migliore chef donna emergente nella Guida Identità Golose 2012 che, con modestia, garbo e ironia, ha riversato il naturale istinto protettivo-materno delle donne nell’atto creativo dei suoi piatti come i Ravioli di Grana Padano, al profumo di noce moscata, lavanda e mandorle. Una vivace Viviana Varese, pure stellata, che prendendo le mosse dalla cucina tradizionale della mamma, ha mostrato con entusiasmo con la sua Pasta con patate, basilico pecorino e totanetti come realizzare una variazione personale sul tema, conservando l’essenza rassicurante della matrice di partenza. Un’Antonia Klugmann, noto volto televisivo grazie alla Prova del Cuoco vinta una paio di anni, con mente raffinata ed estrema sensibilità, in attesa della fine dei lavori nel suo nuovo ristorante a Dolegna del Collio in Friuli, ma comunque al lavoro al Ridotto di Venezia, pronta a cogliere la vera natura del territorio in cui opera per filtrarla e restituirne un’interpretazione originale come con Il garusolo, fagioli gialèt e lo spinacino.

Chiara Patracchini, pasticciera al ristiorante La Credenza a San Maurizio Canavese in provincia di Torino, telefono +39.011.9278014. Tutte le fot
E ancora un’
Iside de Cesare, stellata, impegnata con grande serenità a tradurre il territorio nei suoi piatti, anche riducendolo ai minimi termini, come col suo Uovo alla carbonara, senza tralasciare la sua passione primaria per il lato dolce. Una Cristina Bowerman, stellata energica e decisa a perseguire lo stretto legame tra scienza e arte del cucinare, per esercitare il massimo controllo sul piatto come nei suoi Gnocchetti con guancette di baccalà, bagna cauda orientale, pomodoro confit e clorofilla di prezzemolo. Una stellata, proprio da questa edizione della
Michelin esattamente come la
Varese,
Marianna Vitale determinata ad affermare la dedizione estrema nei confronti del mestiere, scelto e sposato con convinzione, puntando anche su ingredienti non facili come nelle Linguine con quinto quarti di calamaro.
Dulcis in fundo, una Chiara Patracchini stellata in un team tutto maschile, delicata e autoironica quanto risoluta, che crea valicando i confini prettamente zuccherini sino a lambire le terre del sale come nel suo coreografico Insolito orto. Insomma, a ciascuna il suo, anzi la sua identità!