14-04-2020
Un post con foto dal profilo Facebook de I Tigli: Simone Padoan lavora, da solo. Con le mani, per l'Impasto; con la testa, per progettare il futuro
Chi pensava di ritrovarsi in una situazione del genere, nel 2020? Invece siamo qui, costretti a essere fermi. Il primo mese ho deciso di non lavorare: in parte per rispetto, in parte per paura, in parte perché avevo oggettivo bisogno di rallentare. Io dico: dovevo arrivare ad annoiarmi.
In realtà si riescono a fare tante cose anche a casa, non mi annoio del tutto. Eppure, noi siamo persone che lavorano con le mani, in prima linea in cucina, vediamo tanta gente... Nel momento stesso in cui ci siamo dovuti fermare, siamo arrivati ad annoiarci un po'. La noia è una condizione dell'animo che non necessariamente ha solo aspetti negativi: contribuisce a pulirti la mente, quindi a sviluppare nuove idee sull'oggi e sul domani.
Padoan senza barba: è una foto di qualche tempo fa
Come dicevo, ho voluto stare fermo un mese. Per le ragioni che ho scritto prima, ma anche perché all'inizio percepivo in tutti l'impellenza di stare in casa, di riscoprire la famiglia, nel bene e nel male. Magari anche nelle liti! La settimana scorsa invece sono tornato nel mio laboratorio e ho ripreso a lavorare. All'inizio impastando da solo, senza alcuna frenesia, senza tempi prestabiliti, con l'intenzione semplicemente di rimettere in movimento il corpo e la mente, dunque per pensare anche al modo migliore con il quale affrontare questi momenti difficili e soprattutto a quello che sarà il dopo.
I primi impasti che ho realizzato sono stati dolci, destinati a me, ai miei cari ma anche ai vicini di casa, persone che prima di adesso conoscevo perlopiù solo di vista e che oggi invece hanno un nome e cognome, abbiamo imparato a sapere chi sono, frequentandoci a distanza. E questa è una cosa buona.
L'annuncio di Padoan
A chi vuole una delle mie pizze chiedo di non scrivermi, di non utilizzare i social, ma di chiamarmi direttamente al telefono. Siamo tutti distaccati gli uni dagli altri, isolati nelle nostre abitazioni: preferisco allora fare due chiacchiere, "dimmi chi sei, dove sei, quali sono i tuoi gusti, quali le tue esigenze e aspettative, e in base a questo vediamo di poterti accontentare". Il dialogo è fondamentale.
Pensiamo anche al dopo, che non sarà facile. E allora questo I Tigli a casa potrà avere degli sviluppi interessanti. Oggi consegniamo in un raggio di circa 20 chilometri. Non la classica pizza tonda già pronta, giusto da addentare: ma le basi e gli ingredienti separati (una caratteristica della nostra pizza. Un tempo ci attirava una marea di critiche, oggi è un vantaggio), con cotture e preparazioni da concludere facilmente a casa. La trovo una cosa piacevole: ti arriva la consegna, devi lavorarci un po', toccare con mano, seguire le istruzioni... Diventa una forma d'interazione, un modo per "vivere" la pizza de I Tigli.
Il team de I Tigli al lavoro
Abbiamo intanto creato il gruppo de I Tigli per sentirci continuativamente, ci diamo il buongiorno al mattino, ci facciamo videochiamate per salutarci e condividere le idee.
La copertina della pagina Facebook de I Tigli
Non bisogna essere pessimisti. Occorre semmai essere responsabili, consapevoli: pensare a quello che si fa, trovare strade alternative. Se cambiano le cose, dobbiamo cambiare anche noi. Di certo sarà ancor più importante l'accoglienza, perché si vorrà essere coccolati, rassicurati. Chi entrerà in un locale avrà desiderio di dimenticare i propri problemi, per il tempo in cui rimarrà; e noi avremo il compito di aiutarlo in questo senso.
«Molti dicono: saremo costretti a preparare piatti molto più semplici. Non ha senso. Certo, avremo tutti un po' meno possibilità economiche. Ma rimarrà la voglia di provare nuove emozioni. È sbagliato pensare che domani cercheremo ancora la cucina casalinga, perché è quella che stiamo mangiando ora a casa. Semmai avremo voglia di tornare alle esperienze di qualità. Noi dobbiamo capire come poterle assicurare in completa sicurezza»
Uno degli elementi è l'accoglienza, l'altro il cibo. Molti dicono: saremo costretti a preparare piatti molto più semplici. Non ha senso. Certo, avremo tutti un po' meno possibilità economiche. Ma rimarrà la voglia di provare nuove emozioni. È sbagliato pensare che domani cercheremo ancora la cucina casalinga, perché è quella che stiamo mangiando ora a casa. Semmai avremo voglia di tornare alle esperienze di qualità. Noi dobbiamo capire come poterle assicurare in completa sicurezza.
(Testo raccolto da Carlo Passera)
Tutte le notizie sul piatto italiano più copiato e mangiato nel pianeta
a cura di
nato a Verona, classe 1971, ultimo di 9 fratelli, dal 1995 è al timone de I Tigli di San Bonifacio (Vicenza), un locale che ha rivoluzionato il nostro modo di consumare la pizza
Giuseppe Di Gaetani e mamma Filomena Palmieri con i loro pani ripieni proposti dal loro Da Filomena a Castrovillari (Cosenza), uno degli indirizzi che, in Calabria, riscoprono tradizioni antiche
Uno dei golosissimi impasti fritti alla pizzeria Anima e Core di Siracusa
Gianmarco Manni - Tutte le foto Annalisa Cavaleri