14-07-2022
Cinzia Primatesta Cannavacciuolo, manager di successo, mamma di due figli e moglie dello chef di Villa Crespi, Antonino Cannavacciuolo. Foto di Francesca Pagliai
«Fare accoglienza oggi significa condividere, con chi accogliamo, quello che siamo, senza filtri, condizionamenti, essere autentici, essere noi stessi», esordisce così Cinzia Primatesta Cannavacciuolo, interrogata su quello che per lei rappresenta l’anima della sua attività. Manager di successo, mamma di due figli e moglie di Antonino Cannavacciuolo, per lei semplicemente “Tony”, l’avevamo già incontrata ai tempi della ripartenza post pandemia (clicca qui per leggere l'articolo) per interrogarla sul futuro, che a suo avviso andava affrontato con un nuovo spirito, nuova energia, insomma con “nuovi occhi”. Gli stessi che le hanno permesso di essere sempre un passo avanti, di tirare le fila di un impero, il Gruppo Cannavacciuolo, pur senza mai dare mostra di sé.
Per Cinzia non si può che «accogliere con l’anima, il cuore, con la pura intenzione di fare stare bene la persona che abbiamo avanti, perché ci ha scelto, è venuta da noi e per questo noi ci sentiamo di doverle donare tutto quello che sappiamo dare, che abbiamo imparato negli anni a dare. È un lavoro che si fa sia interiormente che esteriormente, ma che poi la persona sente, porta a casa qualcosa e perché no, anche il desiderio di ritornare», ci ha spiegato. È la storia di un’azienda, la loro, che ha iniziato la sua scalata vent’anni fa sul Lago d’Orta con il Relais Villa Crespi, dimora storica trasformata in hotel 5 stelle lusso, nel circuito Relais & Châteaux, sede del bistellato ristorante Antonino Cannavacciuolo. Un’offerta a tutto tondo che fa dell’accoglienza, familiare e genuina, un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Un impero che conta anche due bistrot, entrambi con 1 stella Michelin, a Torino e Novara, e una collezione di alberghi, Laqua Resorts, che continua a crescere. Dopo Meta di Sorrento, Ticciano e il Lago d’Orta, ha appena inaugurato la quarta struttura, per la prima volta in Toscana. Laqua Vineyard si trova, infatti, nel piccolo borgo etrusco di Casanova delle Spinette, nel comune di Terricciola, tra Pisa e Volterra, in una cornice naturale fatta di suggestioni, profumi, colori. «È la nostra prima volta al di fuori del Piemonte e della Campania, ma siamo certi che una destinazione come questa, così amata a livello internazionale, con un grande potenziale, potrà essere per noi un patrimonio inestimabile da cui partire per guardare, insieme, al futuro», dicono all’unisono. «Anche in questo caso abbiamo cercato di portare nel resort la cultura, il DNA e l’atmosfera del luogo, sia nello stile dell’interior design sia nella scelta dei collaboratori, che devono poter trasmettere così l’autenticità del luogo, esserne memoria», ha detto Cinzia. Non è tutto. «Il territorio è fondamentale anche nella scelta della materia prima: nella creazione del menu attingiamo ai prodotti e alle cantine locali».
Autenticità, spirito italiano e il senso di appartenenza ad uno specifico territorio. Ad accomunare tutte le strutture è invece il DNA dell’accoglienza Cannavacciuolo, che cerca di far sentire gli ospiti come a casa: «È uguale agli altri nello spirito che identifica tutti i resort della collezione Laqua. La cura maniacale da parte mia e di Antonino dei dettagli, ci mettiamo davvero l’anima in tutto ciò che creiamo per gli ospiti. Desideriamo che sentano il cuore di chi li serve e li accoglie, deve mangiare bene con prodotti di altissima qualità ed una cucina interessante, che stimoli e anche deve stare bene nello spazio dell’ospitalità, deve dormire bene, avere una camera accogliente». Sviluppato su due piani, il casale dove oggi apre Laqua Vineyard vanta un ampio spazio dedicato al Ristorante, che si chiama qui Ristorante Cannavacciuolo Vineyard e che d'estate accoglie gli ospiti anche nel giardino privato.
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Gli interni sono curati dallo Studio lamatilde
Per la prima volta al di fuori della Campania e del Piemonte, Antonino porta qui in Toscana la sua filosofia di cucina, i suoi sapori, la sua tecnica, traendo anche ispirazione per nuovi piatti, che nascono dall’utilizzo della materia prima locale e dal suo personale incontro con la Toscana. Sono proprio i prodotti autoctoni, i protagonisti nei piatti che Antonino ha creato per questo nuovo indirizzo dei suoi sapori. Due menu degustazione e uno à la carte: tra le proposte spiccano gli Spaghetti, estratto di peperone, pil pil di baccalà, polvere di limone e il Piccione, insalata di patate e mela verde, chutney al rabarbaro. Alla guida della brigata del nuovo Ristorante, l’executive chef Marco Suriano, già a Villa Crespi e con all’attivo diverse esperienze all’interno di alcune icone alberghiere.
Gli interni di uno degli appartamenti del nuovo Laqua Vineyard resort a Borgo di Casanova in provincia di Pisa
Antonino Cannavacciuolo e Cinzia Primatesta nella meravigliosa cornice di Villa Crespi, due stelle Michelin (oltre che un meraviglioso Resort) a Orta San Giulio, Novara
Cosa vi ha spinto a scegliere questa strada? «Più che una spinta a pensare è stata una spinta ad essere, perché sia io che Antonino proveniamo da una formazione che è sia ristorativa che di ospitalità, siamo fortemente convinti che le due cose siano un valore aggiunto l’una per l’altra, fanno leva l’uno all’altra, danno valore l’una all’altra. Questi due elementi rendono più completa l’esperienza - come lo yin e yang, il maschile e il femminile, quindi il connubio di entrambi gli elementi garantisce che l’esperienza sia veramente completa”, ci ha spiegato.
Un’esperienza che resta per sempre se ci si prende il tempo per assaporarla fino in fondo, secondo Cinzia, lontano da tutti i condizionamenti della vita quotidiana. «Un pranzo o una cena ci permettono di “staccare” una giornata, ma il fatto di poter anche dormire, pernottare, disconnettere la testa dai pensieri quotidiani, pernottare in una realtà che è diversa da quella di ogni giorno, oggi è ancora più importante di 20 anni fa perché ti consente di rigenerarti – Non solo: lascia un imprinting importante nell’esperienza ristorativa, perché restando li hai il tempo di interiorizzarla, di coglierne tante sfumature, tutti aspetti importanti che ci portano ad un rallentamento ed a un saper vivere – quando la vita oggi, al contrario, ci porta sempre a fare le cose di corsa».
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Giornalista specializzata in Hôtellerie e Travel, è consulente di Identità Golose, vice direttore di Hotel and Travel e condirettore di The CUBE Magazine, collabora con AD Architectural Digest Italia. Autrice di libri e guide editi da WhiteStar e Marco Polo
La terrazza dell’Anantara Convento di Amalfi