Cosa rende un luogo davvero memorabile?
La sua unicità. La certezza di non poterne trovare traccia altrove, tanti sono gli elementi che insapidiscono quel luogo stesso.
E così, nell’ospitalità di lusso, diventa sempre più sfidante particolareggiare l’esperienza ispirandosi all’identità di uno spazio. Che talvolta ha legami solo apparentemente distanti con la definizione abituale di benessere, mentre emerge, proprio a partire dall’unicità, la possibilità di offrire un soggiorno che stimoli una relazione rinnovata non solo con l'ambiente che circonda l'ospite, ma soprattutto con se stessi.
È il caso dell’Anantara Convento di Amalfi, boutique hotel incastonato tra le pareti rocciose della Divina costiera, a pochi passi dal centro di questa gemma del Mediterraneo.

Il chiostro, puro incanto all'Anantara Convento di Amalfi
Sorveglia dall’alto il blu con i suoi riflessi verdastri e quel via vai di barche, bagnanti e visitatori. E quante volte sarà stata abbracciata quella vista, considerato che parte della struttura nasce nel 1200 quale convento assegnato ai monaci cistercensi, per poi divenire abbazia (e tale è stata a lungo), con brevi interruzioni segnate, per esempio, dall’evoluzione in istituto nautico fino a quando, tra il 1826 e il 1835, Gregorio Vozzi, per la prima volta, coltiva la visione di rendere quella culla di meditazione, albergo. Ideale per ristorare e accogliere in un Meridione che, ai tempi, profumava di esotico, e quindi poeti, musicisti, ma anche l’alta società sceglieva la Costiera come meta prediletta, muovendosi poi da lì su tutto il territorio campano, spingendosi fino a Paestum.

In questa densa storicità nasce l’Anantara Convento di Amalfi, inaugurato ufficialmente nel 2023 e da allora in continua evoluzione, ispirandosi alle tracce di un passato che non può essere rinnegato, bensì trasportato in un lucente presente, in cui l’esperienza è intimamente legata al concetto di identità.
Se infatti il gruppo Anantara ricerca l’esclusività del soggiorno in ogni sua struttura, per questa destinazione ha scelto di ricalcare le atmosfere e la pace della vita monastica, i ritmi lenti, il beneficio del silenzio, senza mai sacrificare il lusso, la varietà dei servizi offerti, e quel senso di preziosità che ci si aspetta da un cinque stelle lusso.

Le antiche celle del Convento sono state unificate per dare vita alle suite del boutique hotel

Una delle confortevoli suite di Anantara Convento d'Amalfi
Lo percepiamo, innanzitutto, dalla percezione di distacco rispetto al mondo che vive al di fuori del Convento: Amalfi è splendida (connessa da un servizio di transfer attivo tutto il giorno) ma tormentata da un flusso ininterrotto di turisti, densi brusii, per cui incontrare il silenzio è già di per sé un lusso, pace che ritroviamo in ogni angolo dell’hotel: nel chiostro che un tempo accoglieva chiunque transitasse per farsi curare o incontrare i monaci, nella cappella – consacrata – dove ancora si celebrano (pochi) matrimoni, tra maioliche e presepi, o nella zona del coro, adesso sala lettura, e poi passeggiando tra i giardini sospesi su più livelli che rispecchiano la conformazione di quelle colture eroiche a terrazzamenti, raggiungibili secondo la tradizione solo a dorso di asini e muli.

Ce lo spiega Fra’ Marcus, un monaco ormai icona vivente del convento, nonchè insider dell’Anantara di Amalfi, che al mattino muove tra i tavoli della colazione dispensando il suo affettuoso “pace e bene”. «I ragazzi – ci spiega Fra’ Marcus - continuano a salutare col “buongiorno”, eppure mi sforzo sempre di far comprendere loro il valore di queste parole, che sono un po’ la sintesi del benessere che ci aspettiamo ogni ospite possa trovare quando arriva qui; del tempo per meditare sulla propria vita, e contemplare la bellezza circostante».

La passeggiata dei monaci
Piante ultracentenarie, molte provenienti da altri continenti, come il Sangue di drago, e poi limoneti, agrumeti, il ficus, i bergamotti, le (tante) erbe aromatiche con cui viene preparato l’amaro del Convento, e naturalmente un orto, il cui raccolto un tempo costituiva la sostanza dei pasti dei monaci, mentre oggi nutre la creatività dell’executive chef Claudio Lanuto.
Origini locali, Claudio è innamorato del suo lavoro e coltiva giorno per giorno un rapporto sempre più stretto con il territorio, con l’orto e le sue storie buone, che influenzano inevitabilmente la sua cucina. Non è un caso, infatti, che il centro del menu del ristorante Dei Cappuccini quest’anno sia occupato dal pomodoro fiascone e dallo spaghetto che lo innalza.

La sala del ristorante Dei Cappuccini

Parte del ristorante Dei Cappuccini si sviluppa sulla meravigliosa terrazza vista mare
Ma di che varietà si tratta? Il pomodoro Re Umberto (o Fiascone), padre del San Marzano, è l’omaggio che lo stesso sovrano riceve una volta in visita a Napoli nel 1878 perché già considerata eccellenza del tempo. I suoi semi andati a lungo dispersi, ma gelosamente custoditi dai contadini della Costiera, sono oggi oggetto di un’intensa attività di recupero; un pomodoro dalla buccia sottilissima e per questo estremamente delicato, la cui pianta si sviluppa in altezza.

Spaghetti al pomodoro Re Fiascone, l'antico pomodoro della Costiera amalfitana
La sua dolcezza pronunciata e una sottile acidità sono trattenute entrambe nello Spaghetto al pomodoro Re Fiascone: cottura appena più indietro di un al dente, per cui il sapore del grano è integro, contornato da quello del pomodoro in salsa e coulis con semi di basilico che definiscono la texture in masticazione. Viene servito con una cocotte che custodisce il fiascone farcito con della pappa al pomodoro, concentrato, acceso da una generosa dose di peperoncino che ne smorza l’intensità. Infine, una spugna al pomodoro per onorare il piatto con una dovuta scarpetta.

Cannellone tradizionale del 1924 ripieno di carne di manzo e coulis di pomodoro
Torna poi in altre vesti, il pomodoro, come uno strato di velluto ad abbigliare il Cannellone tradizionale 1924, rievocato perché proprio qui inventato:
“Nell'agosto del 1924, lo chef dell'allora Hotel Cappuccini provò qualcosa di nuovo. Riempì dei tubi di pasta fatta a mano con carne macinata di manzo e salsa di pomodoro prima di cuocerli alla perfezione. La creazione, che chiamò cannelloni, era così deliziosa che il patron dell'hotel ordinò di suonare allegramente le campane del convento”
Di campane noi, non ne abbiamo sentito eppure quanto hanno squillato le papille gustative. Il velo di pasta carnoso anticipa la sostanza del ripieno, arricchito da ricotta e formaggio; accanto, una crema alla ricotta densa e avvolgente, grassa, e quel leggero abbrustolito che apporta un tocco appena appena croccante al morso, rustico, che sa di casa.
C’è poi spazio per il mare – anche se Lanuto e i suoi stanno portando avanti uno studio consistente sulle carni - alla tavola Dei Cappuccini, e per il vegetale che spesso si incontrano, come nel Risotto al pesto di basilico, salsa alla pizzaiola e gambero rosso, dove la carica aromatica del basilico invade il palato, raggiunto da brevi intervalli di sapidità e grassezza che originano dal crostaceo.
Qui deve parlare il luogo, e anche la cucina deve rispecchiare l’equilibrio di cui si fa portavoce Anantara Convento, come dimostrato anche in un’esclusiva cena a 4 mani in collaborazione con chef Paul Gamauf del ristorante Edvard, una stella Michelin presso l’Anantara Palais Hansen Vienna.

Il servizio del pane con specialità che variano di settimana in settimana
È ricca la selezione del pane al tavolo, con piccole variazioni che si susseguono di settimana in settimana; le cotture sono centrate, così come la sensibilità nell’affidare a ciascuna di queste una salsa en pendant.
C’è l’esperienza di Angelo Cirella in sala, un padrone di casa d’altri tempi che porta familiarità e calore tra i tavoli del Dei Cappuccini, protraendosi fino a La Locanda della Canonica, teatro di sapori più confortevoli, con piatti della tradizione amalfitana, che a cena diventa anche pizzeria.

A La Locanda della Canonica la sera, a cena, è possibile gustare anche un'ottima pizza

La cucina presso La Locanda della Canonica è incentrata soprattutto sulla materia prima in purezza, come del pescato locale cotto alla brace
Un must assoluto? La Parmigiana di melanzane: fritte, senza farina, in olio abbondante e perciò lasciate asciugare un giorno intero prima di condirle a strati con salsa al pomodoro e mozzarella di bufala.
Tutto qui si ispira alla monumentale bellezza che circonda l’Anantara Convento di Amalfi, che a sua volta crea tra le sue mura la vera destinazione, dove il senso di pace è assoluto e il vero lusso è nel benessere, in quell’immagine quieta del luogo, sospeso tra mare e cielo.