28-05-2015
Renato Bosco, classe 1967, pizzaiolo di Saporè a San Martino Buonalbergo (Verona), paese in cui ha anche una pizzeria d'asporto. Bosco ha aperto anche La Torre a Verona città ed è atteso a mesi a Milano
«Che differenza c’è tra Renato Bosco e un vulcano? Nessuna. È un appassionato totale che contagia tutti quelli che lo circondano». Il moderatore Carlo Passera cita un passaggio dalla prefazione di “Pizza” (Italian Gourmet, 69 euro, acquistabile), un libro uscito adesso, per introdurre la lezione a Identità Expo del grande artigiano di Saporè, rivoluzionaria pizzeria a San Martino Buonalbergo (Verona).
La carriera di Bosco, classe 1967, è passata attraverso tre grandi eventi, a cadenza più o meno decennale: «Ho preso per la prima volta una pala in mano nel 1985», ripercorre, «una pizzeria di ragazzi salernitani del mio paese cercava un pizzaiolo. ‘Provo’, mi sono detto, ‘così imparo il significato di un pomodoro buono, di una mozzarella buona’». La passione monta rapida fino a che, 11 anni dopo, scopre il lievito madre grazie a Rolando Morandin, «grandissimo pasticcere e persona di Saint Vincent. Gli devo molto». Dieci anni dopo ancora e Renato apre la sua pizzeria.
Si chiama "Pizza" ed è l'attesissimo libro di Renato Bosco presentato ieri (edizioni Italian Gourmet). "Dentro, racconto quello che ho fatto finora: pizza, pane ma anche panettone e colomba. E' il senso di una tappa, la prima tappa della mia vita". Con una dedica commossa "A mio padre Alessandro, scomparso da poco"
Il sottinteso di tutto questo discorso è che l’impasto è la leva fondamentale attorno alla quale far ruotare tutto il resto. Che poi è il senso della rivoluzione della pizzeria contemporanea. «Per me un impasto deve avere tre caratteristiche sopra tutto: sofficità, croccantezza, digeribilità». Il crunch - così si chiama l’impasto illustrato ieri sera, uno dei tanti nell'arsenale di Bosco - è poi ingioiellato da tanti ingredienti interessanti, codificati addirittura nel peso: «Ho disidratato un po’ di pancetta perché volevo dare una parte croccante. La base è una burrata pugliese, che mi arriva ogni due settimane dal Sud. Poi c’è una cipolla caramellata da Tropea. Fagiolo gialét, che amo per il suo gusto molto dolce. E chiudo con una polvere di pomodoro che dà anche un po’ di colore». Visibilio all'assaggio.
Lievito madre: acqua gasata, farina e estratto di mela (l'innesco acido)
Attività, idee e protagonisti dello spazio di Identità Golose all'Esposizione Universale 2015
a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt