15-05-2015
Fabrizio Bonfanti, classe 1973 di Bovisio Masciago (Milano). Assieme a Francesco Bonacci è da 20 anni lo chef dell'Opera di San Francesco per i Poveri, in corso Concordia 3 a Milano, istituzione che ogni giorno prepara in media, tra pranzo e cena, 2.800 pasti caldi al giorno
Fabrizio Bonfanti varcò l’ingresso di corso Concordia 3 per la prima volta nell'ottobre del 1994. Si era appena diplomato all’istituto alberghiero e non poteva immaginare che da quel giorno, ogni sera per vent’anni filati, avrebbe cucinato per 1.400 coperti, la stessa mole di lavoro che si sobbarca il collega Francesco Bonacci al turno del pranzo, dal lunedì al sabato. Bonfanti ci ha raccontato la sua storia e il suo mestiere ieri a Rho, nel corso di un'illuminante chiacchierata. «All’Opera di San Francesco», ha esordito, «facciamo l’Expo tutti i giorni: diamo da mangiare a gente di 140 nazionalità e non ammettiamo sprechi. I primi piatti li cuciniamo espressi; i secondi li prepariamo a seconda del numero di persone che si presentano sull’uscio. Se avanza qualcosa, lo riutilizziamo il giorno dopo».
L'Opera di San Francesco per i Poveri è stata fondata dai frati cappuccini nel 1959. Offre pasti, assistenza e accoglienza gratuita a tutti coloro che bussano alla sua porta. La prossima cena benefica "Grandi cuochi all'Opera", organizzata in collaborazione con Identità Golose, si tiene il prossimo 18 ottobre
La specialità più gettonata all'Opera è la pasta: «Piace a tutti». E non scherzano nemmeno le patate fritte: «Non c’è cultura che non le conosca e le nostre sono le migliori della città», scherza ma non troppo. «La linea di cucina è semplice perché cerchiamo di accontentare il maggior numero possibile di persone». Il che non significa che il cuoco non imponga la sua personalità: «Seguo un’alimentazione quasi vegana, fedele al dettame francescano di non maltrattare gli animali. Dico ‘quasi’ perché, lo ammetto, faccio qualche strappo in presenza di formaggi golosi o di qualche fetta di speck, ma solo se mi trovo in Alto Adige. Agli ospiti somministro la carne di maiale, ma solo se ce la donano i privati. Il ragù di carne l’ho lentamente sostituito con quello di verdure. D’inverno, privilegiamo invece i minestroni di legumi, che sono belli nutrienti. C’è anche da dire che, se il maiale è tabù per i musulmani e il manzo per gli hindu, vegetali e legumi mettono d’accordo tutti».
Fabrizio Bonfanti ieri con Valeria Senigaglia, traduttrice ufficiale delle lezioni del pomeriggio di Identità Expo S.Pellegrino
Sogna mai di cucinare un giorno in un ristorante da qualche decina di coperti? «No», conclude, «una volta che entri all’Opera non è possibile tornare indietro. Le gioie infinite che regala questo posto non le troverei da nessun'altra parte».
Attività, idee e protagonisti dello spazio di Identità Golose all'Esposizione Universale 2015
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classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt