Pietro? Milanese, elegante e salentino part-time da quasi trent’anni, dal 1982, lo ritrovi in sala, che poi è un giardino sul retro con un paio di piante. Deve piovere, evento raro nei mesi caldi caldi, perché a uno venga voglia di cenare al chiuso (cenare, non pranzare, perché il posto apre solo la sera). Egon? Sudtirolese di Bolzano, cuoco. Annalaura? Salentina, sulla ricevuta dell’Osteria Santa Barbara compare lei che con Egon divide anche la vita e quegli ulivi in campagna che tante attenzioni richiedono verso novembre. Li ritroviamo giù giù dove le Puglie hanno termine, a Gagliano del Capo, a ridosso di Santa Maria di Leuca, un santuario e due mari che si abbracciano e confondono, l’Adriatico e lo Jonio, il primo ti regala bagni sulle rocce (e i ricci, prestare attenzione), il secondo sulla sabbia, se hai bambini e poco fiato meglio quest’ultimo.

Visto da lontano, da Milano per dire della città dove sono nato e dove vivo per lavoro, il Salento è quella terra oltre Brindisi (e lo è per davvero, Taranto e Pilone, una frazione di Ostuni, i vertici settentrionali). Per me invece, i primi tempi il Salento iniziava oltre Lecce. Poi sono diventato più selettivo e ora mi sento a casa tagliata la linea che unisce Gallipoli a Otranto passando per Maglie. Però comincia a non bastarmi più. Tra casa mia e Leuca corrono una dozzina di chilometri, pochi solo per chi non è uso a queste magie. Salignano, Castrignano, Arigliano, Gagliano, Patù, Giuliano hanno linee completamente diverse e questa osteria, aperta da Pietro, Egon e Annalaura nel 2009 (questa è la terza estate, apre a Pasqua e serra a fine settembre), è un angolo delizioso dove rifugiarsi per scappare dai troppi locali fotti turisti, quelli del pesce improvvisato, fettine di ananas con sopra un'indefinita e imbarazzante poltiglia di mare per dire di una nota “creativa” indimenticabile verso il faro di Leuca.
Al
Santa Barbara ragionano come in famiglia. Fanno la spesa senza cercare chissà cosa, i sapori della stagione – in pratica e per fortuna – come melanzane, cipolle, zucchine, peperoni gialli e quelli rossi, i peperoni verdi, stretti e lunghi, calamari e alici per una frittura a chiudere l’antipasto, polpetti al sugo, frittata di erbette, cozze ripiene. Poi due o tre primi, ottimi gli Spaghetti alici, capperi e pistacchi, Fave e cicoria per secondo (l'altra sera noi, altrimenti orate o triglie a piacere), il vino sfuso arriva dal
Castel di Salve, quindi da
Francesco Winspeare e
Francesco Marra, per dolce una crostata con marmellata di arance. In due 70 euro. Nessuno a venderti una finta cartolina salentina, nessuno a metterti fretta, nessuno che prova a farti credere chissà cosa.
Lo scorso anno mi trovai altrettanto bene, però la Parmigiana di melanzane era finita, buon segno in fondo, ma vedere l’ultima porzione finire a un altro tavolo sa di beffa, e poi mancava (e manca) un buon formaggio per fare tardi bevendo un paio di bicchieri in più. Ma non è nello spirito del posto, elegante e flemmatico, buoni bocconi ma nessuna esasperazione, niente doppi o tripli turni iniziando dagli inglesi alle sette. Quel che c’è c’è, e quando è finito amen.
Osteria Santa Barbara
via Bisanti, 1
Gagliano del Capo (Le)
t. +39.333.3935993 oppure +39.338.4430450.
Come riferimento prendere la chiesa di San Rocco, due o tre vicoli e sarete a destinazione.