09-06-2018
Dina non cucina anche se c’è chi lo pensa. Dina è la nonna del patron, figura che simboleggia le radici, il passato che si proietta sul futuro. Il ristorante, a Gussago tra Franciacorta e Brescia, è di Alberto Gipponi, bresciano, 38 anni ma cuoco per davvero da nemmeno un lustro e chef-patron dal 17 novembre dello scorso anno, primo giorno di apertura. Data scelta apposta per esorcizzare tutto e tutti, visto che era un venerdì e in sala si era accomodata una sola persona, e non una qualsiasi: sua moglie Angela Iussig.
Poi ognuno è libero di credere nei gatti neri, nei numeri sfortunati e cento altre superstizioni, fatto sta che Gipponi si rovesciò sulle mani un pentolino di olio bollente con conseguente corsa in ospedale e rifiuto di stare fermo per diversi giorni. Tornò in cucina e cucinò per il suo amore. Devi proprio crederci.
La prima stanza, tutta nera, del ristorante di Alberto Gipponi è dominata da un'opera d'arte di Jonathan Monk: Until then if not before ovvero fino ad allora se non prima. Il tutto rende l'ambiente iniziale una camera di decompressione particolarmente cara allo chef.
E poi i tanti errori, fatti e che continua a fare perché non si ferma. Per lui vale quello che di sé disse un cuoco marchigiano: «La mia è la cucina delle sberle, di tutte le sberle ricevute perché i piatti non erano buoni e compiuti». Al bresciano capitava già nella sua precedente vita di chitarrista quando non riusciva a correggere gli sbagli e continuava a ripeterli. In cucina ha trovato la sua dimensione, il suo mondo. E tutto va ben tenuto a mente.
Alberto Gipponi al pranzo delle promesse dell'edizione 2018 di Festa a Vico
La cucina è assolutamente originale, può anche non piacere perché lo chef concede ben poco alla platea, non cerca l’applauso facile, non ruffianeggia. Non bara, non scherza. Poi, tale la personalizzazione anche del servizio, che potrebbe non piacere, ma questo vale per tanti auturi in ogni settore della creatività. Uno può essere bravo ma non piacere a tutti, anzi chi cammina su sentieri nuovi è destinato a essere capito da pochi e quindi a piacere a pochi.
Lussuria
«Brodo di casa: si inizia con un brodo di verdure torbido, volutamente non chiarificato. Accogliente nella sua imperfezione, ma spero buono.
«Casoncello crudo, ma cotto: gioco della memoria. Casoncello di carne apparentemente crudo, ma in realtà cotto», così Alberto Gipponi descrive un suo cavallo di battaglia, presebtatio anche all'edizione 2018 di Festa a Vico il 5 giugno
«Tutto ci passa attraverso e ci cambia: crema di cozze, pomodoro confit, aria di limone, erbe aromatiche, pane croccante e tartare di fungo. Racconta la natura umana. Siamo filtri e parassiti. Tutto ciò che incontriamo ci lascia un segno e proviamo ad attaccarci a tutto ciò che desideriamo. L’idea di servirlo in una via di mezzo tra un bidone del pattume e un pentolino nasce da Marcel Broodthaers, poeta e artista concettuale belga.
«Ostrica o carciofo: carciofo alla romana, ostrica e foie gras. Non fermiamoci alle apparenze. Omaggio a Riccardo Pippo Feroci Forapan, colonna dell’Osteria Francescana, mio incubo e senz’altro fortuna.
«Vi rode il fegato: fegato di fassona con salsa bordolese, cipolle fritte, noci tostate, estrazione di mela e riduzione di mela alla curcuma. Primo mio piatto sui 7 vizi capitali: l’invidia. Seguito da un the fermentato.
«Aglio, olio e 58: piatto accogliente e goloso. Crema al prezzemolo alla base, spaghettoni mantecati con crema di patate, aglio, scalogno, timo e peperoncino, pane croccante sopra il nido e ostrica ghiacciata. 58 sta per Franceschetta 58. Il
La pasta pomodoro e basilico secondo Alberto Gipponi
«Non mi era proprio mai piaciuta: pasta pomodoro e basilico. La matecatura dello spaghetto, il gelato e la meringa sono tutti e tre pasta, pomodoro e basilico.
«Ne mangerei un bidet: casoncelli con crema al parmigiano 43 mesi e polvere di salvia. Copyright del nome Davide di Fabio.
«L’agnello nella bocca del lupo: agnello marinato nella Melissa (la bocca di lupo) stufato e accompagnato da una crema di patate arrosto, radici di Soncino, spinaci, fondo di agnello e polvere di erbe. In accompagnamento un consommé di funghi e melissa. Parla di quelle attrazioni che nella vita dovremmo proprio lasciar perdere.
Il risotto al rosmarino servito da Dina a Gussago
«Risotto? Ma non doveva essere pane, burro e marmellata?!?! Risotto al rosmarino, riduzione d’arancia e pinoli al burro. Questo sono io... o almeno credo... amaro, balsamico, acido.
«Ma che cavolo: spuma di cavolfiore e vaniglia, crumble alla nocciola, gelato al wasabi. L’idea parte da un dolce del mio sous hef Gian Nicola Mula.
C’è qualcosa che non Quaglia, non sembra ma è un dessert
Totale 15 momenti. Dina Gipponi è il futuro. Non solo lui, ma anche lui sì.
DINA RISTORANTE Via Santa Croce 1 25064 Gussago (Brescia) Telefono: +39.030.2523051 E-mail: info@dinaristorante.com Chiusura: l'intera domenica, dal lunedì a sabato aperto solo a cena Prezzi medi: antipasti 18 euro, primi 20 e secondi 24 Menù degustazione: due, 55 e 63 euro
I ristoranti di tutto il mondo raccontati nel Giornale da Paolo Marchi dal febbraio 1994 all’inverno 2011. E dalla primavera per i lettori del sito identitagolose.it
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nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi