24-10-2022

Il 2019 a Castello di Fonterutoli si presenta, con le sue tre declinazioni

In una degustazione accolta dal nuovo ristorante milanese di Andrea Aprea, Francesco Mazzei ha introdotto i tre Cru Chianti Classico Gran Selezione dell'azienda toscana

Ci sono i solisti che dominano la scena e ci sono i concerti che invitano gli strumenti a unirsi. Ma una è l’armonia per un cuore toscano come Mazzei che sceglie di raccontarsi in una Milano accarezzata dall’autunno: un quadro dalle molteplici sfumature dipinto nel nuovo ristorante di Andrea Aprea dove lo skyline offre i grattacieli “posati” sulla distesa di alberi. In questa musica, lo spartito memorabile nasce dalla vendemmia 2019 a Castello di Fonterutoli, con i tre Cru Chianti Classico Gran Selezione dell'azienda toscana: sono Castello Fonterutoli, Vicoregio 36 e Badiòla.

Francesco Mazzei accarezza i vini di questa annata con un aggettivo, «eccezionali», e ringrazia la natura, perché il clima è stato benevolo, dall’inverno ai momenti della raccolta. Ecco che affiora l’armonia grazie a queste condizioni favorevoli, che hanno consentito all’uomo di gestire intervenendo solo il minimo necessario. In questo contesto è così, ma dietro c’è proprio il lavoro dell’uomo, della famiglia, dell’azienda: la conoscenza di questi vigneti affonda le radici nel 1435 e gli ultimi quarant’anni hanno portato un’accurata ricerca che ha consentito di selezionare 36 tipi di Sangiovese. Di questi, alcuni sono proprietà esclusiva di Castello di Fonterutoli. Un “premio” a chi ha osato credere nelle potenzialità di questa strada.

Francesco Mazzei

Francesco Mazzei

In particolare, si è puntato sulla valorizzazione dei tre migliori terroir aziendali e di altrettanti stili per declinare le uve Sangiovese in purezza dalla vendemmia 2017. Così la “musica” ha prodotto note distintive che hanno cantato le personalità dei vigneti. Ci si era dunque già incamminati, poi lungo la via si sono incontrate le Unità Geografiche Aggiuntive, approvate dal Consorzio del Chianti Classico e quindi in mano al Ministero: un’iniziativa che vuole accrescere la qualità, strettamente unita a identità e territorialità, ma anche la comunicazione e un’informazione più fruibile da parte del consumatore.

Il numero magico è tre: Cru, Comuni, Gran Selezione. Partiamo dal primo vino, che è anche un po’ la musa del concetto di Gran Selezione, ovvero Castello Fonterutoli Chianti Classico Docg. Questo specchio dell’identità della tenuta nasce dalle migliori parcelle dei vigneti attorno a Fonterutoli, la futura Uga di Castellina in Chianti. Siamo in alta collina, poco sotto i 500 metri: caratteristiche le forti escursioni termiche favorite dai boschi vicini, ma anche il suolo nel segno di alberese e calcare. Se dovessimo scegliere una peculiarità di questo vino, di questa annata – la produzione è di 60mila bottiglie – è l’equilibrio. Qui, cioè, l’armonia è il punto di incontro tra eleganza, struttura e mineralità.

Altra stella è Vicoregio 36 Chianti Classico Gran Selezione Docg. La parola – nonché sensazione – chiave è intensità, che si manifesta fin dal colore e poi nel bouquet che continua a richiamare l’attenzione, ora con note di ciliegia ora di spezie. Quest’etichetta esprime con ricchezza di particolari la biodiversità del Sangiovese: “sfilano” 36 biotipi, vale a dire 18 cloni e 18 selezioni massali proprietarie. Ancora una volta, dietro c’è appunto quella ricerca di quasi mezzo secolo, che parte dall’osservazione accurata delle vecchie vigne. È anche l’esplorare il cammino a ritroso dei propri vigneti che conduce a questo risultato. Siamo a Castelnuovo Berardenga e qui sarà l’Uga di Vagliagli. Siamo scesi a 350 metri, temperature più calde, il vento grande alleato e l’escursione termica accentuata: qui all’alberese si affianca l’argilla. Vengono prodotte oltre 13mila bottiglie.

Come in ogni opera che si rispetti, bisogna però aspettare ad applaudire perché arriva un protagonista che ha molto da dire. Si tratta del Badiòla Chianti Classico Gran Selezione Docg, 7.500 bottiglie: si sale in altezza a quasi 600 metri e la conseguenza è un microclima la cui freschezza è ben impressa nel vino. Arenaria e galestro sono la carta d’identità del terreno; la raccolta delle uve avviene quando ci si è addentrati con decisione in ottobre: solo allora la maturazione è completa. La freschezza sopra menzionata è accompagnata da una grande eleganza, avvolta dai sentori di frutti di bosco e frutti rossi, espressi nell'annata 2019 con grande freschezza ed eleganza.

Andrea Aprea

Andrea Aprea

Ci sono tempo e desiderio, cullati anche dal menu di Andrea Aprea, per sfogliare un altro spartito, “composto” a Castellina in Chianti, quello del Concerto di Fonterutoli Toscana Igt rosso: Sangiovese 80%, Cabernet Sauvignon 20%. Concerto, lo volle chiamare appunto la marchesa Carla Mazzei per l’equilibrio raggiunto tra le caratteristiche dei due vitigni.

Dal 1981 è comparso sulla scena, uno dei primi Supertuscans che hanno varcato anche il confine delle varietà non autoctone senza perdere la propria identità. A novembre arriverà in commercio la vendemmia 2020, con 35.000 bottiglie: anche questa annata è considerevole. Potenza e finezza convivono in questo vino, che degustiamo nelle ultime tre annate.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

Consulta tutti gli articoli dell'autore