Whisky a Milano significa incontro. Quello fra tradizione e (ortodossa) sperimentazione. Tra culture, perché anche il più ligio alla strada tracciata dalla Scozia e pochi altri eletti, deve avventurarsi in lidi che non avrebbe mai pensato qualche anno fa.
Come accade al Whisky Festival di Milano, dove per l’edizione 2018 ormai il fiume di estimatori inizia a scorrere fin dalle primissime battute, prendendo d’assalto le master class - preziosa occasione di approfondimento, se non sorpresa quando la testa vaga libera - e poi diffondendosi nella sala dell’Hotel Marriott che ospita l'evento, alla ricerca del whisky capace di guidare verso un nuovo passo nel percorso della conoscenza. Che sia perduto, non ancora conosciuto, o ancora deliziosamente in attesa di conferma o magari ritrovato anni dopo, poco importa.
L’atmosfera è milanese, ovvero piacevolmente internazionale, all’appuntamento firmato da
Giuseppe Gervasio Dolci e
Andrea Giannone. E senza pregiudizi, complice la giovane età della maggior parte dei visitatori, che stimola a osare: perché anche questo è un motivo di degustazione di un mondo migliore, la presenza di tanti giovanissimi durante la manifestazione del 10 e dell’11 novembre. Per questo motivo noi – spiritualmente scozzesi fino al midollo e un poco di più - abbiamo lasciato presto i lidi sicuri e ci siamo diretti verso lo stand indiano, che da qualche edizione tenevamo d’occhio.
Amrut, dimmi tutto ciò che hai da dire, ora. Eccolo obbedire all’ordine sussurrando: peated Indian single malt whisky. L’aroma combatte tra la sensazione di torba e malto, il palato si scioglie nella frutta. E possiamo ben dire che qualcosa è scattato. Tutto è scelta, nel mondo del whisky, del resto, anche quando ci ostiniamo a definire i passi casuali.
Del resto, ricordano con orgoglio allo stand Murray McDavid non fu forse per un felice incidente nel diciottesimo secolo che il whisky scozzese si scoprì accolto anche in modo migliore in botti che avevano dato prima ospitalità a vino o sherry?
Ciascuno ha la sua verità, e anche il suo piccolo atto di fede da esporre. Noi continuiamo a seguire da un paio di anni la stella dello
Smokehead che esprime con vigore la personalità di Islay. Un atto d’amore tra la terra e il mare, che non conosce esitazioni e che si è fatto più ardito persino nella confezione, anzi nel tappo dall’impatto di pirata.
Gli spazi del
Marriott si svuotano, ma non di sensazioni, da dover lasciare riposare con garbo. Adesso tutti a pensare alla prossima edizione, quella del 9-10 novembre 2019. Cominciando a degustarla attraverso gli altri eventi che verranno lasciati come interessanti e sostanziose briciole lungo la strada, con noi attenti come Pollicino.