11-10-2011

Miracolo a Roanne

Il cuoco del Marchesino racconta l'esperienza alla Maison Troisgros. Nel segno della natura

La sala della Colline de Colombier, vecchio casci

La sala della Colline de Colombier, vecchio cascinale ristrutturato dai Troisgros a Iguerande, +33.(0)3.85840724. Una formula di cucina innovativa, distante anni luce dal mondo civilizzato (foto www.diarygrowingboy.com)

Sono rientrato da poco dalla Maison Troisgros di Roanne. È un tempio di cucina tale che, al solo scriverlo, mi tornano i brividi e mi si gonfiano gli occhi di felicità. Perché per me è stato insieme un tuffo nel passato, una realizzazione del presente e un passo verso il futuro. Ero con il signor Marchesi: il Maestro è voluto salire con me forse per rivivere i ricordi di quando, negli anni Sessanta, c’era lui qui a cucinare accanto a Pierre Troisgros, padre di Michel, chef di oggi. A visitare un ristorante così, un cuco comprende subito il punto in cui si trova, il livello a cui è. E quindi capisce quale sia la strada da seguire per crescere.

La Maison Troisgros si compone di tre fantastiche realtà, totalmente distinte: il ristorante, il bistrot e la Colline du Colombier... Raccontarvi di quanto sia esasperata e tecnicamente corretta la cucina del ristorante principale mi sembra superfluo. Ci ho passato quasi un mese e tutto quello che se ne dice è vero: si sente il peso forte della storia di due generazioni. E un discorso in divenire che punta tutto sulla continuità: in cucina, infatti, sta crescendo piano piano Cesar Troisgros, figlio di Michel e nipote di Pierre. Vedere padre e figlio lavorare assieme è una meraviglia.

Cosce di rana, burro, aglio e prezzemolo, piatto della Colline ((foto Diary of a growing boy)

Cosce di rana, burro, aglio e prezzemolo, piatto della Colline ((foto Diary of a growing boy)

In cucina, dove ho passato un mese, mi ha colpito soprattutto l’influsso prevalente della cucina italiana rispetto a tutto il resto: nel menu non mancano mai i ravioli del plin piemontesi, i babà, le focacce... E adorano il culatello, che servono addirittura su alzata per collocarlo nel suo giusto piano. Ma forse l’immagine che ho più nitida è quella dei vitellini che si affacciano alla finestra della cucina, mentre pulisco le prugne.

Il bistrot esprime un concetto di cucina più veloce: sana, buona e dai costi molto più contenuti, tre fattori che in Italia si fatica a mettere assieme. La realtà che più mi ha colpito è però la terza, la Colline du Colombier: a 10 chilometri dalla città, sta in cima a una collina tra terreni che in stagione sembra di stare dentro a un quadro di Cezanne. È una vecchia cascina che Michel ha rilevato e trasformato in auberge altamente innovativo: il ristorante, ricavato nell’ex fienile, fa solo 12 pietanze più 4 dessert, tutti composti coi prodotti della vallata. La stalla e il casone sono stati risistemati per farne 4 appartamenti con cucina annessa. E il cliente può scegliere tra due alternative: telefona al ristorante, si fa recapitare gli ingredienti che desidera, la mattina trova la spesa pronta e si cucina il tutto. Oppure telefona, chiede quel tal menu e sarà il cuoco stesso a venire in casa e cucina assieme a lui! Chiaramente, c’è una terza alternativa: chi alloggia lì, può anche mangiare al ristorante.

Il vecchio cascinale ristrutturato (foto Canzian)

Il vecchio cascinale ristrutturato (foto Canzian)

La cosa più elettrizzante è la distanza anni luce dal mondo che conosciamo: non ci sono macchine, treni, cellulari.. Arrivi e ti fai subito un tragitto di 100 metri, quello che separa il ristorante dagli appartamenti, attraversando un frutteto da cui puoi cogliere senza problemi mele e pere. C'è anche una piccola vite e sulle mura degli appartamenti si arrampicano i frutti di bosco. Insomma, puoi mangiare direttamente sul posto i frutti della natura. E pescare, se consideri che la Loira è lì vicina. Un microcosmo fuori dal mondo.


Storie di cuochi

Uomini che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista

a cura di

Daniel Canzian

veneto, classe 1980, esperienze con Enzo De Prà del Dolada e Graziano Prest del Tivoli, poi con Gualtiero Marchesi come executive chef al Marchesino di Milano. Dall'autunno 2013 è chef-patron del Daniel, sempre a Milano

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