Jordi Butron
Riso latte e zucca (versione dolce)
Primo piano Su Identità Digitali, sette piccole rivoluzioni e un unico comune denominatore: la pasta
Mattia Mocci e Marco Scioni, quest'ultimo titolare di Saseada - Sebaderia artigianale in via Porto Scalas 25 a Cagliari, telefono +390704670054
Spiagge selvagge, mare cristallino, entroterra incontaminato, curiosi complessi nuragici sparsi qua e là, territorio popolato da numerosi gruppi di pecore che influenzano economia e cultura, possono essere questi elementi sufficienti per connotare la Sardegna? Sono solo poche parole, ideologie dell'immaginario collettivo, ma è veramente difficile descrivere l'ecosistema che caratterizza il territorio sardo rendendogli giustizia, il microcosmo quasi a sé stante che si differenzia rispetto al resto d'Italia, anche perché in essa stessa ogni zona mostra un volto diverso e pittoresco. Questa eterogeneità si riflette nella tradizione culinaria che difatti risulta tanto variegata quanto i panorami che caratterizzano l'isola. Ottimi prodotti ittici sono un must soprattutto in zone raffinate come la Costa Smeralda, qui cozze di Olbia e plateau di crudi di pesce sono all'ordine del giorno. Per conoscere la Sardegna verace è necessario spostarsi nell'entroterra o in quelle zone di costa distanti dal puro turismo altolocato, in quei luoghi dov'è possibile trovare un'impronta agro-pastorale fatta di sapori schietti e corposi. Giusto per citare qualche esempio culurgiones, malloreddus, fregola, porceddu e pane frattau sono quei piatti "poveri" ma al contempo ricchi di storia e sapori che ormai sono celebri nel panorama culinario internazionale. Soffermando l'attenzione al "lato dolce" si ritrova un'arte dolciaria fedele alla tradizione rurale isolana con ricette perlopiù legate a ricorrenze o festività. Il dessert sardo per eccellenza grazie alla popolarità acquisita è la seada, una "grande tasca tonda" di pasta di semola (tipicamente chiamata pasta violata) ripiena di formaggio ovino fresco, fritta in abbondante olio bollente e accompagnata a miele o zucchero.
Nonostante sia un dolce così celebre in Sardegna è difficile trovare un posto che riesca a dargli il giusto valore nonché l'attenzione che le spetta ma proprio per questo motivo Marco Scioni dopo 5 anni di progetto nel maggio del 2019 apre le porte di Saseada, locale che produce esclusivamente seadas artigianali ottenute con la lavorazione originale e con prodotti ricercati e selezionati. Marco racconta: "Il primo motivo che mi ha spinto ad aprire il locale è il fatto che ormai le buone seadas si mangiano solo in alcune case perché fatte con cura dalla nonna o in alcuni agriturismi, con gli anni si tende a sminuire questo nostro dolce tipico infatti sempre più frequentemente viene servito un prodotto surgelato, come se a Napoli ci proponessero la pizza surgelata per intenderci".
A Saseada si possono trovare attualmente cinque tipologie di seada: Sa Seada, seada di semola sarda con formaggio ovino. Sa Signorichedda, seada di grano tenero con formaggio vaccino. Sa Gialla, seada di semola sarda e zafferano di San Gavino con formaggio misto ovino e vaccino. Sa Niedda, seada di grano cappelli integrale con formaggio misto ovino e vaccino. Seada di ricotta con scorza d'arancia
Come piccola anticipazione sappiamo che in previsione già per quest'autunno che l'introduzione di una seada salata!
Il personale di sala composto da Mattia Mocci e Stefania Saba è pronto a consigliare il miele più adatto alla seada scelta e al gusto di ciascuno in quanto la carta propone più di quindici tipologie di miele sardo proveniente da piccole aziende locali (dal pregiato miele di corbezzolo, a quello di castagno, a quello della macchia mediterranea e così via) oppure per chi volesse provare qualcosa di differente c'è la possibilità di guarnire la seada con l'abbamele (un decotto di miele, polline e scorza d'arancia) o con la sapa d'uva.
per la pasta 500 g semola sarda rimacinata 100 g strutto acqua q.b. un cucchiaino di sale per il ripieno formaggio primo sale scorza di limone Procedimento
1. Unire in una ciotola capiente farina e strutto. 2. Aggiungere acqua a filo fino ad ottenere un impasto compatto. 3. Spostare l'impasto su una spianatoia e lavorarlo fino ad ottenere un composto morbido, liscio ed omogeneo. 4. Coprire l'impasto con una pellicola e lasciarlo riposare per circa 30 minuti. 5. Stendere l'impasto ad uno spessore di circa 3mm ed ottenere dischi di 10-12 cm di diametro 6. Adagiare al centro dei cubetti di formaggio primo sale e della scorza di limone grattugiata. 7. Coprire il tutto con un secondo disco facendo attenzione a premere bene nei bordi. 8.Tagliare la pasta in eccesso con la rotella o con l'apposito stampo dai bordi ondulati. 9. Scaldare in una padella abbondante olio, una volta caldo friggere la seada senza mai girarla ma continuando a versare olio con il cucchiaio sulla superficie. 10. Togliere la seada quando la superficie sarà dorata e avrà fatto le classiche bollicine, quindi scolarla e farla asciugare su carta assorbente. 11. Porre la seada su un piatto e guarnire con miele.
veneta, classe 1997, fa la pasticcera. Ha studiato all'Alma-Scuola internazionale di cucina italiana, trampolino di lancio per la sua vita lavorativa ed esperienziale. Questo percorso l'ha portata a intraprendere il master in giornalismo, comunicazione e critica enogastronomica del Gambero Rosso con l’ambizione di poter coniugare la sua attuale professione e passione con l’amore per viaggi e scrittura
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