19-11-2021
Ángel León nei giorni scorsi sul palco di Gastronomika 2021 a San Sebastiàn, in Spagna. Alle sue spalle, sulla destra, una foto della Zostera marina, una posidonia che presenta chicchi simili al riso. Lo chef andaluso ne sta sperimentando la coltivazione, che promette tantissimo...
Ángel León ha la forza delle impetuose onde atlantiche che squassano le basse scogliere della sua El Puerto de Santa María, città alle porte di Cadice portata da lui all'onor del mondo gourmet come sede (ossia cuore e cervello) dell'Aponiente. Che è certo un gran ristorante, ovvio: ma, di più, è uno straordinario laboratorio di ricerca e pensiero gastronomici applicati al mare. E di più ancora: è il luogo dove lo chef andaluso progetta il suo allargamento dei confini edibili, il che vuol dire trovare nell'acqua salata - che occupa tre quarti del pianeta - ciò che con sempre più difficoltà ricaviamo dalle terre emerse. Il mare è la nuova terra e León il suo Mosè che ne apre le acque.
Una frontiera, che León esplora con metodo ricavandone continui stimoli intellettuali che diventano piccole rivoluzioni culinarie. Lo è stato col plancton, suo marchio di fabbrica. E poi, come è stato scritto: "Il branzino per fare la mortadella; cozze per il sanguinaccio; pelle di murena per imitare la cotenna di maiale; nasello bollito come noodles; e varie parti della testa di un tonno per creare un ossobuco". Ma l'attività è inesausta, «abbiamo studiato solo l'1% di quello che il mare può dare», lui ne ha dato dimostrazione alla recente Gastronomika 2021, ripartenza dello storico congresso di San Sebastiàn che lo ha visto tra i protagonisti assoluti. Possiamo dirlo: la sua è stata la lezione di gran lunga più interessante, ricca di novità. Una per la verità quasi solo accennata: le risaie del mare. E poi le olive marine. E lo sviluppo di un progetto di lungo corso: nella serie dei formaggi marini che da tempo arricchiscono il carrello dell'Aponiente, ecco arrivare anche un clamoroso camambert. Aspetto e sapore del tutto simili all'originale francese, ma è di tonno rosso. Partiamo da quest'ultimo, che si fa prima. (Con un'ulteriore premessa. Usiamo le parole dello stesso León nello spiegare perché non propone mai aragoste et similia: «Cosa è più edonistico: mangiare qualcosa che nessuno sulla faccia della terra ha mai provato o mangiare un altro fottuto cucchiaio di caviale?»).
Il camambert di lattume di tonno rosso
L'esito? Dopo tre settimane - tanta è la stagionatura dei "camambert di tonno" che León ha presentato a Gastronomika 2021 - il sapore è quello di un formaggio, ma con un «final de salazones», un retrogusto marino, sapido e «di grande eleganza». Scherza lo chef: «Sì, è un formaggio fatto con lo sperma del tonno rosso. Ma è un formaggio molto buono». Per la prossima stagione dell'Aponiente, il camembert marino verrà abbinato a un dattero estratto dalla rupia, l'alga - ad alta concentrazione zuccherina, il 45% - con cui León prepara il suo "miele di mare".
León con le "olive marine"
No, non se ne ricava alcun olio, la struttura è composta in buona parte di acqua, al 25%. Ma rimane l'incredibile somiglianza estetica e gustativa, «è surreale, ma il mare spesso è surreale».
L'aperitivo di mare di Ángel León
Il prosciutto di tonno rosso presentato da Ángel León, questa foto è tratta da Madrid Fusión 2021
León a Gastronomika 2021
Quasi. Di sicuro «è una nuova strada che si sta aprendo per il mondo». Poco meno di quattro anni fa, a 14 metri di profondità nel mare della baia di Cadice, León e il biologo marino Juan Martín hanno trovato un arbusto "che sembra una spiga di grano, un cereale". In realtà per lo chef non si trattava di una sorpresa assoluta: si ricordava quando da bambino nei dintorni di Cadice osservava questi vasti campi di "riso" lungo i margini della baia. Ma non era, non è riso. Si tratta di una pianta acquatica, si chiama Zostera marina ed è una posidonia (fanerogama), ne esistono solo quattro tipi diversi in Europa (anche nell'Adriatico) e sono in pericolo di estinzione. Non è nemmeno un'alga, ma un vegetale considerato come superiore, con semi, fiori, rizomi, e che nasce sotto il mare, si nutre di acqua e svolge funzioni biologiche ed ecologiche fondamentali. Sono "architetti" degli ecosistemi, secondo il team di Aponiente. Che ha presentato la scoperta a un comitato scientifico delle Nazioni Unite. Esito: quest'ultimo ha validato i chicchi di questa fanerogama come "un nuovo ingrediente" (Martín: «Ho studiato le fanerogame per 15 anni, ma non mi è mai venuto in mente che fosse commestibile». In realtà già nel 1973 la rivista Science aveva documentato la dieta dei Seri, cacciatori e raccoglitori di Sonora, in Messico, che mangiavano Zostera marina da generazioni. Come molti cereali, richiedeva un elaborato processo di trebbiatura, vagliatura, tostatura e polverizzazione prima di essere cotto in un impasto liquido con acqua. I Seri mangiavano questa pasta con condimenti per esaltarne il sapore: miele o, preferibilmente, olio di tartarughe marine).
Zostera marina
Chicchi di Zostera marina
Quale possibile utilizzo? Qui ci si può sbizzarrire. Time ipotizza: molirlo per ricavarne olio, fermentarlo come un sakè, macinarlo per ottenere farina gluten free e produrre così pane, pasta. O utilizzarlo bollito come un riso... Ma non precorriamo i tempi. Oggi León è impegnato a estendere la coltivazione della Zostera, presto saranno disponibili quasi 5 ettari. E sogna le opportunità che questo "cereale marino" può offrire in luoghi privi di risorse gastronomiche, come l'Africa. «Tutto è nuovo. Siamo di fronte a strade non battute. È una preziosa opportunità per la natura, per gli esseri umani. Inizia un grande percorso». La Vanguardia ha spiegato: per lo studio dei cereali marini il team di León ha restaurato vecchie saline e allevamenti ittici abbandonati decenni fa per creare queste piantagioni. La coltivazione del cereale marino ha minori esigenze e requisiti tecnici ed economici rispetto ad altri cereali comuni ed è più produttiva in quanto pianta perenne, quindi non è necessario riseminarla ogni stagione. La stima della resa in natura è di 5-7 tonnellate per ettaro, simile alla produzione di altri tipi di cereali. Inoltre, non richiede pesticidi perché non ci sono parassiti, non soffre di malattie conosciute né necessita di fertilizzanti. La sua fissazione sul fondale ne previene l'erosione e trattiene i sedimenti, favorendo aree di rifugio e riproduzione marina per alcune specie come cavallucci marini o gamberetti, e riduce l'acidificazione degli oceani. A seguito di questa scoperta, Aponiente ha deciso di creare il primo e unico centro di ricerca e sviluppo specializzato in colture orticole marine al mondo. Il sogno di Ángel León di trasformare gli oceani in un sano "giardino marino" per l'uomo e per il pianeta si avvicina sempre di più.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Foto di gruppo di organizzatori e comitati scientifico (composto dai più grandi chef spagnoli) di Gastronomika, il congresso d'alta cicina che s'è chiuso mercoledì a San Sebastián, edizione numero 25
Sapere tutto sui gamberi: è quello che promette e mantiene El Libro de la Gamba Roja, nuovo testo scritto da Quique Dacosta, Joan Roca e Benjamin Lana. È stato presentato a Gastronomika 2023, a San Sebastian, il primo di tutti i congressi di alta cucina, questa è l'edizione numero 25
Lo chef andaluso Ángel León sarà tra i protagonisti a Identità Milano 2023, la sua lezione è prevista per domenica 29 gennaio alle 11,20, in sala Auditorium.
LEGGI QUI IL PROGRAMMA DI IDENTITÀ MILANO 2023
ISCRIVITI QUI A IDENTITÀ MILANO 2023