Cornus mas, dal latino “corno”, è la denominazione scientifica dell’albero comunemente conosciuto come corniolo, proprio per ricordare la forma che prende la pianta, con il tronco che sembra un corno di bue. Nel Nord Est questa pianta diventa Cornoler e la leggenda racconta che da questo albero duro e coriaceo, da un bosco sacro a Zeus, si siano ricavati gli assi con cui si è costruito il cavallo di Troia, il punto di partenza di Ulisse, «che a lungo errò dopo che ebbe distrutto la rocca sacra».
Paolo Zambon ha compiuto un viaggio più semplice forse, ma sempre per mare e per terra per giungere dal Friuli, passando per Venezia ad aprire un ristorante nel 2019 a Torino. La sua esperienza è fatta di ospitalità, come maître di grandi alberghi ed è proprio da questo concetto che ha voluto dare il suo impulso e la sua immagine al proprio locale; partendo dalla tradizione del ristorante familiare, con quell’ospitalità che fonde la raffinatezza alla tranquillità di un luogo conosciuto, quotidiano.
Il ristorante è in una zona di Torino vicina al centro, tranquilla, piena di uffici che ancora in questi tempi sono vuoti di potenziali clienti, ma che piano piano sta vedendo nascere tanta ristorazione di qualità. Un ristorante raccolto, con due sale e circa 25 coperti, più un dehors post-covid che ne aggiunge altri dieci. È arredato in stile moderno con una grande attenzione per l’arte contemporanea alle pareti e al design nell’arredamento.


La preparazione al tavolo delle Crepes Suzette flambé
La cucina è gestita da
Alessandro Uccheddu, chef nato sul finire degli anni Settanta, in provincia di Cagliari. E anche lui di viaggi ne ha fatti tanti, fino ad arrivare alla corte di
Baronetto al
Del Cambio, per poi spostarsi in un altro stellato torinese il
Magorabin di
Marcello Trentini.
Sarde in saor; Risotto ai peperoni, aringa affumicata e pecorino; Agnello, foie gras e albicocche; Cioccolato, meringa, nocciole e mou all'aceto balsamico; Crepes Suzette flambé. Questo il menu proposto in questo periodo a pranzo con qualche piccola differenza nella carta della sera. Proposte raffinate, che riprendono alcuni classici della cucina regionale del Nord-est (le sarde in saor o il risotto), ma con l’aggiunta sempre e comunque di un elemento di rottura, di innovazione.
Le sarde sono solo marinate, e hanno tutta la fragranza del fresco. Il risotto ai peperoni ha l’aggiunta di cubetti di aringa affumicata, che distolgono dal dolce; l’agnello è servito con foie gras e albicocche e nel palato ci si ritrova davanti tutto il panorama dei gusti, escludendo l’amaro: dolce aspro delle albicocche, il dolce grasso e umami del fois gras e il salato naturale della carne.

Risotto ai peperoni, aringa affumicata e pecorino

Cioccolato, meringa, nocciole e mou all'aceto balsamico
Per riprendere la tradizione degli storici alberghi in cui ha lavorato, oltre allo charme che ha trasferito nel locale,
Paolo ha voluto riproporre alcune tecniche tipiche dell’hotellerie, come la finitura del piatto al tavolo e la cucina alla lampada. Così in menu troviamo le crepes che vengono flambate in una pentola di rame davanti ai commensali, con la viva fiamma, a ricordare le magnifiche preparazioni di
Paracucchi degli anni 70-80. Così, la magica atmosfera dei grandi hotel di Venezia prende vita anche in via Bellini a Torino.
Cornoler
via Vincenzo Bellini, 8c
Torino
+3901119217540
Prezzi medi: antipasti 15, primi 15, secondi 25, dolci 8 euro
chiuso domenica