Festa a Vico, edizione numero dodici. Da una dozzina d’anni il solstizio d’estate nel calendario gourmet, passa da qui. La bella stagione arriva con le vertigini sulla scogliera salernitana dove va in scena l’orgia del gusto, la festa pagana dedicata alla gola officiata dall’esercito in divisa Bragard che arriva da tutt’Italia. E se diluvia, va bene lo stesso. ‘O miracolo di Gennarino, al secolo Gennaro Esposito, si rinnova a giugno, per non eclissare i miracoli del Santo vero. Certo è che anche la Festa di Vico Equense scioglie il sangue, ma quello di tutti. E pure il cuore visto che in mezzo a tanto gozzovigliare in 12 anni ci è pure scappato un gruzzolo di beneficienza a sei zeri.
Com’è iniziata?
Ognuno fa i suoi errori nella vita (ride, ndr). Era il 2002, tenemmo qui il congresso dei Giovani ristoratori d’Europa e io organizzai per tutti una festa a sorpresa che, posso dirlo?, è rimasta nella storia. Una roba avventurosa, organizzata all’ultimo momento, naturalmente piovve e quindi sposta di qua, sposta di là, problemi persino con la musica. Insomma, il caos. Alle 23, non so nemmeno io dire come, tutto ritornò alla normalità. Chiedo perdono perché sicuramente dimentico più di qualcuno, ma a cucinare c’erano personaggi del calibro di Ciro De Gennaro, pizzaiolo, chef come Norbert Niederklofer, Karl Baumgartner. Un maestoso banco di frutti di mare imbandito dalla Irsvem di Pozzuoli, circa 50 produttori di vino campano. Un produttore di olive, che naturalmente si chiama Ciro, che per tutti i guai che dovemmo affrontare quella sera non mi ha salutato per tre anni. Oggi siamo grandi amici e ce lo ricordiamo ridendo. Insomma un delirio. Ma venne fuori una festa meravigliosa. Avevamo calcolato 200 ospiti, alla fine eravamo oltre 500, e tutti ubriachi, soprattutto di gioia. Quella notte sentii qualcuno che diceva “una festa così bisognerebbe farla tutti gli anni”. L’anno dopo è nata Festa a vico.
Chi lo disse?
Me lo ricordo bene. Erano in tre, una giornalista, Licia Granello, e due produttrici di vino, Raffaella Bologna e Anna Abbona.

Come sempre, la Festa ha preso il via nei vicoli del centro di Vico: fiorai, giornalai e boutique trasformate in ristoranti improvvisati
Ogni anno è un bagno di folla. Alberghi pieni, ristoranti pieni, insomma tutti più allegri. Fra vicani, e dintorni, sono più quelli che la vogliono santo subito oppure quelli che creperanno d’invidia?
Non ho dubbi, è molta di più la benevolenza che sento intorno. Ma mettiamocelo bene in testa, tutti quanti. Io ho 45 anni e sono abbastanza vecchio per capire che quando fai una cosa c’è chi ti aiuta e chi ti vuole male. Ma lo affronti con equilibrio. Gli obiettivi sono più importanti di tutto il resto. Raccogliamo mediamente dai 120-140mila euro di beneficienza all’anno, compriamo attrezzature ospedaliere, sosteniamo l’Alts (Associazione per la lotta ai tumori del seno) e la Caritas Vico Equense. Negli ultimi sette anni al Santobono, che è da sempre il principale beneficiario delle nostre raccolte fondi, abbiamo versato circa un milione di euro e speriamo che questa cifra cresca esponenzialmente negli anni.
A proposito di improvvisazione e imprevisti. Che droga e/o tecnica di meditazione usate per mantenere una calma zen da iperspecialisti del problem solving, anche quando si scatena l’inferno?
Non lo possiamo dire (ri-ride,
ndr), sono segreti. La verità è che siamo molto fortunati, sono molto fortunato. Sono circondato da persone che mi vogliono bene e che mi stimano, disposte a condividere le cose fino in fondo. Vedi quel signore che suda e che sta correndo da una parte all’altra? Si chiama Franco Cuomo, ha un’azienda di costruzioni. Per tre giorni si fa rompere il c… da noi. È pazzo? Forse lo siamo un po’ tutti, ma lui come noi lo fa per amore di un grande progetto di beneficienza e per la bellezza di questa festa. Che significa anche tanti nuovi rapporti da cui nascono anche occasioni di lavoro, sia chiaro. Ma dalla Festa nessuno di noi mette in tasca un solo centesimo.
La cena delle stelle. I giornalisti (e non solo) ucciderebbero la mamma per strappare un invito. Qual è la proposta più oscena che le è stata fatta in cambio un invito a questa serata?
In realtà la proposta più assurda non è venuta da un giornalista. Ma da… diciamo un addetto ai lavori. Ci hanno offerto il loro appartamento per ospitare gente nei giorni della festa in cambio di un posto alla cena delle stelle.
Avete accettato?
Pazziamme? (Leggi: risolutamente no).

Vico affolatissima in ogni dove
Gli chef protagonisti di Festa a Vico, sono i migliori cuochi d’Italia o sono chi capita?
I cuochi, sia chiaro, non vengono selezionati. È solo che nell’arco del mio percorso professionale ho avuto la fortuna di conoscere i più celebri fra i protagonisti della cucina italiana e ciascuno di loro è venuto a Festa a Vico almeno tre volte. Tutti, nonostante le difficoltà, gli imprevisti, quando dici Festa a Vico sorridono. La spiegazione che io mi do è sempre una: non abbiamo mai voluto che mutasse lo spirito iniziale di questa festa, è rimasta quello che era. Non ne abbiamo voluto fare nè un congresso né altro. Era e resta una festa alla quale in tanti hanno sempre voglia di partecipare.
Anno 2053, 40esima edizione di Festa a Vico. Qual è la novità?
Ovvio. La faremo su Venere e andremo a spassarcela tutti insieme anche lì.