12-10-2012

New York: è sempre più Grande Eataly

Dopo 2 anni, il gioiello di Farinetti a Manhattan dà lavoro a 700 persone. E ora irrompe Identità

Da oggi a domenica terza edizione a Eataly New Yor

Da oggi a domenica terza edizione a Eataly New York della versione americana di Identità Golose che vedrà impegnati in lezioni, degustazioni e cene oltre 12 tra chef e pasticcieri italiani e americani, trascinati da Lidia Bastianich e Mario Batali

Poche ore ancora e inizierà la terza edizione di Identità New York, come le precedenti all’interno di Eataly sulla Quinta Strada, proprio davanti a Madison Square Park, all’altezza della 23th Street West. Due lezioni ogni giorno, per un totale quindi di sei, e due cene dalle cento idee, la prima questa sera e la seconda domani sera presso La Birreria, che vuole dire sul tetto di un edificio di una 15ina di piani proprio accanto al Flatiron, il grattacielo a forma di ferro da stiro che separa la Quinta con la Broadway.

Un ptimo piano di Lidia Bastianich, La Scuola di Eataly New York è il suo regno; sullo sfondo si riconosce Alex Pilas, responsabile di tutte le cucine di Eataly a Manhattan

Un ptimo piano di Lidia Bastianich, La Scuola di Eataly New York è il suo regno; sullo sfondo si riconosce Alex Pilas, responsabile di tutte le cucine di Eataly a Manhattan

Emozione pura ritrovarsi ancora qui. Emozione per noi di Identità che ci impegniamo a mille perché le eccellenze italiane escano dai confini tricolori e si facciano conoscere per davvero nel mondo ed emozione nel vedere quanto cresce Eataly. Il megastore di Manhattan venne inaugurato nell’agosto del 2010 e il sindaco Michael Bloomberg ringraziò Oscar Farinetti per avere dato lavoro a 350 abitanti della metropoli che amministra. Due anni e due mesi dopo, i dipendenti sono raddoppiati, oltre 700, e tra un anno è prevista l’apertura a Chicago, la città che vorrebbe essere New York ma che si affaccia su un lago - e non su un oceano - e questo probabilmente cambia ogni equilibrio inconscio di chi ci vive.

La Birreria sarebbe arrivata a giugno 2011 e a fine primavera scorsa ecco sulla 23th Street West La Scuola, la seconda aula didattica, la più comoda e ampia, accanto all’enoteca, 34 posti a sedere e un programma che in 12 mesi si svilupperà lungo una teoria di 500 lezioni. Ottobre ad esempio lì è il mese delle Marche come nell’intero complesso lo è di Identità Golose. E poi è aumentato lo spazio dedicato ai prodotti freschi, al bio e ai cosmetici naturali, compresa una saponetta ottenuta da olio esausto.

Francesco Apreda, chef dell'Imago, il ristorante dell'hotel Hassler a Roma, davanti all'ingresso di Eataly a New York

Francesco Apreda, chef dell'Imago, il ristorante dell'hotel Hassler a Roma, davanti all'ingresso di Eataly a New York

Sono fatti e su questo andrebbe giudicato tutto. Noi di Identità abbiamo stilato un programma che vede chef italiani (Bottura, Cracco e Scabin; Apreda, Guida e Lavarra, esauriti alla vigilia i posti per le lezioni di Bottura-Ducasse e Batali-Scabin) procedere a braccetto con chef e pasticcieri che vivono e lavorano a New York ma che, salvo Michael White, comunque uno che si è fatto le ossa al San Domenico di Imola, hanno radici che affondano in altre culture. Se uno si chiama Mendes non può arrivare certo dalla Boston dei Kennedy e Anita Lo avrà facilmente in sé echi di Asia.

Cesare Casella invece è italiano, toscano, al 100 per cento ma una ventina di anni fa è arrivato a Manhattan e non è più ripartito. I suoi figli saranno italo-americani come tanti titolari di ristoranti di cucina italo-napoletana, un mondo che si sta interrogando perché si sente minacciato. Mi ricorda Tony May, ieri titolare del San Domenico a Central Park, tra mura che ora accolgono il Marea di White, e adesso del SD26 a Madison Squadre Park, che “noi ristoratori italiani all’estero viviamo e sentiamo la mancanza di aiuto dalla Madre Patria. Immagina che il mese scorso Travel & Leisure magazine è venuto fuori con una lista dei migliori ristoranti Italiani in America, dei venti citati uno solo aveva un italiano in cucina. Ma ti sembra possibile? I nostri colleghi americani stanno cambiando i gusti e i sapori della nostra cucina senza che ce ne accorgiamo, oppure presentano una cucina tradizionale interpretata con il gusto americano, il tutto con l’approvazione della stampa critica americana”.

Verissimo, tra l’altro fu il tema portante della passata edizione di Identità New York. May ha ragioni da vendere sulla mancanza di un collegamento solido con l’Italia (ma Expo 2015 e Comune di Milano saranno concretamente presenti in questo week-end a iniziare dall’assessore Franco D’Alfonso), ma il fatto che la nostra cucina spopoli e streghi i cuochi stranieri, va visto e vissuto come un’opportunità in più per chi è italiano, una sfida piatto dopo piatto, senza rifugiarsi nel passato e nella retorica. Ormai nulla è più dovuto. Basta guardare al mondo della pizza come è cambiato in Italia, con Napoli che scopre la concorrenza e non sempre reagisce bene, vedere il vergognoso trattamento riservato a Simone Padoan dopo l’uscita della guida del Gambero. Siamo stati bravissimi a inventare pasta, pizza e mandolini, adesso servono nuove idee. E tanta intelligenza.


Primo piano

Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

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