Nove centesimi! Fabrizio Ferrari, chef e patron del Porticciolo 84 di Lecco, ha preceduto di un niente Luca Abbadir, il collaboratore più prezioso di Moreno Cedroni alla Madonnina del Pescatore a Senigallia nelle Marche. Entrambi hanno superato quota nove ma il lecchese è salito fino a quota 9,21, mentre il veneziano trapiantato vicino Ancona si è fermato un mezzo boccone prima: 9,12. Terzo Eugenio Roncoroni, del Mercato di Milano, con punti 8,12.
Il sipario è così calato con questa classifica sull’anteprima 2012 di un Cous Cous Fest che San Vito Lo Capo in provincia di Trapani celebrerà a settembre, dal 25 al 30, per la 15° volta. Ferrari tornerà per completare la squadra italiana, uno chef lecchese in team con due cuoche sanvitesi, capitana Piera Spagnolo.

Il Cous cous di pere infuse, albedo di cedro, mandorle tostate e scalogno fritto con tonno di ombrina in insalata di spinacino condito al kefir e miso, piatto vincitore dell'anteprima del Cous Cous Fest 2012 a San Vito Lo Capo
Ferrari è piaciuto di più alla giuria tecnica, voto 9,40 contro 9 pieno, Abbadir a quella popolare, 9,24 contro 9,02. La media ha sorriso a un ragazzo che si è laureato in giurisprudenza con tanto di lavoro a Londra, prima di tornare a Lecco, ma non nel locale di famiglia, aperto nel 1984, da qui Porticciolo 84, bensì in un colosso di telefonia e traffico internet. A 24 anni (ora ne ha 32) la svolta: i colleghi, invitati a pranzo, gli domandano se è pazzo a non mettersi ai fornelli per liberare la sua fantasia pesci tra le mani. Detto, ascoltato e fatto. Tempo un anno la Michelin lo premia con la stella, uno dei cuochi stellati più giovani in assoluto. Ma chi se ne accorge? Nessuno, sottoscritto per primo. Fanno più notizia i cuochini della Clerici o coloro che non spengono facebook nemmeno durante il servizio. Ferrari è entrato quest’anno nei JRE, ha tratto giovamento dagli stage da Uliassi e Redzepi e ha un bel sorriso timido.
Tre piatti in gara ieri sera a luna alta sopra i tetti di San Vito. Per primo è uscito Abbadir con il suo Couscous agrodolce di verdure, il polipo e la sua maionese. Rispetto alla semifinale, più semola e più sostanza, un vero piatto di cous cous e non un’ottima insalata di polpo.
Poi Couscousotto alla Siciliana di Roncoroni. Notevole il cambiamento 24 ore dopo, con le alici legate con il burro e usate per mantecare e la polpa di ricci emulsionata con l’olio e fatta colare sopra un risotto di cous cous. Buono il risultato, ma probabilmente questa semola non è fatta per essere risottata come invece succede, ad esempio, con l’orzo.

Eugenio Roncoroni, terzo classificato
Infine
Ferrari e il suo Cous cous di pere infuse, albedo di cedro, mandorle tostate e scalogno fritto con tonno di ombrina in insalata di spinacino condito al kefir e miso. Perfetto era già e tale è rimasto, incalzato però da vicino dal “polposo cous cous” di
Abbadir.
Se gli 80 giurati popolari non si sono fatti tanti problemi nel scegliere le palette con i voti, minimo 7 e massimo 10, noi cinque in giuria siamo stati molto combattuti perché, senza i mezzi voti e in così pochi che eravamo, tra un 9 e un 10 corre quasi un abisso.
Entrambe le proposte meritavano 10. Alla fine mi ha aiutato l’immagine di una gara di gigante, quella di un campione che vince bene la prima manche e nella seconda gestisce il vantaggio, potendosi permettere di correre meno rischi degli inseguitori. Abbadir, rispetto a venerdì, ha dovuto lavorare per equilibrare la ricetta, ci è riuscito ed è un grande pregio, però va anche riconosciuto il merito a chi ha azzeccato subito il piatto perfetto. Si è verificata la classica situazione in cui, quale che sia la decisione che prendi è giusta e sbagliata in egual misura.